Abracadabra e il vestito appare. La Ferragni è contenta dell’originalità del suo abito, peccato che Renè Magritte ci avesse pensato settantacinque anni prima nel 1947, con “LA PHILOSOPHIE DANS LE BOUDOIR”.
A tutti i costi si voleva lo scoop al Festival di San Remo e lo scoop c’è stato. Prima con l’intento di sdoganare la donna tramite l’abbigliamento, poi con l’omosessualità.
Forse però, era meglio puntare sulle canzoni e lasciare lo sdoganamento ai doganieri, perche come “moda e società” sono state un vero fallimento.
Prendiamo ad esempio l’abito clou delle serate, quello di Chiara Ferragni: la seducente ragazza voleva sdoganare le donne con un abito del 1947? Boh, a me sembra un po’ gattopardiana la trovata. Un fallimento!
E che dire del bacio di Fedez? non è “benignamente” parlando, più antico della camminata a piedi?
Ho idealmente parlato con femministe e omosessuali che mi hanno detto che la strada per combattere queste problematiche è un’altra, queste sono carnevalate; la strada maestra è quella di affrontare questi argomenti con naturalezza e spontaneità. Ad esempio, la disarmante naturalezza di Luisa Ranieri che ha indossato un abito mozzafiato, ha amplificato con naturalezza, bellezza e audace sensualità.
La verità è che queste trasmissioni: “Il Festival di San Remo”, “Ballando con le stelle”, “Chi l’ha visto?”, “La prova del cuoco” e tante altre, nascono come specialiste e man mano si trasformano in inutili contenitori generalisti, veri e propi Tolk Shoh.
E poi, le canzoni li trovi ai concerti, il ballo nelle balere, gli scomparsi nelle caserme e l’ottima ricetta negli agriturismi dei borghi più sperduti.
Quanto al carnevale: W la Ferragni, W Fedez e W il mondo che verrà che ovviamente non mi appartiene.