Politica

No, non siamo impazziti e questa non è un’incitazione alla violenza. 

Questa è una frase di una bella canzone di Modugno, Malarazza, parafrasata da una poesia ottocentesca, che raccontava di un uomo che stanco delle vessazioni subite dal sul datore di lavoro si rivolge alla statua di Gesù Cristo posta nella piazza del suo paese dicendogli “distruggila Gesù sta’ mala razza, distruggila Gesù fallu pi mia”, chiedendogli, insomma, giustizia. 

Peccato che, almeno in questa terra, la giustizia non possa venire dall’alto, da cui la risposta che potete leggere sopra.

Oggi noi non ci troviamo in una situazione diversa da quella di quel servo, soprattutto dentro la nostra testa.

Una politica lontana, troppo lontana, da noi, volutamente cieca e sorda ha trattato gli Italiani come servi da sfruttare.

La reazione in Sicilia, dove spesso e volentieri si vota con la “pancia”, è stata evidente: alle regionali vota solo il 47% degli aventi diritto, alle primarie a Bagheria votano solo 675 persone.

Come forza politica non potremmo neanche lamentarci, alla fine abbiamo ottenuto il 23,4%, siamo sopra la media nazionale ringraziamo le 158 persone che ci hanno dato fiducia per questo.

Ma come attivisti di questo partito non possiamo fare finta di niente, non possiamo pensare di accontentarci e girare la testa dall’altra parte. La disaffezione per la politica è una malattia grave che va curata.

Ecco perché chiediamo a queste persone e alle altre che con noi vogliono iniziare un percorso di “tirare fuori i denti”, il bastone ce lo abbiamo già in mano (la possibilità di partecipare alla vita politica).

A differenza di quel poeta ottocentesco oggi noi possiamo scegliere di cambiare, possiamo proporre, possiamo manifestare. Facciamolo.
Votare Nichi alle primarie è stato solo l’inizio.

Ora bisogna continuare.

SEL Bagheria  Circolo "Giuseppe Speciale"
 

In un contesto dove il dibattito sui temi della città sembra completamente dimenticato, tranne per alcuni sporadici episodi spot di proclami da parte dell’Amministrazione, desidero ringraziare Carlo Tripoli per aver contribuito ad animare il dibattito sulle problematiche legate all’urbanistica cittadina riproponendo nell’articolo del 04/12/2012, pubblicato su questo giornale il 4 dicembre scorso, il tema dello sviluppo della città con particolare riferimento all’esempio puntuale delle “gallerie commerciali”

Mi appare, però, opportuno individuare alcuni elementi di ulteriore approfondimento in ambito alle considerazioni urbanistiche ed in particolar modo al “governo del territorio”.

I processi di pianificazione devono tenere conto delle potenzialità dello sviluppo delle varie parti del territorio comunale e dei problemi connessi alla qualità della vita, che costituiscono precondizione di ogni ipotesi di sviluppo.

Pertanto, l’urbanistica non può essere sottesa a valutazione di proposte spot, che non abbiano un legame complessivo con quello che può essere definito il progetto di “vision” ovvero la visione complessiva per uno sviluppo armonico della città.

Già in un mio precedente articolo del 09/03/2012, sempre pubblicato nel portale informativo di Bagherianews.com, avevo avuto modo di sottolineare, come era evidente, che alla luce degli eventi, che avevano di fatto annullato il PRG del 2002 riproponendo la reviviscenza di quello del 1976, si poneva di fatto, un preciso interrogativo all’Amministrazione, ovvero, “quale fosse il progetto o meglio la visone di sviluppo per il territorio di Bagheria”.

Al netto di tutte le vicende che tutti conosciamo, credo che si sia persa l’opportunità, nel tentativo di riparare in tutta fretta alla produzione del progetto di revisione del P.R.G., di offrire un momento di dibattito con la cittadinanza, ossia, quello legato alla formulazione delle direttive da consegnare ai progettisti per la revisione del piano.

