È ormai noto ai più che il metodo migliore per far evolvere il Paese è “Conoscere il passato, per vivere il presente e costruire il futuro”. Ora, aldilà di questa frase fatta, cosa potrebbe rappresentare in futuro, se il presente lo scriviamo a nostro piacimento?
Ad esempio da anni si pubblicano libri e si scrivono articoli sulla vita e le opere di Renato Guttuso e mentre il giudizio critico sulle opere del Maestro può essere diversificato, rimanendo sempre quello di un grande artista, sulla vita privata, invece, si scrivono solo cose che, secondo chi li scrive, portano acqua al mulino del Maestro. Sicché, quando le nuove generazioni guarderanno al passato per studiarlo, potranno trovarsi davanti ad enigmi irrisolvibili.
A sollecitarmi queste riflessioni sono quelli che non capiscono le motivazioni storiche di quello che scrivo su Guttuso, secondo questi, anch’io dovrei allinearmi ai potatori di storie portandomi dietro un fardello di responsabilità.
Piuttosto, a proposito del “Museo Guttuso”, dopo le tante feste per le plurime riaperture, senza l’ombra di un’attività culturale, mi chiedo se per i prossimi festeggiamenti dei cinquant’anni del museo, ci sarà un grande evento artistico del tipo mostra di Salvatore Scarpitta o “L’ombra degli dei”, per non citare che due delle mostre alle quali ho dato il mio apporto, oppure se dobbiamo rassegnarci a pensare che Bagheria è un Paese senza futuro?
Ovviamente senza trascurare il punto focale che rimane sempre il bando internazionale per il ruolo di direttore del “Museo Guttuso” che, da solo, avrebbe già un grande valore.
L'immagine di copertina: SALVATORE FIUME (1915-1997), “Veronica”, anni ’50, olio su tavola, cm 34x52. Collezione Museum Bagheria.