Politica

Traggo spunto dalla riflessioni di Bartolo Di Salvo ed Angelo Gargano per inserirmi in questo dibattito sul presente e futuro della nostra Città con alcuni spunti di riflessione.

L’analisi svolta da Di Salvo parte, di certo, da un dato reale che è quello della grave crisi economico sociale che attraversa l’Italia e Bagheria in maniera ancora più accentuata.

Trovo condivisibile anche l’integrazione del direttore di bagherianews, Angelo Gargano,il quale sottolinea come sono i Paesi del mediterraneo - Italia, Spagna e Grecia in particolare - a risentire maggiormente di questa crisi e che, in Italia soprattutto, la stessa è accompagnata da una deriva di corruzione, menefreghismo e cattiva amministrazione che riguarda la classe politica trasversalmente ed in maniera oramai cronica.

Il consigliere provinciale Di Salvo prosegue poi la sua analisi elencando i problemi acuti della nostra città; problemi che, negli ultimi anni, si sono accentuati ancora di più per il venir meno dei principali motori economici presenti nei decenni precendeti ( agrumi, edilizia ) e infine conclude invocando una fase di dialogo che possa rimettere in moto energie positive.

Integro questi ragionamenti, che possono essere condivisi quasi totalmente, con ulteriori elementi di confronto.

Non basta elencare ciò che non va, ma dobbiamo anche tracciare percorsi di possibile ripresa per il nostro territorio.

In primo luogo è oramai insufficiente pensare uno sviluppo di Bagheria che sia slegato dalle dinamiche del nostro comprensorio e dall’area metropolitana di Palermo.

Con questa affermazione intendo dire che occorre attivare ogni possibile e utile strategia di governance del territorio. Penso all’attivazione di tavoli di programmazione e concertazione con i Comuni limitrofi e vicinori e con il capoluogo, penso ad un nuovo ruolo propulsore nei consorzi in cui il nostro Comune è parte, penso ad un ruolo di attivo interlocutore con i superiori organi istituzionali.

Tale azione la considero di primaria importanza per cercare di arginare quel percorso di declino che Bagheria ed i Comuni vicini stanno subendo e che è sotto gli occhi di tutti.

Per dare una idea di quello di cui si parla è sufficiente citare la dismissione della sezione distaccata del tribunale di Palermo, la chiusura degli uffici della Serit, la oramai intollerabile mancanza di un centro ospedaliero attrezzato per il primo soccorso piuttosto che la difficoltà ad impiantare nel nostro territorio nuovi servizi comprensoriali per il cittadino.

Anche le ultime vicende positive quali ,per esempio, la venuta dell’Ospedale Rizzoli in convenzione con la clinica Villa Santa Teresa e la Regione Sicilia sono state pensate e programmate sopra la testa della nostra amministrazione (pur con tutti gli sforzi che i nostri amministratori possono avare profuso).

Un altro esempio che potrei fare è quello di Metropoli est, dove oramai da parecchi anni il nostro Comune, pur essendo il socio di maggioranza, non riesce ad esercitare un ruolo di leadership.
Non voglio essere frainteso. Ci può stare che, in un clima di collaborazione reciproca, altri Sindaci possano esercitare un ruolo di guida politica, ma ciò che è urgente è che ,insieme (anche relativamente a questo consorzio), si intraprendano improcrastinabili azioni di programmazione condivisa e di risparmio della spesa pubblica.

Occorre valorizzare le professionalità esistenti e aprire al contributo di tanti giovani professionisti presenti nel nostro comprensorio.
Parlando di governo del territorio, in senso terribilmente negativo, non posso che pensare al Coinres e al disservizio che tuttora permane nel campo della raccolta e gestione dei rifiuti.

In questo caso specifico il problema ha oramai assunto una gravità d’ambito regionale, ma occorre che il nostro ente locale faccia da traino anche nei riguardi degli altri Comuni per assumere posizioni decise che vadano verso una moralizzazione del servizio. A noi classe politica,tutta, spetta il compito di proporre azioni di moralizzazione ed appoggiare tali posizioni.

