Cronaca

Nell’ambito di attività di controllo del territorio finalizzato a prevenire la commissione di attività delittuose, personale della Polizia di Stato del Commissariato di P.S. di Bagheria  ha effettuato una serie di controlli ed eseguito ordinanze restrittive della libertà personale, con l’ausilio anche di pattuglie del Reparto Prevenzione Crimine di Palermo.

Sono tre le persone arrestate:

1. AMRI Badreddine di anni 36 residente a Bagheria, pluripregiudicato di nazionalità tunisina, arrestato su ordine di carcerazione dovendo lo stesso scontare la pena di anni uno di reclusione e mesi quattro per il reato di Art. 291 Bis – D.P.R. 43/1973, Art.291 Ter D.P.R. 43/1973.

2. AIELLO Francesco di anni 37 residente a Bagheria, arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari dovendo scontare la pena residua di anni uno di reclusione per tentato furto e spaccio di stupefacenti commessi a Ficarazzi nell’anno 2012.

3. DURANTE Nicola di anni 43 residente a Bagheria, arrestato e sottoposto agli arresti domiciliari, dovendo scontare la pena di anni uno di reclusione per furto e ricettazione (2012).

E' stato  inoltre denunciato in stato di libertà L.S. di anni 40 residente a Bagheria in Via Enzo Re Svevo, pregiudicato, in ordine al reato di evasione dal regime della detenzione domiciliare.

Nei cinque posti di controllo predisposti in città da unità del Commissariato di P.S. di Bagheria, rafforzato, come si diceva, da pattuglie del Reparto prevenzione crimine sono state identificate e controllate 45 persone e 25 veicoli.

 

 


 



 

Hanno sfondato a colpi di mazza la vetrina di ingresso ed una volta all'interno hanno distrutto arredi, la cassa ed i computer, provocando danni per qualche migliaio di euro: è accaduto nella notte tra martedì e mercoledì scorso nella centralissima via Libertà a Bagheria ai danni del Bar Gelato In, qualche mese fa sequestrato a Francesco Raspanti, già arrestato con l'accusa di mafia nell'operazione Reset del giugno scorso ed oggi agli arresti domiciliari.

Il frequentatissimo bar era uno dei beni posti sotto sequestro, sul quale si è però scatenata una vera e propria battaglia giudiziaria, perchè pare che il passaggio di proprietà nei confronti di Raspanti, non fosse stato ancora definitivamente formalizzato davanti ad un notaio.

Fatto sta che, dopo il sequestro, uno dei bar più in di Bagheria, è diventato un deserto: gli abituali clienti non si vedono più e gli affari stanno andando molto male; questa situazione preoccupa ovviamente vecchi e nuovi gestori oltre che i comproprietari, anche perchè è difficile mantenere al lavoro quanti erano precedentemente occupati con gli affari meno che dimezzati.

E' questo uno dei problemi che vengono spesso sollevati a proposito di beni sequestrati o confiscati; nella ricostruzione dei fatti che fa oggi Leopoldo Gargano sul 'Giornale di Sicilia', verrebbe fuori che i dipendenti nel pomeriggio del martedì abbiano ricevuto la strana visita di un tizio che li avrebbe invitati a 'lasciare tutto'.

Non è chiaro quale peso possa avere questa indicazione, se di un vero e proprio  'consiglio' di tipo mafioso, o più semplicemente di una espressione banale di chi, di fronte allo squallore attuale del locale, abbia in qualche modo espresso un pensiero senza particolari intenzioni malevoli, ma che ha ulteriormente sconfortato gli addetti.

Pare che adesso verranno sistemate delle telecamere di sorveglianza.

L'incendio, di natura probabilmente dolosa, è stato appiccato intorno alle 15.30, in un immobile diroccato al civico 28 di via Tornatore, che mancante di muro perimetrale esterno era transennato con pannelli di lamiera ondulata. Il luogo era diventato ricettacolo di topi, di spazzatura e rifiuti di vario genere, perchè pare che i proprietari fossero in attesa di una concessione di ristrutturazione.

Il materiale accatastato e la legna dei soffitti cadenti delle due elevazioni di cui l'immobile è composto, hanno alimentato l'incendio che ancora mentre scriviamo è attivo: sono intervenuti i carabinieri prima e successivamente la polizia municipale che ha transennato la strada, oltre  a due autobotti dei Vigili del fuoco che però non sono ancora riusciti a spegnere le fiamme, anche perchè a Bagheria non sono riusciti a trovare una presa in cui potersi approvvigionarsi di acqua e sono stati costretti ad andare a Sant'Elia.

Due bambini che abitano nell'immobile a ridosso, un maschietto e una femminuccia, a causa dell'enorme quantità di fumo nero sviluppato dall'incendio e trasportato dal vento hanno presentato sintomi da intossicazione.

E' immediatamente accorsa l'ambulanza del 118 che ha prestato ai bambini le prime cure in loco; per fortuna i due bambini si sono ripresi subito, solo per i genitori una grande paura, anche perchè il loro immobile è nelle immediate vicinanze di quello andato in fumo.

 

Originario di Mazara del Vallo, Paolo Lumia, 47 anni, ritenuto dagli investigatori uno dei principali intermediari tra i cartelli sudamericani e le organizzazioni criminali del Sud Italia, in particolare delle famiglie mafiose di Porta Nuova e Bagheria, è stato arrestato all'aeroporto di Fiumicino.

L'uomo, giunto ieri a Roma, alle 13.30, con un volo di linea proveniente da Bruxelles, è stato preso in carico dagli investigatori della Sezione Criminalità di Palermo che, unitamente agli agenti della Polaria di Fiumicino, hanno provveduto a notificargli l'ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa il 22 febbraio 2011 dal gip Luigi Petrucci, nell'operazione "Lampara". 

In quella occasione dalle indagini erano emerse le figure di Paolo Liga, nipote del boss bagherese Giuseppe Scaduto e Daniele Scaduto, uomo d'onore organicamente inserito tra le fila dei malavitosi del mandamento di Porta Nuova. "Venivano delineati inoltre i ruoli dei personaggi indagati nel traffico internazionale di stupefacenti oggetto d'indagine i quali, per dissimulare il reale contenuto delle loro conversazioni telefoniche e tra presenti, indicavano la droga col termine di 'cassette di pesce'", spiegano gli inquirenti.

Nel corso delle indagini è stato appurato come Lumia avesse stabilito la propria base operativa a Barcellona, in Spagna, e che era divenuto il referente dell’esportazione dalla Colombia e dalla Spagna di ingenti partite di cocaina, destinate prevalentemente al mercato di Palermo. L’arrivo della droga in Italia era riscontrato dagli investigatori attraverso distinti sequestri di sostanza stupefacente. Il primo, il 21 febbraio del 2009, a Porticello: in quest’occasione, la polizia sequestrò una quantità di droga pari a due chili di cocaina all'interno di una Fiat Panda vecchio modello.

In seguito, l’8 giugno del 2009, a Palermo sono stati sequestrati altri tre chili di cocaina.

 

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