Caro Bartolo, il centrodestra faccia una serio esame della sconfitta, senza giocare a scaricabarile

Caro Bartolo, il centrodestra faccia una serio esame della sconfitta, senza giocare a scaricabarile

Politica
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Bartolo Di Salvo, come da prassi consolidata per i politici sconfitti, piuttosto che ricercare all'interno delle scelte e dei comportamenti del centro destra le ragioni della debacle, preferisce scaricare all'esterno i motivi della sconfitta.

Storia vecchia come il mondo.

Cominciamo dalla legge elettorale votata nel 2011: ci sono due facce in una stessa medaglia, ma definire la legge elettorale attuale 'classista' e sostanzialmente 'antidemocratica' perchè prevedendo il voto confermativo per il sindaco, limiterebbe il peso del voto degli anziani e dei meno 'titolati' perchè poco pratici del voto, mi pare una trovata spericolata che non aiuta a capire.

La legge elettorale ha una sua 'ratio': in un tempo in cui il sindaco viene eletto direttamente dagli elettori ed assume un ruolo che gli da maggiori poteri e centralità (rispetto ad un tempo quando ad eleggerlo era il consiglio comunale), si rendono necessari una imprinting e delle stimmate ben precise che solo il voto 'confermativo'   diretto, nominativo e popolare può garantire; la gente vota il partito, quindi l'idea, ma la stessa gente al di fuori del partito si può scegliere una persona che per la storia personale, per il carisma, per l'autorevolezza, per la credibilità della proposta, ritiene lo possa rappresentare al meglio.

E' un sistema per evitare che, trainati dal voto ideologico, divengano sindaci 'asini e incapaci' solo perchè trainati dai partiti, un pò come avviene nel voto politico dove la mancata espressione della preferenza consente a Caligola-Berlusconi di nominare senatore il proprio cavallo ( o le proprie cavalle); battuta, lo so, di dubbio gusto, ma è la pura e sacrosanta verità.

Ed è una legge che, impedendo di esprimere una preferenza, fa strame della democrazia e consente anche agli altri padri-padroni di tutti i partiti di fare i propri comodi e interessi.

Proprio per questo è stato introdotto nella legge regionale siciliana il voto confermativo sul sindaco: Bartolo dice che a sbagliare sarebbe il popolino, i meno colti, cosa che è tutta da dimostrare, perchè caro Bartolo, sbagliano anche i laureati.

Certo è possibile che  l'elettorato commetta errori, che a mio avviso, statisticamente si distribuiscono sugli elettori di tutti i partitit; ma a 'sbagliare' a mio parere sono state   due categorie: e cioè quelli che hanno volutamente sbagliato omettendo di scrivere il nome del sindaco e manifestando esclusivamente il loro credo politico di fondo, e quelli che hanno scientemente 'disgiunto' il voto.

Costa prende, mi pare, meno della metà dei voti che complessivamente ottengono le liste che lo hanno sostenuto, e voi sostenete che ciò è avvenuto perchè la gente non ha capito.

E' una balla, è una illusione, grande quanto una casa: la gente ha capito perfettamente, anche perchè si omette di ricordare che c'era un candidato, Gino Di Stefano, che ha avuto una eccellente affermazione, che i propri voti per la gran parte è andato a pescarli all'interno delle liste del centro destra.

Certo nel voto disgiunto si proietta anche le superficialità e il tono di sufficienza di una campagna elettorale fatta in modo non capillare, alla carlona, piuttosto che sui singoli elettori, così come si presume abbiano fatto i sostenitori degli altri candidati; ma scaricare una propria deficenza sulla legge è azzardato oltre che politicamente fuorviante.

Andiamo alla novità del Progetto offerto alla città dal dottor Antonino Costa: le liste di Costa erano state letteralmente imbottite di candidati acchiappavoti, ben undici reduci della precedente amministrrazione, tant'è che i 4 eletti sono rampolli, figli e nipoti d'arte, vecchie facce e in un solo caso entrerà in consiglio una faccia veramente nuova.

La designazione degli assessori fatta da Costa e dai consiglieri del Principe è stato un capolavoro di ipocrisia tipico della stravecchia politica: inutili, sconosciuti e ignari soldatini di piombo messi lì come un cappello ad occupare una poltrona per chi sarebbe dovuto arrivare.