Ripensare il nostro modo di amministrare sarà necessario anche per quei possibili canali di sviluppo citati da Di Salvo.

Una offerta turistica per eventi ( sostenibile aggiungerei io ) non può che, da un lato valorizzare le meravigliose potenzialità culturali e naturalistiche della nostra città -mi riferisco alle ville settecentesche, a monte Catalfano, alla nostra costa, alla zona archeologica della Porcara, alle cave di tufo ecc…- dall’altro essere concertata con le città vicine, sia per quanto riguarda i servizi offerti ai turisti ( mezzi pubblici,stazioni ferroviarie,alberghi,ospedali ecc…) sia per quanto riguarda la varietà dell’offerta turistica in senso stretto.

Bisogna avere il coraggio di dire che azioni di questo tipo avrebbero bisogno di una rappresentanza del nostro Comune in tutti i livelli istituzionali.

Da troppi anni, oramai,  Bagheria soffre la mancanza di una reale e incisiva rappresentanza attiva nei massimi organi istituzionali ( in particolare Assemblea Regionale e Parlamento).

Mi auspico,a tal proposito, che gli ultimi eletti in ordine temporale, possano dare un concreto contributo per colmare questo deficit di rappresentanza.

Ritornando a parlare di comparti produttivi ,relativamente all’edilizia (settore del quale vanno ripensate le finalità), potrebbe avere un nuovo impulso in seguito all’approvazione in via definitiva del nuovo Piano Regolatore Generale.

L’adozione da parte del Consiglio Comunale di questo strumento di programmazione urbanistica è oramai divenuta non più rinviabile anche alla luce della reviviscenza del Prg del 76, la cui attuazione – contrastata da parte del Pd- vedrebbe la nostra cittadina sottoposta ad una imperdonabile nuova colata di cemento.

Ripensare il nostro modo di vivere e la nostra vivibilità significa piuttosto recuperare il nostro centro storico, che va abitato e vissuto, e guardare ad una sua definitiva pedonalizzazione.

Parimenti occorre animarlo, incentivando con forme di agevolazione fiscale la nascita di nuove attività commerciali, di pub e di locali di intrattenimento. A tal proposito creiamo apposita informazione sui numerosi bandi che incentivano l’imprenditoria giovanile.
Sempre in tema di sviluppo riterrei opportuno che,insieme,le varie forze politiche riprendano la possibilità, avviata dalla precedente amministrazione, di realizzare un area artigianale e una zona franca urbana.
Si tratta di due opportunità concrete per creare economia, ed il mancato raggiungimento di questo obbiettivo sarebbe una colpa che la città non potrebbe pagare ancora una volta.

Non voglio ripercorrere in punti un possibile programma amministrativo, ma indicare una possibile strada verso cui dirigersi, questo è sicuramente mia intenzione.
Una strada che ci viene suggerita spontaneamente dalla realtà nella quale viviamo, giorno per giorno: dal nostro mare, dal nostro clima, dalle nostre ville, dai nostri giovani, dalla nostra gente, dalla nostra storia e dalle nostre tradizioni.

altUna strada che passa per un continuo rilancio della nostra immagine pubblica, troppo spesso rovinata da gravi fatti di mafia.

Una strada che passa per il riutilizzo dei beni confiscati, affinchè il loro uso possa produrre reddito per coloro che intraprendono iniziative positive. In tal senso propongo di pubblicizzare, tramite strumenti informatici ed altre forme di pubblicità,ogni bando pubblico che prevede azioni volte alla valorizzazione di tali beni.

Una strada che non può che prevedere come prioritario il risanamento finanziario del nostro ente.
E’ vero ne parliamo da troppo tempo,ma è pur vero che è uno dei principali temi in agenda.

