Duello ad armi pari: Guttuso-Sciascia- di Ezio Pagano

Duello ad armi pari: Guttuso-Sciascia- di Ezio Pagano

cultura
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Intellettualmente onesto non è solo un modo di dire, ce lo fa comprendere meglio Leonardo Sciascia nella sua lettera a Renato Guttuso. Lo scrittore mette in gioco la sua amicizia pur di rimanere intellettualmente onesto.

Non conosco un’altra persona abile quanto Guttuso nel destreggiarsi con la parola “verbale”, certo, nel farlo esercitava tutto il suo potere politico e culturale. Più difficile sarebbe stato per lui dimostrare questa capacità attraverso la pittura; sì, perche i dipinti sono parole morte, vivificate solo dalla poetica dell’opera che per essere compresa deve arrivare dritta al cuore.
A volte un solo dipinto può raccontare una storia, come il “Notturno. Ricordo di un breve sogno di una notte d’estate” dove Renato racconta la sua storia d’amore con Topazia. Opere come queste sprigionano adrenalina, che trasformava Guttuso in un superuomo audace e talvolta impertinente.
Leonardo Sciascia non accettava l’impertinenza, soprattutto se era rivolta a lui, infatti, quando questo è accaduto, dato che non era un abile utilizzatore della parola “verbale”, prese carta e penna e scrisse: “ … Mi dici di avere a volte l’impressione che io, nonostante la simpatia e l’affetto che ho per te, sia amareggiato dal fatto che tu continui ad essere comunista. Posso assicurarti di no. Tu sei comunista così come io non lo sono. Ho detto una volta, e mi è parso di renderti omaggio nel tuo essere comunista, che tu sei roso dalla certezza come io dal dubbio. Piuttosto, quel che mi amareggia di te è quel tuo non dare quel che la gente da te si aspetta: da te in quanto Renato Guttuso, da te anche in quanto comunista. Se, per esempio, tu ti levassi in parlamento a dire che è indegno trattare il popolo così come è stato trattato durante il caso Moro e fino ad oggi, che gli italiani sono stanchi di sentire menzogne, che tutti siamo ansiosi di verità e di giustizia, credi saresti meno comunista per questo? E saresti comunista per come senti essere. E saresti Renato Guttuso.”
Potrei chiudere questa riflessione qui, con la locuzione Verba volant, scripta manent, come dire, la parola di Guttuso nel tempo svanisce, mentre la scrittura di Sciascia diventa sciabola e lascia il segno; ma per fortuna Guttuso, sconfitto in questo round, si rifà con le sue opere migliori, quelle che a sua volta lasciano un segno.
Sembrerebbe questa una felice conclusione per un duello ad armi pari, ma anche la metafora di una Sicilia stereotipata, attanagliata dal metodo gattopardiano, che ci porta a pensare che in Sicilia ci sono talmente tante cose belle che non si vuole il cambiamento.

L'immagine di copertina: Renato Guttuso, particolare, "Notturno. Ricordo di un breve sogno di una notte d' estate"