La nostra legislazione in materia urbanistica individua due momenti di partecipazione della cittadinanza al processo di formazione del piano: il primo è durante la predisposizione delle direttive, il secondo è rappresentato dalle osservazioni da formularsi successivamente all’adozione del piano che avviene con delibera del Consiglio Comunale.
Il primo momento è passato senza un preciso e puntuale dibattito con la cittadinanza e del resto le direttive presentate rimarcano le indicazioni contenute nel P.R.G. del 2002 con la sola novità di qualche approccio alle moderne tecniche di perequazione urbanistica tematica che, seppur molto interessante, appare ancora oggi priva di forti connotazioni normative.
Emerge che il progetto di revisione del P.R.G. risulta privo di quelle forti connotazioni, che derivano dal dibattito cittadino e proseguono inesorabilmente nelle scelte del precedente processo di pianificazione che, seppur pieno di buoni propositi, non ha apportato quegli elementi di sviluppo del territorio auspicabili.

Restano pertanto inevase tutte le problematiche riguardanti la tutela dell’ambiente che dovrebbero trovare una risposta nel processo di V.A.S. (Valutazione ambientale strategica)per il quale ad oggi non si ha traccia della “Sintesi non tecnica” elaborato di analisi sui processi di sostenibilità ambientale proposti a supporto del P.R.G.

L’obiettivo dell’integrazione di considerazioni ambientali nel processo di formazione del piano/programma, enunciato nell’art.1 della Direttiva 2001/42/CE, ad esempio, implica che quest’ultimo debba essere strutturato come processo di apprendimento continuo, in modo da utilizzare i risultati delle valutazioni ambientali per modificare iterativamente e interattivamente le previsioni del piano fino a quando non venga raggiunto un “assetto” in accordo con i principi dello sviluppo sostenibile.

L’avere congelato la delega all’urbanistica, sin dall’inizio del mandato del Sindaco Lo Meo, già impegnato negli innumerevoli compiti istituzionali allo stesso attribuiti e non ultimo quelli correlati allo stato finanziario del comune, ha di fatto privato l’azione dell’amministrazione di quel processo democratico ispirato alla comunicazione ed al dialogo tra cittadini ed amministrazione nell’ambito della valutazione di tutte quelle soluzioni, che spesso, aldilà delle problematiche economiche/gestionali degli enti locali, potrebbero trovare anche una rapida soluzione.

L’esempio dell’intrecciarsi delle vicende dell’isola pedonale di Corso Umberto I° per molti aspetti rappresenta il risultato di una azione mancata, e di diverse opportunità non raccolte, ritrovandosi ad osservare, spesso, una totale disaffezione dei cittadini verso il proprio territorio.

L’essere propositivi, si basa anche sulla capacità di negoziare soluzioni capaci di accogliere un ampio consenso che inviluppi anche le trame di un disegno di città capace di fornire risposte tanto nella direzione del benessere sociale quanto in quello economico che, comunque, hanno bisogno di un territorio capace di attrarre per svilupparsi.

Queste non sono condizioni irraggiungibili se vogliamo trasformare i sogni in realtà.

Arch. Francesco Paolo Provino
 

Una inversione di 180° nella linea portata avanti dall'amministrazione Lo Meo, che nel giro di due settimane, e grazie alla nomina del nuovo assessore alle Finanze Antonino Sciacchitano, è passata dalla ipotesi del dissesto inevitabile al salvataggio non solo possibile, ma da perseguire come obiettivo primario e vitale per la nostra comunità.

Si è conclusa oltre le 21 di ieri giovedì, la lunga giornata che ha visto maturare una inversione di tendenza , le cui prime avvisaglie si erano colte proprio all'atto dell'insediamento della nuova giunta.

Quella dichiarazione di dissesto finanziario del comune di Bagheria che veniva presentata sino a qualche giorno fa come ineluttabile e come il male minore, è diventata, secondo la linea del nuovo assessore alle Finanze, Antonino Sciacchitano, la peggiore iattura che occorrre cercare di evitare a tutti i costi.

Sin dall'inizio lo abbiamo ripetutamente scritto, il nuovo assessore aveva parlato, senza mezzi termini,  del dissesto come di una vera e propria tragedia per un comune, sia dal punto di vista politico che amministrativo, e della determinazione assoluta che doveva essere messa in campo per evitarlo.

