Cronaca

In poco meno di 48 ore due aggressioni con modalità violente, a scopo di rapina, si sono verificate a Bagheria, vittime in entrambi i casi donne di una certà età. Il primo caso durante la serata di mercoledì scorso, allorchè una signora di 78 anni, V.G. abitante in via V.E.Orlando, una strada che collega via Nino Bixio con via del Cavaliere prol., è scesa in strada intorno alle 22 per gettare la spazzatura.

Ad attenderla subito fuori dalla porta della propria abitazione due malviventi che l'hanno gettata a terra, imbavagliata e lagato i polsi dietro la schiena tramortendola e riportandola all'interno del proprio appartamento che hanno messo a soqquadro senza riuscire a trovare alcunchè: i rapinatori sono riusciti ad arraffare solo gli orecchini e la fede che la donna portava indosso e che scioccata è riuscita dopo un pò a liberarsi, malgrado le condizioni in cui l'avevano ridotta gli aggressori, ed a chiedere soccorso per telefono ai familiari.

E' stato chiamato il 118 che ha provveduto al ricovero della donna presso l'Ospedale Buccheri La Ferla per le conseguenze del trauma fisico e psicologico.

Questo pomeriggio invece P.A., una donna di circa 70 anni mentre era ferma all'interno della propria vettura tra via Lo Re e piazza Sepolcro, è stata avvicinata da due giovani a bordo di una vespa bianca che indossavano il casco e che attraverso il finestrino aperto le hanno strappato la collana e si sono dileguati nei vicoli del centro storico .

In copertina foto d'archivio

Lo riporta il 'Giornale di Sicilia' di oggi in un articolo di Sandra Figliolo: Rosa Costantino e Maria Liga, rispettivamente moglie e figlia di Pietro Liga, che si trovano ai domiciliari con la pesante accusa di estorsione, si difendono a 360° negando decisamente che tramite loro siano state fatte richieste estorsive alla moglie di un imprenditore altavillese, arrestato nell'operazione Reset nel guigno del 2014, e che evrebbe usato espressioni offensive della 'dignità' di Liga.

altDifese dall'avv. Jimmy D'Azzò le due donne di fronte alle contestazioni del GIP Giuliano Castiglia, rispondono che loro hanno sempre parlato di 'tute e lenzuola da portare al loro congiunto all'inetrno del carcere', e che mai hanno fatto riferimento a denaro, e niente risulta a loro di eventuali affermazioni in merito fatte del loro congiunto; non solo, ma aggiungono che 'presumendo di essere intercettate sarebbe stato poco per loro prudente fare richeste estorsive', ed infine che l'imprenditore altavillese, stando alle inetrcettazioni, da un lato avrebbe denunciato l'estorsione e dall'altro avrebbe invece manifestato preoccupazioni per l'eventuale pentimento di Pietro Liga (nella foto accanto).

Insomma una linea di difesa che non ha evitato alle due donne di restare sottoposte al regime detentivo domiciliare.

L'accusa ritiene di avere in mano un impianto di prove 'granitico', e cioè Liga detenuto al Pagliarelli che avvicina la potenziale vittima all'interno della cappella del carcere passando da una richiesta iniziale di indennizzo di 20.000 euro ad una richiesta più mite di 2.500 euro.

E tutto sarebbe accaduto per una frase offensiva saltata fuori dalle intercettazioni.

Secondo l'accusa i tre in concorso hanno cercato di estorcere 20.000 euro ad un detenuto arrestato nell'operazione Reset, a mò di risarcimento perchè avrebbe fatto delle dichiarazioni lesive della  'dignità di uomo d'onore' di Liga.

Nella mattinata del 3 agosto 2015, in Santa Flavia (PA) e presso il carcere di Tolmezzo (UD), i Carabinieri della Compagnia di Bagheria hanno notificato un’ordinanza del GIP di Palermo che dispone l’applicazione di misura cautelare per il reato di tentata estorsione, in concorso, aggravata dal metodo mafioso e dalla finalità di agevolare “Cosa Nostra”, emessa nei confronti di:

- LIGA Pietro, classe 1966, tratto in arresto nel maggio 2013 nell’ambito dell’operazione di polizia “ARGO” e successivamente condannato, in via definitiva, a 10 anni e 6 mesi di reclusione per estorsione, in quanto esponente della famiglia mafiosa di Bagheria;

- COSTANTINO Rosa, classe 1963, e LIGA Maria, classe 1990 – rispettivamente moglie e figlia del LIGA - sottoposte alla misura degli arresti domiciliari.