Nella fattispecie è da mesi che il Partito Democratico insiste su quest’ultimo punto,e ancora una volta colgo l’occasione per invitare ogni forza politica responsabile, i sindacati e le forze sociali a concertare, insieme, misure per attuare tale risanamento. Attendiamo che un tale invito provenga da parte dell’Amministrazione attiva.

Un piano di risanamento, che possa evitare il dissesto è uno strumento che va concertato con il Consiglio Comunale e con la Città. Rispetto alla sua capacità di coinvolgimento l’A.C. sarà certamente giudicata nel periodo a venire.
Tale coinvolgimento deve rivolgersi in maniera decisa alle tante associazioni presenti nel territorio,solo per citarne qualcuna, penso alla Caritas,alla Pro Handicap,a Bagheria Bene Comune,all’associazione Nuovi Bagheresi ,ma anche alle forze politiche ad oggi non rappresentate in Consiglio. Penso che non sarebbe sbagliato neppure coinvolgere gli Istituti Scolastici e la rete scolastica.

Affinchè la politica possa realizzare ciò di cui stiamo parlando è necessario che recuperi credibilità.
Bisogna tornare tra la gente e colmare la distanza tra rappresentanti eletti e cittadini.

Questo percorso va intrapreso velocemente, perché ogni giorno che passa è maggiore la lacerazione che il rapporto di fiducia cittadino-eletto subisce. E lo si deve fare ad ogni livello istituzionale. Per questo la prima cosa che il nuovo Parlamento dovrà fare ,e che il Partito Democratico dovrà proporre nella nuova legislatura, è l’abolizione del “Porcellum” e l’approvazione di una nuova legge elettorale che ridia ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentati. Essere cittadini attivi significa tenere alta l’attenzione anche relativamente a questo tema.

In tal senso è innegabile che un grande atto di democrazia sono state le primarie organizzate dal Pd per la scelta dei candidati al Parlamento e,seppur in forma minore,le primarie del M5s.
Per tornare a Bagheria e ai nostri organismi democraticamente eletti è ora che ritornino a produrre atti amministrativi ,delibere, concreti cambiamenti positivi percepibili nella vita quotidiana delle persone.

E’ necessario,a mio modo di vedere, una critica costruttiva relativamente al lavoro svolto dal Consiglio Comunale in questi mesi.

Un paragone con la precedente consiliatura fa certamente emergere un immobilismo di quest’ ultima gestione.

Abbiamo un ordine del giorno di quasi 50 punti che al più presto dobbiamo smaltire.

Il sovrapporsi di difficoltà finanziarie, nuovo Piano Regolatore, vecchi Piani di Lottizzazione e svariati altri punti all’odg mi fa tornare in mente periodi buoi della nostra vita amministrativa che non dobbiamo assolutamente ripercorrere.

Solo dando risposte ai cittadini ed ai loro bisogni il costo della politica sarà percepito come giusto costo della democrazia e non come un sopruso verso chi oggi soffre e si trova in difficili posizioni economiche.

Occorre, in questa epoca che stiamo vivendo, un nuovo impegno civico una nuova intraprendenza.

Occorre ritornare a sapersi indignare, occorre votare secondo coscienza e non secondo clientela.

Occorre partecipare, informarsi ,in poche parole per migliorare la qualità della nostra politica occorre che ogni cittadino si impegni a fare politica.

Daniele Vella, capogruppo Pd Bagheria, componente direzione regionale Pd.

 

Caro Bartolo, è apprezzabile e condivisibile lo sforzo che fai nel tuo intervento inviato a bagherianews e da noi pubblicato con il titolo”Mentri u mèricu sturìa u malatu sinni va” sulla situazione socio-economica di Bagheria e sui rimedi e le strade che proponi per venir fuori dalla crisi.

Sulla quasi totalità delle cose dette non si può non convenire; ed io credo che sia arrivato il momento di pensare ad una seria iniziativa in cui le forze sociali, sindacali e politiche della città si confrontino su un serio, credibile e praticabile progetto di sviluppo per la città.