E l'assessore aveva anche indicato una strada: separare nell'analisi delle prospettive il debito complessivo, su cui pesano come un macigno i debiti fuori bilancio, dalla partita corrente.

Il debito fuori bilancio è formato da due voci principali: debiti contratti con il Coinres e debiti derivanti da contenziosi iniziati anche decenni fa, arrivati a sentenza oggi, e che hanno scaricato sull'amministrazione odierna oneri insostenibili.

L'assessore è stato chiaro nel delineare ieri le linee guida della sua azione:

1) Per quanto riguarda il Conres c'è l'impegno della Regione che riguarda l'intero debito degli ATO Sicilia, oltre un miliardo di euro, di contrarre un mutuo decennale garantito dalla stessa Regione e che verrebbe ripartito in quote fra i comuni : si è visto anche che già qualche cosa, oltre 50 milioni di euro, per quanto riguarda questo tipo di intervento, il governo Crocetta ha già trasferito nei giorni scorsi ai comuni siciliani.

2) Il decreto 174 convertito in legge nei giorni scorsi, stando alle prime informazioni, apre anche ai comuni che non hanno ancora formato il bilancio, la possibilità di accedere al prestito decennale di circa 300 euro per abitante e alla contrazione di mutui a lungo termine presso la Cassa depositi e prestiti per estinguere i debiti fuori bilancio

Non solo: ma è stato chiarito che con una intesa e un raccordo continuo con la Corte dei conti è possibile spalmare il deficiti di bilancio e prevederne il risanamento lungo l'arco di tre annualità finaziarie

A questo punto  il problema da risolvere è quello del debito sulla partita corrente: se si riesce con una serie di interventi collegati ad un Piano di risanamento a portare in pareggio il bilancio corrente, il dissesto può essere ancora evitato.

Se si pensa che la cifra mancante per portare in equilibrio i conti è di circa 9 milioni di euro e che l'adeguamento delle tariffe IRPEF e IMU bocciate dal consiglio avrebbero fruttato al comune oltre 6  milioni di euro si comprende come uno disequilibrio sulle partite correnti di soli 3 milioni di euro, dando per acquisito l'adeguamento delle tariffe IRPEf e IMU che entrerebbero a questo punto in vigore l'anno prossimo, si potrebbe anche coprire.

Naturalmente contestualmente a questo bilancio in via di riequilibrio dovrebbe essere approvato un Piano di risanamento, i cui punti principali abbiamo ieri accennato,  che non sarà certo indolore, ma che sarebbe, comunque e di gran lunga, da preferire ai guai che porterebbe il dissesto.

Ed è questo l'obiettivo al quale sta lavorando l'assessore Sciacchitano, ed è questo in buona sostanza il mandato ricevuto non solo dal sindaco e dalla maggioranza che lo sostiene, ma da quasi tutti i partiti che, in questa occasione da ultima spiaggia, stanno ritrovando uno spirito di collaborazione che era stato sinora assente.

In fondo, e non può non essere sottolineato, la linea che è passata è quella delle opposizioni, che avevano sino all'ultimo sollecitato il sindaco Lo Meo a ricercare tutte le vie possibile per evitare il fallimento.

L'amara verità, era il commento più buono che si coglieva a conclusione dell'incontro, è che finalmente dopo diciotto mesi di sindacatura Lo Meo, Bagheria ha un vero assessore al bilancio.

Ma su questo si potrà e si dovrà tornare, perchè il problema non è del solo assessore al bilancio: la verità è che a Bagheria i sindaci succedutisi da  tre sindacature a questa parte hanno abdicato, per conquistarsi l'inutile sostegno dei partiti e dei consiglieri, a quella prerogativa principe che era contenuta nella legge di riforma, e cioè il diritto-dovere del sindaco, (che solo adesso Lo Meo sta in parte perseguendo), di scegliersi i nomi della squadra secondo un rapporto fiduciario che guardi esclusivamente alle capacità e alle competenze.

Requisiti questi che, quando le scelte dei nomi vengono delegate ai partiti, raramente si rivelano compatibili con la fedeltà e l'appartenenza, che sono i criteri con cui i gruppi politici scelgono gli assessori.