L’indagine, diretta dalla D.D.A. di Palermo (Dottoressa Francesca MAZZOCCO e Caterina MALAGOLI) e sviluppata attraverso complesse attività tecniche e servizi di osservazione a distanza, ha fatto luce su numerosi episodi estorsivi perpetrati, dal mese di agosto ad ottobre 2014, nei confronti di un detenuto - tra l’altro per fatti di mafia - nel braccio Libeccio (da cui il nome dell’operazione) del carcere “Pagliarelli” – ripetutamente minacciato dal LIGA - nonché della moglie del detenuto, a più riprese estorta fuori dalla struttura carceraria rispettivamente dalla moglie e dalla figlia del LIGA.

L’attività ha consentito, in particolare, di acquisire a carico degli indagati un quadro probatorio definito “granitico” nell’ordinanza, che contiene due elementi di peculiare novità, significativi delle nuove dinamiche di “Cosa nostra”.

Anzitutto, la vittima è un esponente dell’organizzazione criminale, tratto in arresto il 5 giugno 2014 nell’ambito dell’operazione “RESET” con l’accusa, tra l’altro, di essere organico al mandamento mafioso di Bagheria. La vittima, in seguito al suo arresto, veniva avvicinata all’interno della cappella del carcere Pagliarelli dal LIGA, rimasto offeso da alcune esternazioni fatte dall’altro nei suoi confronti - intercettate e confluite nel provvedimento del fermo di “RESET” a suo carico – poiché ritenute lesive della sua dignità di “uomo d’onore”.

altIl LIGA quindi intimava a più riprese al detenuto di consegnargli, a titolo di risarcimento per l’offesa patita, la somma di euro 20.000, minacciandola in caso contrario di ritorsioni nei confronti dei familiari. La richiesta veniva poi progressivamente ridotta, con il consueto metodo adottato da “cosa nostra” nei rapporti con le attività imprenditoriali, ad euro 2.500.

Inoltre, non assume minore rilievo la circostanza che gli attori principali delle richieste estorsive siano state le due donne, COSTANTINO Rosa e LIGA Maria, le quali, venute a conoscenza della richiesta estorsiva nel corso dei colloqui autorizzati in carcere con il familiare, si adoperavano per riscuotere il pizzo dalla moglie del detenuto, addirittura tentando di avvicinarla ripetutamente fuori dal carcere Pagliarelli nel giorno dei colloqui in carcere con il marito.

 

 

 

 

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     Costantino  Rosa                                                                    Liga Maria 

 

Il 4 agosto 2015, alle prime luci dell’alba, in Carini (PA) e Partinico (PA), i Carabinieri della Compagnia di Bagheria, coadiuvati dai militari di Carini e Partinico, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di applicazione delle misura cautelare degli arresti domiciliari emessa dal GIP del Tribunale di Termini Imerese (PA, per il reato di usura aggravata, nei confronti di:

- LO PICCOLO Antonio, detto Enzo, nato a Carini, classe 1961, residente a Torretta (PA);

- FERRANTE Alfonso, nato a Palermo classe 1968, residente a Carini (PA);

- ORVIETO GUAGLIARDO Gerardo Antonio, detto Jonathan, nato a Partinico (PA) classe 1982, al quale viene altresì contestata una tentata estorsione aggravata.

2. L’indagine, inizialmente diretta dalla D.D.A. di Palermo e poi transitata per competenza alla Procura della Repubblica di Termini Imerese, è stata sviluppata attraverso attività tecniche e servizi di osservazione a distanza, ed ha consentito di fare luce su degli episodi estorsivi e di usura perpetrati, dal mese di novembre 2013 al marzo 2014, dagli indagati ai danni di un commerciante di Altavilla Milicia. In particolare il commerciante:

- nel mese di ottobre 2014, chiedeva, per fare fronte a debiti di gestione della propria attività commerciale, al LO PICCOLO e all’ORVIETO GUAGLIARDO una somma contante di euro 6.700;

- nei successivi 6 mesi, il LO PICCOLO e l’ORVIETO GUAGLIARDO, con l’intermediazione del FERRANTE, costringevano la vittima a versare in varie rate la somma totale, comprensiva di interessi usurari, di 12.400 euro (con un tasso annuo pari a circa il 200%);

- successivamente l’ORVIETO GUAGLIARDO, al fine di estorcere ulteriore liquidità, si presentava presso l’esercizio commerciale, ove minacciava di morte la vittima, che si rivolgeva ai Carabinieri.

 

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