Il 15 gennaio Giuseppe Scordato, con la sua eroica squadra che comanda, si reca a Toledo, ora Corso V.E., e pianta un cannone al fianco di piazza Bologni, da dove comincia a far provare le palle al Palazzo Reale.
Il cannone del Palazzo Reale rispondeva, ma senza poter colpire i nostri che erano posti di fianco. Ed il coraggio dello Scordato fu ammirato ed applaudito quando egli ebbe l’ordine di avvicinare il cannone nel vico del Protonotaro ad un tiro di moschetto dai soldati.
L’atto ardimentoso sbalordì i nemici che non si sarebbero aspettata tanta audacia, e molto danno ricevettero da una mitragliata.
Il 18 gennaio al piano S. Oliva comincia un attacco. Fu in questo conflitto un fatto degno della virtù siciliana:
Il prode Scordato, nel ritirarsi della truppa, abbandonato il suo posto, comparve solo fra la grandine delle palle, e con un imperturbabile sangue freddo, spingendosi avanti, con un trombone sulla spalla, quasi fosse invulnerabile, si dirigeva per la Villa Villafranca, che sorgeva dirimpetto Porta Maqueda, ad un trarre di artiglieria; poco dopo seguivano il suo esempio taluni indomiti cittadini, ed egli, saltando il muro della villa, con la leggerezza di una lepre, assaliva un picchetto di soldati che si adoperavano a bucare il muro, per piantarvi una artiglieria, che da quel punto bersagliava la porta della via Maqueda sino al cuore della città.
Sgomentati di quell’uomo straordinario e dei suoi compagni, i soldati abbandonarono l’impresa, lasciando tre dei loro sul campo, scampando con la fuga alla loro totale distruzione.
Il 26 gennaio, sul tardi, i soldati di presidio al Palazzo delle Finanze o per ordine avuto dal Desauget, o per vedersi senza capi, dissero che volevano arrendersi ed in effetti cominciavano a gettare le armi e le munizioni.
Fu allora che il Palazzo delle Finanze rimase senza custodia, senza padrone, a la mercè della plebaglia che avrebbe voluto forzare la porta e manomettere le casse.
Ma valendosi della sua autorità e della sua popolarità Giuseppe Scordato riuscì a circondare il palazzo e custodirlo gelosamente, dando prova di onestà esemplare ad un popolo senza freni, ed in balia di quelli che volentieri avrebbero voluto pescare nel torbido.
Così alle doti militari quest’uomo univa le virtù civili, che maggiormente sono da ammirarsi, per i tempi, per le circostanze, ed in un uomo, che senza beni di fortuna sacrificava alla libertà le energie che avrebbe potuto dedicare al mantenimento della sua famiglia.
Questa l’opera prestata dai bagheresi nei giorni fortunosi della rivolta siciliana del 1848. Se molti non furono i fatti d’armi qui avvenuti tuttavia grande impulso ed aiuto diede la popolazione, accorrendo numerosa ove il pericolo sovrastava imminente, in special modo a Palermo, ove Giuseppe Scordato, nella qualità di colonnello dei cacciatori, con i suoi compagni, per tutto il tempo della rivolta, prese parte ai più importanti fatti d’armi, per la difesa della libertà.
tratto da Bagheria Solunto, guida illustrata, edizioni "Casa di Cultura" - 1911. Ristampa Anastatica.