Tu degna e cosciente, io smarrito e vile” e ancora “Sei il mio miele, il mio sangue, il mio respiro, il mio amore”.
Con queste parole si rivolgeva Guttuso alla sua amata Martina, con la quale condivideva segreti serrati in cassette di sicurezza, se si trattava di sentimenti vergati o dipinti; quando invece si trattava di esternazioni hot lo faceva attraverso i fili di una linea telefonica segreta e dedicata.
E quindi necessario per leggere correttamente alcuni articoli su Guttuso una conoscenza generale degli argomenti, sia che si tratti di fatti artistici, sia politici che sentimentali. Questo perche Guttuso, per sua natura, dovrebbe essere incluso nel vocabolario come sinonimo di contraddizione; in alternativa, il rischio è che il bianco appaia nero o che il vero risulti falso.
Guttuso amò la Calabria non meno della Sicilia, infatti, dopo essersi innamorato del mare di Aspra s’innamorò di Marina Grande in Calabria, dove abitava nella “casa rossa” durante i periodi estivi; lì, proprio di fronte alle acque dello Stretto che lo separavano dal paese natio della madre.
Guttuso ovviamente amò anche la sua Bagheria e con essa Roma e Varese, altri luoghi dove visse, ma amò ancora la Sardegna della Marzotto, la Campania dei De Filippo, la Liguria di Della Ragione, la Lombardia di Pellin, insomma, i luoghi che per la sua particolare bellezza ha frequentato. Quindi Guttuso amò l’Italia e di questo suo amore fu ricambiato.
Ma per sapere se Guttuso amò più o fu più amato bisogna spostare l’interesse sulle donne, qui i sondaggi sono più nitidi. Non che la psicologia dell’innamoramento cambi, soprattutto se a rimanere protagonista è sempre la bellezza, ma, nel caso delle donne sappiamo che il maschio siciliano gioca un ruolo importante. E principalmente, per l’attenzione che ha avuto il Maestro verso l’universo femminile: “La donna è l’essere più completo che esiste in questo mondo. È armonia, è bellezza. Due doti che poiché le sono naturali sono sempre presenti nella sua vita: sia quando dorme, sia quando lavora, sia quando languidamente si riposa, sia quando abbraccia teneramente il suo uomo, sia quando appassionatamente lo ama, sia, infine, quando invecchia. In ogni situazione c’è sempre lei con la sua incredibile armonia. La donna per me è l’amore e il mistero”.
Ma, prima di parlare delle donne di Guttuso, voglio dichiarare che: non svelerò un solo nome che non sia già noto e mi limiterò ai soli tre nomi conosciuti: la principessa Topazia Alliata, la marchesa Mimise Dotti e la contessa Marta Marzotto. Delle tre, la moglie fu una sola fino alla morte Maria Luisa Dotti.
La storia con Topazia appartiene alla categoria dei primi amori, quelli che non si scordano mai e per questo, nonostante durasse solo pochi anni, (1929-1934) quando si invitava a entrambi a rievocare quegli anni, lo facevano con il brillio negli occhi dilatati e il pathos del sentimento al massimo della dopamina. La fine dolorosa di questa storia avvantaggiò Renato nella voglia di riscatto sociale, quindi, lo rinforzò e contribuì a farlo diventare un uomo di successo.
La storia con Mimise nasce pian piano e non è certamente un amore a prima vista, la coppia diventerà intrigante per via di Mimise che era ancora sposata con il marchese Bezzi-Scala. Mimise approderà al lieto fine con il divorzio dal conte e il matrimonio nel 1950 in Campidoglio, con tanto di aurea culturale dello scrittore Carlo Levi e del poeta Pablo Neruda, che saranno i loro testimoni di nozze.
Quella con Marta, che Renato chiamava “Libellula d’oro”, appartiene invece alla categoria delle non catalogabili. Marta conosce Renato in uno di quegli ovattati salotti romani dell’alta aristocrazia e ne rimane folgorata, lei è sposata con il conte Marzotto, lui è sposato con la marchese Dotti. Renato è uomo affascinante, ricco, famoso e potente, Marta, appena lo conosce, timidamente gli dice: “Sono una sua grande ammiratrice” e Renato spavaldamente per tutta risposta: “Dal prossimo minuto diventerò suo grande ammiratore anch’io” e la barca va per vent’anni spinta dall’onda della passione. Marta non si farà mancare un terzo amante, Lucio Magri, insieme a Marzotto e Guttuso. I tre sanno degli altri, ma la storia continua senza nessun segreto per chi vuole sapere, così nella Roma capitolina la storia di Marta e Renato sarà la più conosciuta dopo quella di Giulietta e Romeo.