Il 20 e 21 settembre saremo chiamati ad esprimere un voto in ordine al referendum confermativo in materia di riforma degli articoli 56, 57 e 59 della nostra Costituzione. Non vi sarà quorum: la maggioranza vince!
La riforma prevede il taglio del numero dei parlamentari, niente di più.
Gli attuali rappresentati della Camera dei Deputati passerebbero da 630 a 400, i Senatori della Repubblica da 315 a 200.
La riforma, diversamente da quella proposta dal Governo Renzi, non risulta organica e non porterà (se approvata) ad un miglioramento dell’attuale sistema parlamentare né della nostra Costituzione che, a distanza di oltre 70 anni dalla sua emanazione, risulta sempre un capolavoro giuridico e un presidio nella difesa dei diritti dei cittadini.
Voterò convintamente NO, pur essendo anche io tra quelli critici del lavoro svolto dai nostri parlamentari (e non da oggi).
Non basta avere i “mal di pancia” per decidere di riformare maldestramente la Costituzione Italiana.
Certo, la Costituzione è modificabile (lo è già stata in passato), ma se ciò dovrà avvenire nuovamente l’obiettivo dovrà essere quello di migliorare il nostro Sistema Paese.
Con questa riforma le conseguenze, invece, sarebbero nefaste e il Parlamento non sarà reso più efficiente (questa la vera sfida per il futuro).
L’argomento economico espresso dal fronte del SI non regge.
I risparmi sarebbero di circa 60 milioni di euro l’anno, pari allo 0,007 per cento della spesa pubblica italiana.
Nulla se confrontato al bilancio del nostro Paese. Alcuni si sono spinti ad affermare che il taglio si potrebbe equiparare ad un caffè all’anno per ciascun italiano.
Altro argomento, che più mi sta a cuore, è il rapporto parlamentare/cittadino, cioè la rappresentanza nella democrazia.
Oggi, il rapporto parlamentare/cittadino è 1 ogni 100.000 abitanti, non è diverso dal rapporto di altri Stati Europei, invero, con la riforma diventeremo l’ultimo Paese dell’Unione Europea per rappresentanza democratica.
Vi invito solo ad immaginare la suddivisione dei collegi elettorali e le campagne elettorali da affrontare, le minoranze (di qualsiasi tipo) ne sarebbero lese.
In linea di principio non sono contrario ad una riduzione del numero dei Parlamentari, ma il voto che esprimeremo tra pochi giorni deve poggiare su motivazioni solide. Non si tratta di elezioni politiche o amministrative in cui è naturale essere “tifosi”, oggi, stiamo discutendo della riforma della Costituzione, che è il cuore della nostra società.
Nessuna demagogia sul punto.
Credete seriamente che un taglio porterebbe ad un miglioramento della classe politica?
Se fosse automatico che la riduzione porterebbe ad un livello “qualitativo” più alto dei nostri parlamentari, voterei SI ad occhi chiusi, ma non credo che domani ritroverò tra gli scranni del Parlamento giovani Calamandrei, De Gasperi, Togliatti o Moro.
A qualsiasi livello “istituzionale” ritrovo incompetenza e approssimazione (purtroppo).
Perché invece non rivedere il nostro bicameralismo perfetto?
Perché non diversificare le materie di competenza dei due rami del Parlamento?
Queste due modifiche potrebbero portare ad un miglioramento (anche di risparmio della spesa pubblica) dell’iter legislativo divenuto troppo farraginoso. Allora sì che vi sarà un Parlamento più efficiente.
Un Senato della Repubblica con competenze diverse da quelle attribuite alla Camera dei Deputati potrebbe essere snellito (in questo caso la riduzione a 200 membri sarebbe sensata!!).
Allontaniamo l’antipolitica, allontaniamo i populismi, contribuiamo tutti a migliorare la nostra classe dirigente, i nostri rappresentati ad ogni livello istituzionale, dai Comuni al Parlamento.
Stiamo vivendo un’epoca di grandi trasformazioni – sofferenze – ma ciò non deve impedirci di difendere ciò che di buono abbiamo in Italia.
Difendiamo la nostra Costituzione oggi, per renderla migliore domani.
Avv. Pietro Canzoneri
Coordinatore Cittadino Cantiere Popolare