Tante volte abbiamo detto e scritto di momenti difficili che Bagheria si è trovata ad attraversare nel corso della propria storia recente.
Dalle lotte contro la legge truffa nel 1953 e dai conseguenti arresti di manifestanti , agli scioperi dei braccianti per il lavoro e il contratto degli anni 60 e '70; dalle lotte degli 'abusivi' dagli anni '70 al 1985 per il Piano regolatore prima e per la legge di sanatoria dopo, alle vicende dello ‘scafazzo’ degli anni tra il 1970 e il 1980, del ritiro cioè degli agrumi, che sfregiarono la nostra economia; da Bagheria triangolo della morte nel 1982 sino agli scioglimenti per mafia del 1993 e 1999 sono stati tanti i momenti cruciali per la nostra comunità.
Ma mai, come oggi, è accaduto che Bagheria si venisse a trovare alla vigilia di un passaggio epocale, perché in un solo giorno, e cioè entro domani 7 giugno si decideranno le sorti a venire della nostra comunità almeno per il prossimo decennio.
La classe politica abbia almeno la consapevolezza di avere in mano le sorti economiche e sociali di una comunità di quasi 60.000 abitanti e si regoli di conseguenza.
Si mettano per un momento da parte le beghe della politica, le accuse e controaccuse su chi, come, quando e perchè ci ha portato a questo punto, ed ogni partito, gruppo o singolo consigliere si assuma, davanti ai cittadini amministrati, che con il loro voto li hanno delegati al governo della città, le proprie responsabilità.
Si torni pertanto domani 7 giugno in consiglio comunale e non ci si nasconda dietro il riconoscimento degli estremi di necessità e dell'urgenza, ma si affrontino con coraggio e a viso aperto il merito delle questioni all'ordine del giorno, avendo ben chiari due stelle polari.
La prima è che ogni consigliere deve decidere in piena libertà e, come si suol dire, secondo coscienza.
Di fronte a questa drammatica alternativa tra aumentare le imposte e tentare di risanare l'Ente o andare al dissesto non possono valere regole e disciplina di partito.
Ognuno dei consiglieri, lo ripetiamo decida liberamente e a viso aperto, per quello che ritiene più giusto per il futuro di queste città, ma di questa scelta, e qualunque essa sia, si assuma per intero di fronte ai bagheresi la responsabilità.
La città apprezzerà il coraggio delle scelte e qualunque esse potranno essere.
In secondo luogo si tenga conto che una classe politica, dal sindaco ai consiglieri, nessuno escluso, che dovesse consegnare questa città al dissesto finanziario e a quanto il dissesto potrà comportare, un minuto dopo il voto, ha una sola cosa da fare: dimettersi.
Perchè con una decisione di questa natura verrebbe meno il vincolo fiduciario di mandato e questa classe politica, pur eletta dai bagheresi, non avrebbe più nessuna legittimità a governare.
E' bene che lo tengano presente tutti gli amministratori della nostra città.