Cronaca

Una Bmw nera ed un'Audi A3 blu sono state rubate stanotte dalla concessionaria "Calicar" di Altavilla Milicia, di proprietà di Gianluca Calì, l'imprenditore che ha denunciato i suoi estorsori. Il colpo è avvenuto poco prima delle due quando "hanno scavalcato almeno cinque persone e sono rimaste all'interno per circa quaranta minuti - spiega Calì -. Sono riusciti ad impossessarsi delle chiavi delle due macchine e ad aprire il cancello. La cosa che mi fa più rabbia è che la Bmw, dal valore di circa ventimila euro, era già stata venduta ed era in consegna.

Lo scrive livesicilia.it nel giornale di oggi.

"Ad acquistarla - prosegue - era stato un poliziotto che si era appositamente rivolto a noi in segno di solidarietà. Ma è l'ennesimo atto vile che subisco".

"Ora spero che i responsabili vengano individuati quanto prima. Ci sono magistrati e forze dell'ordine eccezionali che dimostrano quotidianamente che Lo Stato è più forte che mai. L'attacco forte e pesante di questa notte, dimostra che è stato ben organizzato, preparato e studiato, ma di una cosa sono pur certo - conclude l'imprenditore - che questo episodio sarà molto presto chiarito ed risolto positivamente perché molti sono gli elementi che lo permetteranno".

Gianluca Calì è finito più volte nel mirino negli ultimi anni, dopo aver denunciato il racket e fatto arrestare i suoi estorsori nel 2009. Dopo l'incendio delle auto della sua concessionaria ed una raffica di intimidazioni telefoniche e danneggiamenti all'esterno ed all'interno dell'attività commerciale, quello di stanotte rappresenta l'ennesimo attacco all'imprenditore, che adesso si muove a bordo di un'auto blindata. Nonostante le ripetute richieste, infatti, non gli è mai stata assegnata la scorta.
 

L'articolo di livesicilia.it è ripreso sul sito facebook di Gianluca Calì

Solfiti e nitrati sono additivi aggiunti agli alimenti per alterarne artificialmente la qualità, in particolare il colore delle carni, mascherando così il normale processo di putrefazione. 

Il NAS di Palermo, negli ultimi giorni, ha eseguito numerosi controlli alle macellerie delle province di Palermo, Agrigento e Trapani, rivenendo e sequestrando 4 tonnellate di carni, refrigerate e congelate, trattate con solfiti e nitrati per renderle di colore rosso vivo, tipico delle carni fresche appena macellate, utilizzati per contrastare e nascondere il normale processo di ossidazione che porta allo scurimento delle carni. 

I Carabinieri hanno scoperto, infatti, che i macellai ispezionati mettevano in vendita carni ormai vecchie e in decomposizione, presentandole come fresche grazie all’aggiunta di queste sostanze a base di anidride solforosa che rendevano il prodotto appetibile agli occhi del cliente.

La scoperta di questo truffaldino procedimento di sofisticazione alimentare da parte dei Carabinieri, ha permesso di evitare che le carni, pronte per essere commercializzate, arrivassero sulle tavole dei siciliani con possibili rischi per la salute dei consumatori.

Nei soggetti sensibili, infatti, solfiti e nitrati possono avere conseguenze sulla salute, quali asma, difficoltà respiratoria, fiato corto, respiro affannoso e tosse. In alcuni soggetti le conseguenze sulla salute possono essere particolarmente gravi ed anche fatali.

A conclusione delle operazioni sono stati denunciati 23 macellai nonchè il direttore commerciale ed il legale responsabile di un deposito di carni all’ingrosso di Palermo.

Non è la prima volta che il NAS di Palermo scopre irregolarità nella preparazione e commercializzazione di carni macinate.

Già qualche anno fa i militari avevano sequestrato una tonnellata di carne (prevalentemente salsicce fresche e carni tritate) alterata con l’aggiunta di solfiti e denunciato 13 titolari di macellerie delle province di Palermo, Trapani ed Agrigento.

Pronunciata questo pomeriggio la sentenza sul cosiddetto Crac Amia, l'azienda ormai in liquidazione che curava la raccolta dei rifiuti nella città di Palermo: due processi ai consiglieri di amministrazione prima per falso in bilancio e successivamente per bancarotta fraudolenta conclusosi questo pomeriggio a Palermo, è appunto il processo in cui gli imputati rispondevano  per questa  seconda ipotesi di reato.

