Bagheria: verso lo scioglimento del consiglio per mafia? - di A. Gargano

Bagheria: verso lo scioglimento del consiglio per mafia? - di A. Gargano

Politica
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Non è un caso se nelle ultime settimane in molti cominciano a chiedersi se non stia diventando concreto il rischio di un terzo scioglimento del consiglio comunale, dopo i due consecutivi del 1993, sindaco Giuseppe Lo Bue, e quello del 1999, sindaco Giovanni Valentino  che suscitò tante polemiche. 

Per non dire dello scioglimento cui sarebbe andato incontro il consiglio eletto nel 2001, se il sindaco Pino Fricano nella primavera del 2006 non si fosse precipitosamente dimesso, per accuse poi rivelatesi infondate.

Adesso sembra di rivedere un film già visto a Bagheria e nel territorio: con le indagini che sembrano cingere d’assedio l’apparato amministrativo e politico del comune.

A partire dal Coinres vera pietra dello scandalo: tra gli ATO siciliani è quello che ha meritato una particolare e poco commendevole citazione nella relazione finale della commissione nazionale d’inchiesta sui rifiuti, in riferimento esplicito alle interessi coltivati dalla mafia dentro il Consorzio rifiuti dell'ATO PA4.

Un ATO rifuti, quello PA4, che come tanti altri si è gonfiato, come la rana della favola di Fedro, di personale precario, che ha incrementato vertiginosamente i costi della raccolta e di conseguenza della Tarsu pagata dai cittadini, ma che nel contempo è riuscito a rendere invivibili i comuni aderenti, primo fra tutti Bagheria, con le periodioche crisi ricorrenti  a a tempo, che hanno trasformato i nostri comuni in vere e proprie discariche a cielo aperto, e ad accumulare una quantità di debiti che ancora oggi non è chiaro a quanto ammontino.

Con danni per la qualità di vita dei residenti e per l'immagine del nostro comune incalcolabili.

Di chi le responsabilità? un discorso troppo lungo ma che pensiamo di liquidare brevemente, e non per bieco qualunquismo, in poche battute: responsabili, ma solo con gradazioni leggermente diverse, sono stati i politici di tutti i partiti ai vari livelli di comune, provincia e regione, e volendo anche di rango più elevato.

Ma è un discorso che richiede tempo e serenità di giudizio, e si potrà fare solo quando, sedimentatosi il polverone delle declaratorie antimafia, sul lavoro di alcuni politici si potrà dare un giudizio più sereno e veritiero.

Intanto oggi la politica bagherese rischia come venti anni fa, di uscire azzerata dalla morsa in cui lo stringono ogni giorno di più le indagini delle forze dell’ordine.

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Abbiamo visto solo gli epifenomeni, cioè quello che appare, ma sotto traccia è da tempo che oltre al Coinres vengono attenzionate dalle forze di polizia abitudini e comportamenti del nostro apparato amministrativo e dei nostri politici, a partire dal malcostume di fare ogni mese decine di sedute inutili di consiglio comunale e di commissioni esclusivamente finalizzate a far maturare i gettoni di presenza e, per un terzo dei consiglieri, anche i relativi rimborsi ai cosiddetti ‘datori di lavoro’.

Ma non solo Coinres per quel poco che ci è dato di capire: sotto la lente di ingrandimento episodi di malcostume anche da parte di settori del personale, e non solo per un assenteismo cronico, a Bagheria sempre presente.

Episodi come quelli accaduti a Palermo, in cui l’assessore alle ville e ai giardini fa una visita a sorpresa al cimitero dei Rotoli scoprendo che i 22 addetti sono  a fare i comodi loro, a Bagheria sarebbe semplicemente impensabile.

C'è la materia sempre scottante dell’abusivismo edilizio dilagante  e di scelte discrezionali nel settore delle attività produttive.

I segnali ci sono tutti, i riferimenti nelle relazioni anche pubbliche dei carabinieri, non lasciano spazio per gli equivoci

L'ulima in riferimento all'arresto di Antonino Di Bella allorchè nel comunicato diffuso dai Carabinieri si riporta che il succitato "si rendeva autore di una numerosa serie di reati, che potevano trovare esecuzione grazie alla influenza della locale consorteria mafiosa e che finivano anche con il condizionare le determinazioni dell’Amministrazione comunale."

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Non abbiamo mai nascosto la nostra ferma contrarietà agli scioglimenti per mafia, contrarietà che, malgrado tutto, non rinneghiamo neanche in queste occasioni, e per una serie di motivazioni:

1) Perché  è dimostrato che gli scioglimenti non servono a nulla: deprivare di un momento di democrazia e di partecipazione le comunità è, al di là delle intenzioni, rendere un favore alla mafia

2) Spesso i commissari hanno fatto più danni della grandine (si pensi solo alla questione della revoca dei piani dil lottizzazione nel 1999 che stiamo pagando a caro prezzo), perchè anche con i commissari si creano lobby e gruppi di privilegi e di clientele

3) Perchè  dopo gli scioglimenti si scopre che la mafia ha continuato a coltivare nell'ombra e nel silenzio i propri interessi  anche con i commissari prefettizi.

Il consiglio e la classe politica, anche se quasi fuori tempo massimo,  debbono però dimostrare di avere  il coraggio di affrontare, al di la dei rituali, melensi e inutili comunicati intrisi di retorica, ipocrisia e banalità, le vere questioni sul tappeto: il Coinres innanzitutto, senza lasciare il sindaco Lo Meo solo a sbattersi dalla mattina alla sera per svuotare il mare con il classico cucchiaio, dicendo con chiarezza, forza e coraggio quello che vogliono veramente.

Il Piano regolatore generale, vero banco di prova, di una seria volontà di cambiare pagina, affrontandolo con rapidità, competenza e senza demagogìa.

Una seria assunzione di responsabilità dell'apparato amministrativo, dirigente e non, che si assuma ed attribuisca responsabilità, compiti e controlli sulla produttività del personale, e che ritorni a dare motivazioni vere a dipendenti frustrati  e abulici, o che fanno i propri comodi.

Ma occorre far presto perchè l'ora del giudizio sembra arrivata.