Detto questo, consentimi però di aggiungere, e non volermene, che il tuo ragionamento, è per qualche aspetto sommario e impreciso, e comunque mancante della quarta gamba del tavolo; ed è l’assenza di riflessione su uno degli aspetti centrali della crisi di oggi, ed il cui mancato approfondimento, rischia di rendere monchi e inefficaci il tuo ragionamento e la tua proposta.

A partire dal riferimento alla crisi mondiale che sarebbe all’origine dei nostri mali: ora se questa affermazione poteva essere valida due-tre anni fa, adesso lo è sempre meno.

L’economia degli USA ha ripreso a muoversi, nel 2012 è aumentata l’ occupazione, il rieletto presidente Obama sta coraggiosamente avviando politiche fiscali che per garantire lo stato e i servizi sociali, stanno premendo sui redditi oltre i 250.000 dollari; quando si pensi che in Italia l’unico provvedimento sensato preso due anni fa, e cioè la tassazione del 5% per la quota di  reddito eccedente i 100.000 euro, scatenò un putiferio di proteste naturalmente degli interessati e fu rapidamente ritirato .

I paesi del BRIC e le tigri dell’Asia continuano a correre, ed anche in Africa le cose non vanno male: i paesi del Magreb con i quali l’Italia ha stretti rapporti economici hanno tassi di crescita che vanno dal 4 al 7 e più per cento, ed ora spuntano anche i sette leoni d’Africa, Costa d'Avorio, Senegal, Kenya, Nigeria, Sud Africa, Tanzania e Zambia, paesi che attraggono investimenti e risorse e stanno "volando" ; la Germania sino all’anno scorso era tornata ad essere la locomotiva d’Europa, e la Francia soffre sì, ma non quanto noi, e comunque il presidente Hollande pur di tutelare le fasce basse e medie di reddito ha messo una supertassa per i redditi superiori ai 750.000 euro

Parlare dalla crisi italiana come riverbero mondiale, se poteva essere corretto due - tre anni fa, oggi lo è molto meno.

Solo i paesi del Club Mediterranèe, Italia Spagna e Grecia, alta spesa pubblica e crescita negativa, sono in ginocchio.

La crisi italiana ha la sua specificità, che ha cause antiche e recenti a partire dalla scarsa capacità innovativa delle nostre imprese, al carico fiscale divenuto insopportabile, alla assenza sino a  qualche settimana fa di una legge anticorruzione, alle pastoie delle burocrazie, sino alle mancate o fallite liberalizzazioni di alcune attività e professioni; tutti fattori che pesano sulla nostra mancata crescita.

Tutte cose che sappiamo ma che dovremmo riportare alla memoria, per evitare ogni volta di consolarci con la crisi mondiale.

C’è comunque la quarta gamba del tavolo che tu trascuri completamente, ed è la crisi di rappresentanza ormai esplosa della classe o meglio casta politica italiana.

Di quel rapporto amministratori - amministrati che ha subito negli ultimi anni un vulnus il cui misuratore sta nelle percentuali di non partecipazione al voto o, se vogliamo, dei consensi che ha avuto in Sicilia e avrà in Italia, un movimento populista quale il Movimento 5 stelle.

Fenomeni della degenerazione della politica ci sono sempre stati in Italia e ovunque, oggi come ieri e l’altro ieri.

Ma si era trattato sempre di fenomeni che, anche se gravi, riguardavano uomini, correnti di partito o singoli rappresentanti di governo.

altQuello che è accaduto in Italia nell’ultimo decennio è che la politica complessivamente e purtroppo trasversalmente, ha perso quasi del tutto la bussola del perseguimento del bene comune, diventando soltanto difesa di interessi e privilegi vergognosi e inconcepibili.

