Oggi si chiude il 2020, mettendo fine a un decennio disastroso per la città.
Lo dicono i principali dati macroeconomici che mentre tra il 2000 e il 2010, registravano un netto miglioramento in tema di istruzione, disoccupazione, pari opportunità, in controtendenza con il dato provinciale e comprensoriale, nel secondo decennio hanno visto la città sprofondare, sino a diventare il sistema locale del lavoro peggiore d'Italia.
Negli ultimi 10 anni abbiamo visto chiudere le ultime grandi imprese edili, coop la Sicilia e gruppo Aiello, che impegnavano centinaia di lavoratori. Le imprese ittiche di Aspra in assenza di adeguate infrastrutture hanno continuato a spostare pezzi della produzione in Africa. I negozi anche quelli storici hanno cominciato a chiudere anche e soprattutto negli assi principali della città. Si è bloccato l'iter di approvazione del piano regolatore del porto di Aspra, del secondo svincolo, della mare monti. L'ultimo parcheggio costruito risale a vent'anni fa. Si sono chiusi due stadi (uno rimane parzialmente aperto ma inagibile), palestre comunali. Sono stati abbandonati e saccheggiati i parchi gioco. Si sono sprecate importanti occasioni di sviluppo perdendo 15 milioni di euro di aree artigianali, realizzando opere inutili o dannose, non riuscendo a gestire e lasciandolo in abbandono il parco di Monte Caralfano, non avendo il coraggio di proseguire la pedonalizzazione del centro storico, anzi tornando indietro al Corso Umberto aperto. La biblioteca è rimasta luogo chiuso e asfittico, Palazzo Cutò abbandonato agli escrementi dei colombi, Villa Cattolica esempio storico di cattiva gestione di fondi comunitari.
E mentre i comuni di mezza Italia drenavano e investivano ingenti risorse europee per l'edilizia scolastica, l'efficientamento energetico, il rischio idrogeologico a Bagheria rimanevamo inerti, avvitati nei piccoli discorsi di paese, incapaci di programmare, progettare e attuare politiche efficaci di sviluppo. Insomma, mentre l'Europa e l'Italia indicavano la luna, noi continuavamo a guardare stupiti... il dito.
Negli ultimi 10 anni sono collassati i tre principali servizi pubblici essenziali: acqua, rifiuti e cimitero, divenendo le principali cause del dissesto economico e della crisi politico-istituzionale della città. E dopo quindici anni l'ampliamento del cimitero non s'ha da fare, ancora oggi.
Tutto ciò ha provocato una perdita di credibilità del Comune rispetto agli stakeholder istituzionali, alle autorità di gestione, agli investitori privati. Bagheria ha perso posizioni nello scacchiere dello sviluppo locale, passando da punto di riferimento di un'area di 180 mila abitanti che comprendeva pure Termini Imerese a est di Palermo, ad essere fagocitata dal capoluogo, che di fatto ha monopolizzato le politiche di sviluppo della città metropolitana. Una città da 54.000 abitanti, tra le più grandi in Sicilia, che si ritrova a pensare al suo futuro, con un presente che andrebbe stretto a un paese da 5000 abitanti.
Se vogliamo ripartire e riprenderci il posto che ci appartiene nell'economia regionale, dobbiamo avere chiara questa analisi. Dobbiamo sapere da dove partiamo e analizzare il passato senza sconti, perché solo da un'analisi seria degli errori commessi, dei bisogni e dei problemi si può provare a costruire un progetto ambizioso di sviluppo che ci renda orgogliosi della nostra città.
Ecco nel trentesimo anniversario di Nuovo Cinema Paradiso dobbiamo recuperare l'orgoglio di essere bagheresi, di avere la straordinaria fortuna di essere concittadini di Tornatore, Buttitta, Guttuso. Dobbiamo alzare l'asticella delle nostre aspettative, non accontentarci di vivere in una città brutta e caotica, sapere che con il nostro personale impegno le cose possono cambiare in meglio.
Che sia un anno, il prossimo, di orgoglio, ambizione, impegno e riscatto. Auguri!
Ing. Orazio Amenta