Si conclude oggi, con l’approvazione della relazione finale, l’inchiesta sulla depurazione in Sicilia proposta quattro anni fa dalla parlamentare Caterina Licatini in Commissione Ecomafie.
“Traguardo importante e soddisfazione per il grande lavoro svolto” afferma Licatini, “ma bisogna essere consapevoli della gravità inaudita degli elementi emersi da questa inchiesta, le cui conclusioni arrivano a definire riprovevoli le responsabilità e gli sprechi nell’ambito della depurazione siciliana.”
Le inefficienze degli impianti in Sicilia – 457 in tutto quelli censiti, il 16% non funzionante, almeno il 43% non a norma – stanno alla base di un diffuso problema di dispersione idrica, che negli ultimi 10 anni ha toccato nell’Isola picchi dell’80%. “I cittadini siciliani pagano in media 120 euro in più rispetto al resto d’Italia, per un servizio tra l’altro inefficiente. A ciò si aggiungono le presunte responsabilità che sono emerse, in particolare quelle che ricadrebbero su Amap per la gestione degli impianti dell’area del palermitano, nessuno dei quali probabilmente funziona a pieno regime.”
Un posto di rilievo è stato occupato, nel corso dell’inchiesta, anche dai depuratori di Bagheria e di Santa Flavia. “Abbiamo lavorato molto per questi due impianti, – afferma Licatini – a Bagheria ho tenuto aperto il dialogo con l’amministrazione, e a Santa Flavia sono riuscita a risolvere un conflitto di competenze che teneva l’iter bloccato e a riattivare il finanziamento di 7 milioni stanziati 10 anni fa per il depuratore. Ciò nonostante, tra i presunti danni erariali rilevati con l’inchiesta c’è anche quello che riguarda proprio il Comune di Santa Flavia, nei confronti del quale è stata avviata l’istruttoria. In generale, l’immenso lavoro svolto in Commissione Ecomafie ha permesso di accendere i riflettori sulle cause della cattiva depurazione siciliana, che provoca danni economici e ambientali allucinanti. Cause per lo più riconducibili alla disastrosa gestione del servizio idrico in Sicilia, che si protrae da anni e si lega a un infelice mix di incapacità politica e disorganizzazione tecnica, a fronte del quale ci auguriamo quanto prima interventi risolutivi e severi.”