Era questo il nuovo progetto per Bagheria ?

Per arrivare alla mancata chiusura della campagna elettorale surrogata con una più riposante e meno rischiosa, politicamente parlando, passeggiata nei corsi principali: ti posso chiedere perchè quando nel 2011 a presentare la tua candidatura al Supercinema venne addirittura un ministro in carica, Saverio Romano, ed alla chiusura in piazza Sepolcro c'erano qualche decina di 'onorevoli' ?

Mi chiedi i nomi di quel cerchio magico che si è formato e subito disfatto come neve al sole accanto al dr. Costa, lasciato in balìa di stesso per tutta la prima parte della campagna elettorale: come vogliamo chiamare chi sino al giorno prima della presentazione delle candidature a sindaco, era coordinatore del gruppo Bagheria popolare, i cui unici due consiglieri, Mimmo Di Stefano e Mimmo Prestigiacomo, si sono poi andati a candidare con Vella ?

O chi, nella sua lunghissima 'carriera politica' non ha mai superato, che io ricordi, l'esame di un voto popolare? o un altro che sino a qualche settimana prima dell'inizio della campagna elettorale mandava infuocati comunicati contro il sindaco Lo Meo a nome della Commissione Lavoro e sviluppo del Partito Democratico di cui era, e forse è ancora, il tesoriere?

Dove stazionavano le loro truppe e i loro eserciti? davanti al Bar Don Gino?

I politici da salotto, o da terrazzo, o da bar, chi sono?

Puoi pescare a scelta, tra quante e quanti entusiasti della storia professionale e dei successi del dr. Costa lo avevano spinto a candidarsi: sconosce però questa gente il ventre profondo di questa città, e pensa di risolvere i problemi seri della politica sorseggiando un aperitivo o gustando una granita al limone: quando, e tu lo sai bene, la politica vera è rimboccarsi le maniche ed entrare nel cuore sofferente e disgraziato della città, dove incontri di tutto e dove però tutti sono elettori, ed un voto vale uno.

E' stringere tante mani, anche sporche, contaminarsi con storie e vicende, abbracciare fraternamente e credibilmente, e non è nè demagogia nè populismo, donne e uomini, che non hanno appena finito di farsi la doccia e che profumano di lavanda, e tutti pronti a scaricarti addosso i loro guai che ti fanno andare sottosopra la giornata.

Dalla vecchietta stolida che ti tiene mezz'ora a raccontarti le sue storie, all'operaio disoccupato, alla povera donna separata con figli da mantenere che non sa dove andare a sbattere la testa, al commerciante sommerso dai debiti, all'artigiano senza lavoro, all'altro che non ha i soldi per l'ecografia, a chi non ha i soldi per il dentista, e nel contempo riuscire a spiegare come si vota. 

E' questa la politica e la campagna elettorale per le amministratve e tu lo sai bene: credo che questo immergersi fisicamente nelle strade per sentire e vedere cosa fa, come vive e cosa pensa la gente vera in carne ed ossa, sia quasi del tutto mancato nella campagna elettorale del centrodestra.

Ti posso fare una domanda?

In quanti eravate di quelle belle persone che hanno convinto il dr. Antonino Costa a candidarsi, e che tanto apprezzavano la sua storia professionale, a scarpinare nelle strade dei quartieri popolari, dietro Madrice, dietro le Anime Sante, nei quartieri del Sepolcro, a Cursa Vecchia, a Cucina economica,  nei quartieri abusivi, in contrada Monaco, o chianu i Cutò, nei rioni Casaurro e Coglitore, Lanza e Certosa, Incorvino e Amalfitano ?

Io non lo so: so che gli altri candidati, almeno Patrizio Cinque, Gino Di Stefano, e Daniele Vella  ci hanno provato, ci sono stati, a spiegare anche come si vota.

Per chiudere caro Bartolo, non sono io l'interlocutore che doveva apprezzare il progetto politico e le doti del dottor Costa, bensì l'elettorato, che la sua sentenza inappellabile l'ha già pronunciata.