Cronaca

Nella mattinata di oggi  marzo il 113  della Polizia ha ricevuto una segnalazione circa un soggetto che a Bagheria si 'aggirava' tra i tetti e i terrazzi delle abitazioni a ridosso di via Bagnera, una traversa del corso Butera, e via Guttuso: sono immediatamente accorse due volanti del Commissariato di P.S. di Bagheria, i cui uomini hanno immediatamente individuato un giovane, successivamente identificato per Luca Vella, pregiudicato di 24 anni,  ed hanno preso ad inseguirlo sui tetti.

Il giovane ha pensato bene di nascondersi tornando  in uno degli appartamenti di un edificio a tre piani, in atto disabitato, che aveva appena finito di saccheggiare, rientrando dalla porta del terrazzo che aveva già poco prima scardinato.

Gli agenti lo hanno pertanto sorpreso sul fatto, con gran parte di refurtiva già accatastata  che probabilmente il giovane si riprometteva di tornare a prelevare con più calma: rubinetteria, mobili, lampadari e suppellettili di vario tipo, erano infatti già pronti e accatastati per essere portati via.

Vella è stato arrestato, e ricondotto presso la propria abitazione, in attesa del giudizio per direttissima che si svolgerà domani.

Stamane intorno alle otto del mattino, un imprenditore bagherese, Giuseppe Sciortino di 56 anni, che operava nel settore delle costruzioni con la fornitura di servizi di carpenteria e ponteggi, si è impiccato nel magazzino al piano terra della propria abitazione, nel quartiere a ridosso dell'autostrada.

A scoprire la tragedia la moglie che, tornata dall'avere accompagnato il figlio a scuola, ha notato  al proprio ritorno il fatto insolito della saracinesca del magazzino sollevata a metà.

Le è bastato uno sguardo per capire il dramma che si era consumato.

L'uomo che peraltro vantava parecchi crediti dalle aziende per le quali aveva lavorato, si parla di 2.000. 000 di euro, ma negli ultimi tempi lamentava serie difficoltà di natura economica nella gestione dell'impresa, e, secondo alcuni, qualche settimana fa aveva già manifestato in una lettera l'intenzione di farla finita.

Era una persona straordinari - dicono quelli che lo hanno consociuto- per la sua gentilezza e la sua disponibilità.

Sono intervenuti i Carabinieri per gli adempimenti di rito.

redazione bnews

Facciamo violenza a noi stessi nel dare risalto alla notizia del suicidio verificatosi oggi di Giuseppe Sciortino, un lavoratore di 56 anni, che decide di togliersi la vita, perchè non ce la fa più a reggere una situazione economica irrisolvibile.

Vista la reazione commossa e partecipe dell'opinione pubblica, il contesto e il  momento  in cui il fatto avviene, la tragedia che ha colpito la famiglia Sciortino diventa anche un fatto su cui l'intera comunità si deve interrogaree e su cui ognuno di noi è chiamato a riflettere.

Mettere per un momento da parte la doverosa discrezione, che in questi casi abbiamo sempre osservato, è anche un modo crediamo per onorare la memoria di un uomo che tutti descrivono come grande e instancabile lavoratore, oltre che dai modi cortesi e gentili: un uomo che si alzava, freddo, vento o pioggia che fosse, alle sei del mattino per fare un lavoro, quello di carpentiere, attività in cui riversava tutto il suo impegno oltre che una  professionalità da tutti riconosciuta.

Un uomo che è rimasto stritolato in quell'ingranaggio mostruoso che si è portato via nello stesso negli ultimi anni centinaia di commercianti ed imprenditori, di risorse quindi della nostra società, che semplicemente non ce la facevano più, di fronte ad una crisi che oltre a stravolgere il quadro politico ed economico sta stravolgendo i connotati sociali ed umani dei nostri paesi.

Giuseppe Sciortino, per pagare puntualmente i propri collaboratori si era indebitato con le banche, e pur 'avanzando' somme significative, largamente al disopra dei suoi debiti, dalla imprese per cui assieme ai suoi collaboratori prestava la sua opera, era venuto  purtuttavia a trovarsi in cattive acque

La crisi scende giù per li rami e attanaglia soprattutto le picccole imprese, il popolo delle partite IVA come si è soliti chiamarli con una burocratica espressione.

Ma dietro i numeri di Partita Iva ci sono i sacrifici, le storie, l'attaccamento al proprio lavoro e alla propria famiglia , le professionalità costruite lungo decenni e che in un processo di depauperamento complessivo stiamo perdendo.

Speriamo che la morte di Guseppe Sciortino non sia stata inutile e che faccia riflettere, quanti in alto guardando troppo spesso alla propria bottega, si sono scordati delle durezze della vita di chi lavora sul serio.

Sincere condoglianze alla famiglia

Angelo Gargano

Nel pomeriggio di ieri, in via Vicinale Parisi II a Bagheria, personale del Nucleo Operativo e Radiomobile della locale Compagnia Carabinieri, traeva in arresto, in flagranza di reato con l’accusa di tentato furto aggravato in concorso Campani Antonio, classe 1991, e Salermo Ivan, classe 1991, entrambi Bagheresi.

