Il corso Umberto pedonalizzato e la solitudine del sindaco Lo Meo

Il corso Umberto pedonalizzato e la solitudine del sindaco Lo Meo

Politica
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Se sulla vicenda di corso Umberto l’altra Bagheria e gli altri bagheresi non faranno sentire alta e chiara la loro voce, è inevitabile che prima o poi il sindaco Lo Meo capitoli e ceda accogliendo le richieste di una cinquantina di commercianti, finalizzate ad una riapertura del centro storico al traffico automobilistico con sosta “breve e regolamentata”, che dietro l’ipocrisia del termine, significa tornare al caos di un tempo.

Oggi a Lo Meo, come ieri a Sciortino, dobbiamo riconoscere che sulla vicenda corso Umberto, entrambi in sostanziale solitudine, e smentendo quel tratto del politico nostrano portato a piegarsi alle pressioni di piazza, che ha ragione chi alza di più la voce, hanno tenuto dritta la barra del timone.

E non era e non sarà facile.

Per Lo Meo ancora di più che per Sciortino: perché cresce in consiglio il partito degli opportunisti, perché quelli che sono contrari alla riapertura alle auto non hanno il coraggio, a parte il Partito democratico, di prendere una posizione chiara, e continuano a nascondersi e a giocare sui distinguo, cercando di mettere assieme il diavolo e l’acqua santa


Sinora Lo Meo sta tenendo botta quasi da solo, ma fino a quando?

La verità è che in questa vicenda è del tutto drammaticamente assente la Bagheria delle associazioni, la Bagheria delle idee, la Bagheria che vuole costruire un nuovo modello di città e di convivenza, la Bagheria che punta a ridurre l’inquinamento abbattendo il numero di auto circolanti  ed a riqualificare il centro urbano, la Bagheria che mira in definitiva a capovolgere o a introdurre nuovi ‘valori’ e ad indicare anche una strada per il futuro.

Non basta qualche commento su face book, e poi restare a guardare quanto succede, come se fossimo dei semplici spettatori.

Su quale trincea stanno tutti quei circoli e quelle associazioni e quei movimenti che puliscono mari e monti?

Perché non proclamano una grande marcia, anzi una grande passeggiata sul corso, di qualche migliaio di persone per difendere il corso chiuso alle auto, con la stessa testardaggine di chi vuole riaprirlo?

Il problema a questo punto è chiaro: c’è un gruppo di commercianti di corso Umberto che ascrive, facendo secondo noi un errore madornale, una delle cause dei loro magri affari al corso chiuso.

La nostra fondata impressione è che questa storia del corso chiuso  alle auto, sia per una larga parte dei commercianti che protestano, una via di fuga per non fare un esame serio sul loro modo di esercitare questa attività: ma siccome questo non è il nostro campo e facciamo altro, non vogliamo dare lezioni a nessuno.

E’ un fatto però che nello stesso corso Umberto pedonale assieme a negozi vuoti, ci sono attività, e si vedono a occhio nudo, che godono di eccellente salute.

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Non sono tantissimi i 'protestanti' ma alzano la voce ed hanno trovato un insperato aiuto in un sacerdote, don Filippo Custode, parroco della Chiesa del Santo Sepolcro, che ha sposato la loro causa.

Posizione legittima e rispettabile se assunta come semplice cittadino appartenente alla nostra comunità, ma presa come e perchè pastore di anime è alquanto discutibile.

Lascia infatti molto perplessi “l’esposizione” di un parroco su una vicenda del genere, perché in gioco non c’è né la cura delle anime né un problema di etica, né il dramma sociale che attraversa la nostra intera comunità, questioni sulle quali è giusto che un rappresentante della chiesa si pronunci: c’è invece una questione molto particolare, di esclusiva competenza del sindaco, e cioè impedire il transito delle auto in una arteria su cui sono insistono un centinaio di esercizi commerciali

Che un uomo di chiesa si pronunci e scenda in prima persona in campo con tutto quello che di simbolico il vestire l’abito talare comporta, sul problema di chiudere un corso alle auto perché danneggerebbe il commercio, è questione poco comprensibile: perdonateci il paragone irriverente, ma è come se il sindaco Lo Meo andasse a trovare il parroco della Chiesa del Sepolcro e lo andasse a consigliare su come dir messa e su come celebrare le liturgie religiose : né più né meno.

Ci risulta che ci sono sacerdoti bagheresi che sullo stesso argomento la pensano diversamente da padre Filippo Custode, ed anche loro sono pastori di anime ed hanno sommamente a cuore le sorti di chi lavora e si sacrifica.

Ed allora ? ne facciamo una guerra di religione, o di religiosi?

Dall’altra parte c’è la gente comune, i pensionati soprattutto e le coppie con bambini, che hanno mostrato di apprezzare la novità, riversandosi nei pomeriggi di bel tempo, che da noi vuol dire oltre 250 giorni l’anno, nel corso a passeggiare ad incontrare amici e conoscenti, a vivere una dimensione ‘umana’ dell’essere residenti in un luogo.

Siamo certi, e lo sanno anche i commercianti che un referendum, vedrebbe largamente maggioritaria la parte di popolazione contraria alla riapertura, malgrado i disagi nel traffico che ha comportato.

E allora gruppi, associazioni, movimenti, privati cittadini, partiti e, se ci sono ancora, i sindacati, facciano conoscere, anche senza referendum, la loro opinione.

Se sono d’accordo con il corso chiuso al traffico, scendano in piazza a difenderlo: se non lo faranno non si lamentino domani se un sindaco lasciato solo dovesse riaprire il corso alle auto cedendo alle pressioni.

Angelo Gargano

la foto è stata postata sul profilo facebook di Pietro Pagano