L’arbitrio e l’arroganza di chi si mette in tasca decine di migliaia di euro di stipendio e poi chiede pure il rimborso della benzina, dei cioccolatini e dei regali ad amici e amiche è una vergogna che non ha pari nei paesi di democrazia occidentale.

E questo in una situazione in cui la tassazione sui redditi da lavoro e d’impresa è diventata insopportabile impoverendo in maniera irreversibile quel ceto medio spina dorsale del consenso politico di qualunque governo

Ecco: quando si parla di soluzioni per rilanciare le nostre realtà una analisi non superficiale e sommaria andrebbe fatta anche su queste cose.

Uno dei compiti che deve darsi oggi la politica, in una situazione di crisi è quella di fare da esempio: purtroppo i segnali che arrivano da Roma, da Palemo e da Bagheria non sono incoraggianti.
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Un esempio per tutti: Bagheria ha pagato nel 2010 per indennità e rimborsi di sindaco, assessori e consiglieri comunali la bella cifra di 1.050.000 euro, mentre 715.000 sono stati spesi nel 2011.

Tale importo viene contrabbandato come una riduzione delle spese della politica, in realtà non è così.

E’ una riduzione solo fittizia, buona solo per i gonzi che ci credono o fanno finta di crederci, perché se si mette in conto la riduzione di legge del 30% intervenuto nel 2011, in conseguenza del mancato rispetto del patto di stabilità, del fatto che gli assessori sono diminuiti da otto a sei, e che nel 2011, per almeno due mesi in concomitanza del voto amministrativo non si sono svolte sedute di consiglio comunale, ecco che i 715.000 euro del 2011 sono effettivamente di più del 1.050.000 di euro del 2010.

Accade quindi che in un paese come il nostro, in coma economico e sull’orlo del dissesto finanziario, mentre la quasi totalità dei capitoli di bilancio vede come posta iscritta la cifra zero, l’unico capitolo di bilancio che si rafforza è quello delle indennità e dei rimborsi dei consiglieri.

E Bagheria è solo un microscopico esempio di quanto accaduto in Italia e che ha compromesso speriamo non irrimediabilmente il rapporto tra amministratori e amministrati.

Allora, o si ha il coraggio di parlare anche di questo dato politico che è la sfiducia nella politica e in quanti ci amministrano come causa decisiva dell’impoverimento etico, civile e di converso economico del nostro paese, o rischiamo solo di perdere tempo.

E per concludere visto che siamo in Sicilia, ed a Bagheria in particolare, non guasta ricordare anche il ruolo di palla di piombo al piede della nostra crescita che continua ancora oggi a rappresentare la triste realtà di cosa nostra.

Angelo Gargano
 

La situazione economica e sociale di Bagheria richiede una riflessione profonda. L’analisi politica dello scenario bagherese diventa conseguenza di tale riflessione.

A fornire argomenti di riflessione utile è stata una passeggiata consapevole lungo Corso Umberto I°: la constatazione dell’elevato numero di esercizi commerciali chiusi o di attività in cessione, mi ha portato a riconsiderare il valore dell’azione che la politica ha saputo sviluppare negli ultimi anni.

La premessa, doverosa, è che lo scenario economico mondiale fa sentire pesantemente i suoi effetti sull’organizzazione sociale della nostra nazione, che inevitabilmente si riverbera sugli enti locali. Ciò comporta un minore trasferimento di risorse da parte dello stato, con conseguente taglio di alcune “funzioni” dei comuni. Tale considerazione era doverosa e necessaria per evitare inutili polemiche.

Tale circostanza è vera a Bagheria come in qualunque altro posto. Inoltre Bagheria manifesta un’articolazione del tessuto socio-economico che rende la situazione, se possibile, ancora più drammatica.

