Per la rinascita di Bagheria occorre un serio esame di coscienza - di Fara Pipia

Per la rinascita di Bagheria occorre un serio esame di coscienza - di Fara Pipia

Politica
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Ho letto con attenzione l' articolo di Bartolo Di Salvo del 9 gennaio scorso così come la risposta del dott. Gargano e il contributo di Daniele Vella. Sono tutti molto interessanti , pienamente condivisibili e contengono considerazioni, preoccupazioni e riflessioni comuni, penso, alla maggior parte di noi. Credo però che manchi ancora qualcosa. Credo che, occorre andare più in profondità, al di là delle semplificazioni che sono efficaci e magari anche d'effetto, ma non aiutano realmente a fare dei passi in avanti.

E' vero. La crisi economica è sotto gli occhi di tutti. Gli effetti devastanti sulla nostra collettività sono altrettanto evidenti. Il degrado sociale, culturale, ambientale, rende a tratti irriconoscibile il Paese che abitiamo e pensare di continuare a vivere a Bagheria rende il futuro nostro e dei nostri figli alquanto fosco.

Quale sia la mia opinione sull'attuale amministrazione è ormai nota. La totale assenza di idee, di slancio progettuale, l'incapacità di coinvolgere e di catalizzare le energie positive che pure, alla prima ora, si erano messe in moto o potevano mettersi in moto, è sotto gli occhi di tutti. È un'amministrazione dal fiato corto.

Detto ciò, occorre però analizzare la situazione nel suo complesso poiché, se è vero che l'attuale amministrazione appare incapace di invertire la rotta, non è certo per colpa sua che Bagheria si è ridotta in questo stato.

Daniele Vella pone una serie di contenuti per uno sviluppo di Bagheria, condivisibili, e ce ne sarebbero tanti altri che si potrebbero inserire, ma da anni ed anni i programmi di tutti i sindaci eletti, e non eletti, contengono bellissime idee e strategie di crescita per il nostro Paese. Eppure, anno dopo anno, consiliatura dopo consiliatura, qualcosa continua ad andare storto e continuiamo a fare passi indietro, e non certo solo a causa della recessione.

Allora, è chiaro che non è solo una questione di idee e di programma, ma il problema o i problemi sono altri.

Concordo con quanto scrive Bartolo, a proposito del fatto che “Serve un dialogo che superi le barriere dell’”appartenenza”, che porti alla definizione di scelte politiche che siano espressione di una sintesi dei bisogni esistenti della nostra città e che contribuisca a definire quale città vogliamo per i nostri figli”, ma non mi pare un'operazione semplice se non partiamo da un'analisi seria degli errori che si sono compiuti, poichè solo da una sincera e coraggiosa presa di coscienza può nascere il germe della rinascita.

Non occorre additare colpevoli, poiché tutti, per la nostra parte, e in misura diversa, lo siamo, ma se non saremo disposti a metterci in discussione non arriveremo da nessuna parte.

Io per prima mi sento colpevole almeno nella misura in cui mi sono dedicata solo alla mia formazione e alla mia crescita professionale e solo a quarant'anni, ho deciso di dedicare parte del mio tempo alla “cosa pubblica”, non avendo, in precedenza, esercitato pienamente il mio diritto-dovere di informazione rispetto alle questioni riguardanti la vita politica e amministrativa della mia città e il mio diritto-dovere di critica attiva, sale di una vera democrazia, e non semplice “sport” da sfaccendati, come ancora qualcuno crede o vuole far credere.
Come recentemente ha detto il Presidente Napolitano, bisogna controllare i politici. Sempre. Bisogna che i cittadini verifichino un passo dopo l'altro quello che dicono e che fanno, sapendo che su ciascuno di loro incombe il dovere di avanzare le proposte più utili alla collettività e più credibili e sostenibili, sul piano economico e sociale, e devono realizzare le proprie proposte in modo convincente, completo e coerente. Principi scontati in ogni democrazia matura, ma non in Italia e in quel di Bagheria, in particolare.

Quanti di noi saranno disposti a dedicare parte del proprio tempo per leggere, informasi, chiedere spiegazioni e controllare i nostri politici o per fare direttamente politica attiva?

altQuanti degli attuali politici presenti in consiglio comunale, in giunta, o nei partiti hanno compreso che siamo in una fase del tutto nuova e che “a un mondo completamente nuovo occorre una nuova scienza politica?”  

Hanno compreso che i vecchi schemi e le vecchie logiche non funzionano più e che se ogni politico vorrà essere padrone di qualcosa non sarà più padrone di niente? Ha compreso la politica che non è più tempo di tatticismi, giochi di posizionamento, proclami privi di sostanza, promesse irrealizzabili o programmi fatti solo a scopo elettorale, ma è ora di mettersi a lavoro, organizzare tavoli tecnici, commissioni di studio, fianco a fianco e insieme a tutti gli operatori economici, sociali e culturali del territorio ?

Quanti hanno compreso che la politica va fatta non perchè non si ha altro da fare o perché si è in cerca di un lavoro per sé o per un figlio, ma per contribuire alla crescita della nostra collettività?

Bagheria è piena di bravi imprenditori, professionisti, ingegneri, architetti, avvocati, commercialisti, medici, dirigenti e se tutti unissero le loro energie, sono convinta che si potrebbero fare grandi cose...ma quanti di loro saranno disposti ad impegnarsi, a dire una parola di verità, a fare una scelta aperta, rinunciando o mettendo in pericolo una parte del proprio orto, grande o piccolo, fino ad ora coltivato o che sperano di poter coltivare?

E ancora, gli operatori economici, gli imprenditori bagheresi, saranno in grado di guardare ad una prospettiva di lunga durata, ad un orizzonte temporale non di breve ma di lungo termine, rinunciando a realizzare guadagni nell'immediato per costruire una crescita reale e duratura nel futuro? Saranno in grado di individuare, con l'aiuto delle istituzioni, nuovi filoni di sviluppo per il nostro territorio non strettamente legate all'edilizia, con un po' di inventiva e di coraggio (doti, mi dicono, dell'antico bagherese, di cui però si sono perse le tracce)?

E quanti dei singoli cittadini alle prossime elezioni voteranno il candidato che appare più credibile, più informato, più onesto e non quello che promette un posto di lavoro o un favore, termine sotto cui spesso a Bagheria si cela un semplice diritto?
Quanto i partiti avranno il coraggio di rinunciare a candidati incapaci ma “dai grandi numeri” puntando e facendo posto a gente onesta, volenterosa e capace, ma magari non elettoralmente forte?

Continuare a credere che il problema della politica sia solo quello dei loro stipendi è pura demagogia. Non si può non essere disgustati di fronte alle notizie di stipendi d'oro e spese folli effettuate con i rimborsi elettorali. Ma perché continuare a parlare solo delle indennità di consiglieri e assessori e non delle decine e decine di milioni di euro che il Comune di Bagheria da anni sperpera in stipendi COINRES sottraendoli ad investimenti che potrebbero portare sviluppo? Perché non parlare del clientelismo che ha fatto dei partiti degli uffici di collocamento? I politici che abbiamo avuto e che abbiamo non li abbiamo eletti noi? A quanti di quelli che ora si indignano e gridano allo scandalo ha fatto comodo avere un politico cui chiedere un posto di lavoro, un trasferimento, una via preferenziale per un finanziamento, per una pratica edilizia o per chiudere un occhio su un abuso?

Credo siano questi (e non solo questi) i nodi cruciali che la nostra collettività dovrà affrontare, non tra due o tre anni, ma subito, ora, immediatamente.

Fara Pipia