Angelo Gargano

 

 

 

La prossima settimana sarà decisiva per capire dove, tra categorici annunci e mezze ritirate, andremo a parare sul tema del dissesto finanziario del Comune.

Sono accadute proprio in questi giorni una serie di fatti che concorreranno a determinare l’orientamento finale di sindaco, giunta e consiglo sul tema del fallimento.

A partire dall’insediamento del commissario regionale dott.. Vincenzo Raitano inviato dall’Assessorato regionale alle Autonomie Locali, stante che al 31 Ottobre, data ultima di scadenza, nessuna notizia era arrivata alla Regione sul bilancio del comune di Bagheria.

Dopo l’insediamento e dopo i primi approcci lunedì di questa settimana il commissario Raitano ha inviato una nota al sindaco Vincenzo Lo Meo sollecitandolo a presentare entro i successivi cinque giorni lavorativi, a qualunque costo, un bilancio con pareggio o senza pareggio dei conti.

Il secondo elemento nuovo è stata la nomina del dottore Antonino Schiacchiatano ad assessore alle Finanze.

Già dal momento dell’insediamento il nuovo assessore ha lasciato intendere che occorre fare di tutto e di più, per evitare il dissesto che sarebbe una gravissima iattura per la classe politica che verrebbe spazzata via (ha detto testualmente così) e per i cittadini; peraltro nei commenti privati la lasciato trasparire una sua opinione, e cioè che il consiglio, ancor prima di essere mandato a casa in forza del decreto 174, il cosiddetto salva comuni, ha perso legittimità nello stesso momento in cui non ha adottato i provvedimenti necessari per aumentare IRPEFe IMUe quindi cercare di evitare il dissesto.

Ricordiamo che il decreto salva comuni nella primitiva formulazione conteneva l'ipotesi di accertamento di responsabilità per quegli amministratori che con i loro comportamenti “omissivi o commissivi” avevano portato al dissesto.

In questi giorni l’assessore Antonino Sciacchitano si è guardato le carte e i numeri, ed oggi giovedì darà una sua prima opinione tecnica.

Il terzo elemento è la definitiva conversione in legge del decreto salvacomuni avvenuta un paio di giorni fa al Senato: al momento della pubblicazione in Gazzetta, si capirà meglio se, e in qualche modo possa riguardare, come pare, anche la situazione dei comuni sull’orlo del dissesto, come Bagheria.

A partire da oggi quindi viene avviata la default map, che nessuno sa ancora con certezza dove potrà andare a parare: si riunirà oggi la giunta assieme all’Assessore al bilancio che porterà una sua opinione ragionata sulla situazione contabile finanziaria del Comune di Bagheria; subito dopo il sindaco ha convocato i capigruppo per aprire un tavolo assieme a loro e individuare un percorso possibile che dovrà portare all’approvazione a qualunque costo di un documento contabile generale del Comune.

E’ estremamente probabile che assieme al bilancio verrà allegato un documento che conterrà le misure per il risanamento, e sappiamo già quali potranno essere.

1) Aumento al massimo delle aliquote IRPEF e IMU, e già si sussurra che anche la Tarsu, pubblicità e altro  potrebbero avere un ulteriore ritocco;

2) Vendita degli immobili comunali malmessi ( vecchio macello ed edifici ex Opera Pia S.Sepolcro), ma si pensa anche a qualche gioiello di famiglia ( Teatro Branciforti o addirittura Palazzo Butera o Cutò)

 3) Recupero dell’evasione, e monetizzazione di oneri di costruzione e urbanizzazione

4) Tagli di spese su canoni, locazioni e servizi

5) Taglio drastico spese della politica.

Questo documento dovrebbe essere sottoposto al consiglio comunale più come dichiarazione di intenti per il bilancio 2013, piuttosto che come provvedimenti concreti, anche perché non si può tornare a votare su IMU e IRPEF ed aumentarla retroattivamente

A quel punto il consiglio farà le proprie scelte e il panorama dovrebbe essere più chiaro.

Angelo Gargano

 

nella foto di copertina  il nuovo assessore alle Finanze Antonino Sciacchitano
 

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