Infatti, la mancanza di un vero “motore” economico (non lo è più l’agrumicultura da almeno trent’anni, non lo è mai diventato l’industria ittico-conserviera, che delocalizza alcune fasi del processo produttivo, non è riuscito a diventarlo l’artigianato di qualità per l’oggettiva difficoltà nel programmare gli investimenti ed implementare i processi produttivi, non può esserlo l’industria dell’edilizia che “trasforma” ricchezza ma non la “produce”) non consente alcun processo virtuoso di offerta di “nuovi” e “migliori” prodotti, ne di ricerca di nuovi mercati su cui collocarli.

Tale opportunità è ormai prerogativa di “singole” realtà produttive d’eccellenza, non sufficienti da sole a sostenere il tessuto socio-economico di una città di quasi 60.000 abitanti qual è Bagheria. L’economia della nostra città dipende in larga, larghissima, parte dal settore terziario e dal pubblico impiego.

Ma il terziario ed il pubblico impiego da soli non possono rappresentare in alcun modo un futuro possibile.

Il dibattito politico degli ultimi mesi è stato sostanzialmente incentrato, forse sarebbe meglio dire cristallizzato, nella ricerca di soluzioni alla grave crisi economica e finanziaria dell’ente Comune, sull’altare della quale si sono sfaldate maggioranze e “poltrone” politiche.

Abbiamo assistito, quasi in silenzio, ad un continuo ed incessante taglio della spesa pubblica, operata quasi esclusivamente a danno dei soggetti più bisognosi a cui sono stati sottratti e negati servizi “essenziali” quali: gli asili nido, il trasporto e l’assistenza igienico personale dei soggetti diversamente abili, i locali ricreativi della Pro-Handicap, i locali per la mensa dei poveri gestita dalla Caritas cittadina.

Di contro, la fonte di maggiore spesa del comune (il COINRES), non subisce di fatto alcun taglio significativo. Si cerca di aumentare le entrare attraverso l’aumento al massimo delle tasse locali (raddoppio della TARSU, addizionale IRPEF, aliquote IMU), nella speranza di trovare un equilibrio di bilancio che ad oggi appare improbabile.

Il dibattito politico è, oggi, tutto incentrato sulle soluzioni necessarie a salvare “il Comune”.

Trovare un modo per raggiungere l’equilibrio di bilancio, contenere le spese (prime su tutte quelle sullo stato sociale) ed aumentare le entrate, sembra questa, ora l’unica preoccupazione della politica, la condizione che giustifica “l’esistenza in vita” della politica locale.

Oggi sembra che tutti gli sforzi siano mirati alla cristallizzazione della situazione attuale: salvarsi a tutti i costi, “costi quel che costi”, sembra l’unica missione. Apparentemente non ci si pone alcuna domanda su quello che sarà, sul futuro di questa nostra città.

Siamo di fronte ad una politica autoreferenziale, che parla di se stessa e del “palazzo” e che si allontana dai problemi della gente. Appare in tutta la propria palese evidenza, la mancanza di una “DIREZIONE”, di un’idea strategica di sviluppo e crescita della città.

Riteniamo invece che compito della Politica sia più alto: deve gestire il presente, ma programmare il futuro, disegnare scenari che possano consentire ai nostri figli di scegliere se rimanere a Bagheria o andar via. Si, la Politica deve offrire scelte possibili. Scelte che oggi sono negate.

Mai come adesso il dibattito politico dovrebbe focalizzarsi sulle scelte per uno sviluppo sostenibile, ancora oggi possibile per Bagheria.

Potrebbero e dovrebbero essere percorse “strade vecchie” e “strade nuove”: l’artigianato di qualità, l’industria ittico-conserviera, il comparto della sanità d’eccellenza, la valorizzazione del patrimonio culturale ed ambientale inserito all’interno di un’offerta “turistica per eventi”, sono questi alcuni dei temi su cui focalizzare i processi decisionali.

Ma per fare ciò serve una città “pronta” ed “infrastrutturata”: accessibilità, percorrenza, aree artigianali strutturate ed attrezzate, servizi di hospitality, qualità ed igiene ambientale da città europea. Su nessuno di questi temi siamo pronti, neanche lontanamente.