Gli arresti effettuati dai militari arrivano dopo una serie di denunce di furto perpetrati all’interno del deposito edile della Cooperativa “La Sicilia” sito nella via Vicinale Parisi II. Infatti i Carabinieri, che da tempo tenevano d’occhio la zona, hanno sorpreso i due mentre tentavano di asportare diverse ringhiere in ferro per balconi, le quali erano state già accantonate vicino al ciclomotore ape piaggio di proprietà del Campani. 

Tutto il materiale è stato recuperato e restituito al legittimo proprietario. Da tempo il deposito della fallita cooperativa in contarda Parisi sulla S.S. 113 è pellegrinaggio di ladri che lo hanno nel tempo letteralmente saccheggiato di materiali e attrezzature.

L’Autorità Giudiziaria (PM di turno presso la Procura della Repubblica di Termini Imerese, Dr.ssa Pavan, disponeva la traduzione degli arrestati presso le rispettive abitazioni, in regime degli arresti domiciliari e il processo con rito direttissimo nella giornata odierna presso il Tribunale di Termini Imerese all’esito del quale, convalidato l’arresto, venivano condannati all’obbligo di firma.

 

 

 Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla locale Procura della Repubblica - Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore Capo dott. Francesco MESSINEO, Procuratore Aggiunto dott. Leonardo AGUECI e Sostituti Procuratori dott.ssa Francesca MAZZOCCO e dott.ssa Caterina MALAGOLI), hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dall’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Palermo (dr. Nicola AIELLO), nei confronti degli autori dell’omicidio di COTTONE Andrea, scomparso nel novembre 2002 a Ficarazzi, con il metodo della “lupara bianca”.

Gli arrestati, che dovranno rispondere oltre che del reato di omicidio anche del reato di soppressione di cadavere, sono:
- Ignazio FONTANA, nato a Palermo il 14 maggio 1973, detenuto dal 25 gennaio 2005 quando venne tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Grande Mandamento”;
- Onofrio MORREALE, nato a Bagheria il 25 dicembre 1965, detenuto dal 25 gennaio 2005 quando venne tratto in arresto nell’ambito dell’operazione “Grande Mandamento”;
- Michele RUBINO, nato a Palermo l’8 dicembre 1960, tratto in arresto nella mattinata odierna.
In aggiunta agli elementi indiziari già acquisiti, si sono rivelate decisive le ulteriori indagini svolte a seguito delle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia.

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  Morreale  Onofrio                                         Rubino  Michele                                                Fontana  Ignazio

LA VITTIMA
Cottone Andrea, in data 6 settembre 1995, era stato arrestato per “associazione di tipo mafioso” in quanto ritenuto capodecina della famiglia mafiosa di Villabate. Nel 1999, dopo la sua scarcerazione, aveva continuato ad essere vicino” ai “MONTALTO” di Villabate.

Già in quel periodo venne chiesta l’autorizzazione alla sua “eliminazione” ai reggenti di quella consorteria, Picciurro Biagio e Pitarresi Salvatore (contrapposti ai “MONTALTO”) ma, solo dopo il loro arresto, Bernardo Provenzano diede il consenso all’omicidio.

LA RICOSTRUZIONE DEI FATTI
altIl 13 novembre 2002, alle ore 12.30, COTTONE Andrea venne accompagnato, a bordo della propria autovettura, presso il ristorante-minigolf di Ficarazzi, apparentemente per discutere con Morreale Onofrio in merito a dei furti verificatisi in quel Comune, alcuni dei quali perpetrati ai danni dello stesso Cottone.

Da quel giorno, però, si persero le sue tracce. Il successivo 27 novembre 2002, a Termini Imerese, venne rinvenuta l’autovettura regolarmente parcheggiata.

Ad attendere il Cottone al minigolf c’erano, tra gli altri, Onofrio Morreale, Ezio Fontana e Michele Rubino.

In quell’occasione il commando avrebbe dovuto eliminare anche la persona che aveva accompagnato il COTTONE all’appuntamento, che però si salvò solo perché uno dei killer si era accorto della presenza di un testimone.
Secondo quanto accertato, il Cottone venne strangolato con una cintura e il suo corpo venne “sciolto” in un deposito di marmi di Bagheria; nel pomeriggio dello stesso giorno, vennero gettati nel mare di Aspra anche alcuni monili appartenuti alla vittima.

Il commando, prima di uccidere il Cottone, avrebbe dovuto interrogarlo per sapere se i “MONTALTO” avessero intenzioni ostili nei confronti del gruppo contrapposto capeggiato da Nicola Mandalà.
A distanza di qualche anno dall’omicidio, lo stesso Onofrio Morreale confidò a un sodale: “… nuatri fuammu ad affucallu”.

Comando provinciale Carabinieri

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