C'erano tre bagheresi coinvolti, il presidente Vincenzo Galioto, e i due consiglieri di ammnistrazione Angelo Canzoneri e Vincenzo Gargano.

Enzo Galioto è stato condannato ad una pena di 4 anni, un anno in meno ad Angelo Canzoneri; completamente prosciolto dall'accusa invece Vincenzo Gargano, difeso dall'avv. Salvatore Priola.

Il direttore generale Orazio Colimberti è stato anche lui condannato a quattro anni; i condannati  hanno avuto anche la pena accessoria dell'interdizione per cinque anni dai pubblici uffici.

Tre anni di condanna anche per gli altri consiglieri di amministarzione Franco Arcudi e Paola Barbasso Gattuso.

Nei giorni scorsi i giornali avevano pubblicato ulteriori dettagli su dispendiosi viaggi negli Emirati arabi per motivazioni  risibili.

Assolti così come Gargano, perchè il fatto non sussiste, anche gli altri imputati Gaetano Mendola, Antonio Giuffrè e Giuseppe Costanza.

Riconosciuta la liquidazione del danno, che sarà stabilito in sede civile, al Comune di Palermo e alla curatela fallimentare dell’ex municipalizzata. Restano fuori i dipendenti che si erano costituiti parte civile.

Secondo l’accusa, gli imputati avrebbero falsificato il bilancio del 2005 con false plusvalenze derivanti da vendite di automezzi e di immobili per un valore di 16 milioni di euro.

Il passaggio da Amia ad Amia servizi Srl sarebbe stato solo fittizio visto che la società affittò i mezzi che risultavano venduti.

  

Nuovo blitz antimafia dei carabinieri nel mandamento di San Giuseppe Jato, roccaforte storica dei "corleonesi". Oltre 50 militari del Gruppo di Monreale, con il supporto di un elicottero, stanno partecipando dall'alba di oggi all'operazione Bodypart, in corso tra i comuni di Camporeale e Montelepre.

Le indagini, coordinate dalla Dda di Palermo, riguardano gli assetti di Cosa Nostra all'interno della famiglia mafiosa di Camporeale e documentano alcuni casi di estorsione, anche grazie alla collaborazione di imprenditori che si sono ribellati. Gli investigatori avrebbero ricostruito anche movente e dinamiche di un omicidio di mafia. 

Un quinto uomo avrebbe partecipato alle fasi dell'omicidio di Giuseppe Billitteri.Oggi è stato arrestato con l'accusa di avere occultato il cadavere del venditore ambulante ucciso durante le guerra per il potere a Camporeale. Nella stessa operazione i carabinieri del Gruppo di Monreale hanno arrestato altre tre persone accusate di estorsione. Avrebbero chiesto il pizzo a due imprenditori impegnati nel paese in provincia di Palermo in un appalto pubblico (la costruzione di una strada) e in un cantiere privato (la realizzazione di alcune villette) a Montelepre. Quindici e diecimila euro le somme rispettivamente pagate dai due titolari delle imprese edili che alla fine, messi alle strette, hanno ammesso di essersi piegati al racket.

Gli arresti di oggi sono una costola delle indagini che tra aprile e ottobre del 2013 portarono in carcere 61 persone. Il mandamento di Camporeale aveva inglobato quelli di Partinico e San Giuseppe Jato. I clan mafiosi avevano creato un organismo gerarchicamente superiore con l'obiettivo di coordinare le attività dei due mandamenti. L'inchiesta del Procura è già sfociata in una raffica di condanne. Il collaboratore di giustizia Giuseppe Micalizzi raccontò ai pubblici ministeri Francesco Del Bene, Sergio Demontis e Daniele Paci i retroscena dell'omicidio Billitteri.

Il pentito aveva pure condotto i carabinieri del Gruppo di Monreale nel punto dove sarebbe stato seppellito il cadavere Neppure gli escavatori, però, servirono a riportare alla luce i resti. L'ipotesi è che qualcuno abbia spostato il corpo. Per il delitto è stato condannato a vent'anni Francesco Lo Cascio. Altri tre imputati sono sotto processo in Corte d'assise: Giuseppe Lucido Libranti, Giuseppe Lombardo e Giuseppe Antonio Vassallo.

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