Quello che stiamo vivendo è forse il periodo socio-economico più buio della nostra storia recente, ma sembra che la classe dirigente non se ne accorga.

La sensazione che si avverte è di “distanza” (che si dilata esponenzialmente) tra la politica e il cittadino-elettore.

Accettiamo come ineluttabile il destino di fratelli, di padri, di figli che partono, non più con le valigie di cartone, per cercare una speranza possibile fuori dalla nostra terra.

Serve uno spazio di riflessione, di confronto aperto e chiaro tra ogni componente della nostra città, sia essa politica, sociale, culturale, imprenditoriale, professionale.

Serve un dialogo che superi le barriere dell’”appartenenza”, che porti alla definizione di scelte politiche che siano espressione di una sintesi dei bisogni esistenti della nostra città e che contribuisca a definire quale città vogliamo per i nostri figli.

Bartolo Di Salvo
 

Stavolta siamo alla stretta finale e al taglio di quel nodo-equivoco, che continua a trascinarsi forse da anni, e a cui si dovrà porre fine. Il sindaco Vincenzo Lo Meo sembra deciso a non mollare e chiede il sostegno della gente e della politica: il fatto è che l'amministrazione comunale di Bagheria non può, non perchè non lo voglia, ma perchè lo impediscono insormontabili ostacoli di ordine finanziario, amministrativo e giuridico, pagare per quei 157 dipendenti secondo quanto viene richiesto dai commissari liquidatori del Consorzio.

"E' da mesi - spiega Lo Meo - che noi paghiamo le spettanze per i 97 lavoratori che esplicano effettivamente e concretamente la loro attività a Bagheria: adesso il Direttore generale tentando di scaricare sul nostro comune le responsabilità ci chiede di pagare le spettanze per 157 dipendenti che noi non abbiamomai visto nè avuto. Non possiamo farlo e non lo faremo"

Così dice Lo Meo e lo ripete: "La mia amministrazione, e quando dico amministrazione parlo non solo dei politici ma dei tecnici  e degli uffici che ci supportano, non pagherà quei lavoratori del Coinres che non svolgano effettivamente la loro attività a Bagheria e che abbiano una mansione ben definita: lo impedisce il buon senso, lo impediscono le buone prassi amministrative, lo impedisce la legge: io o chiunque altro legittimasse una spesa di questo genere verrebbe chiamato a risponderne dagli organi di controllo della contabilità pubblica. E' un rischio concreto che a nessuno può essere richiesto di affrontare".

Nella giornata di domani i lavoratori e i loro sindacati avranno un incontro con l'ing. Celico, direttore generale del Coinres: "Ci aspettiamo - conclude Lo Meo - attacchi demagogici da quanti, in maniera incosciente e irresponsabile, ingannano i lavoratori lasciando intendere che è solo questione di volontà; temiamo la messa in opera di un tentativo di far pagare ai cittadini di Bagheria i disservizi nella raccolta. La gente  deve sapere come stanno veramente le cose e deve far sentire la propria voce".

Proprio stasera sul sito del Comune è stato pubblicato un comunicato dell'amministrazione comunale che testualmente recita:

" L’amministrazione comunale, a seguito della richiesta da parte della Commissione liquidatrice del Coinres del pagamento, per il mese di dicembre 2012, di circa 495 mila euro per 157 operatori del consorzio, fa sapere che ha determinato di poter pagare unicamente solo gli operatori Coinres che lavorano sul territorio bagherese, vale a dire 97 unità.

Un tale esborso non è sostenibile non solo per l’aspetto finanziario data la particolare situazione economica del Comune di Bagheria,  ma anche sotto il profilo giuridico-amministrativo.
Non si capisce, infatti, perché la città debba sostenere costi per servizi eseguiti da addetti che non operano sul territorio bagherese”
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