“Dodici ladri e sette imbecilli”- di Ezio Pagano

“Dodici ladri e sette imbecilli”- di Ezio Pagano

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“I social danno diritto di parola a legioni di imbecilli (dice Umberto Eco) che prima parlavano solo al bar senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere. Mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel”.

Io non so se i bagheresi fanno parte delle legioni di cui parla Eco o se anche in questo caso Bagheria ha una legione tutta sua; ad ogni modo, questa storia ve la racconto comunque.
Mi scrivono dal Comune: “In riscontro alla Sua richiesta, finalizzata alla ricerca di informazioni sull’opera “Arsura” di Topazia Alliata, esposta al Museo Guttuso. Sentito il Comitato. Considerato che vi è in atto una riorganizzazione degli uffici amministrativi del Museo Guttuso. Così come anticipato verbalmente, si comunica che, allo stato attuale, la Sua richiesta non può essere presa in considerazione”.
Purtroppo al “Museo Guttuso” come si evince da questa risposta, non è tutto rose e fiori, tant’è che al sottoscritto, che sta facendo uno studio sul dipinto “Arsura”, sotto mentite spoglie, adducendo una fantomatica riorganizzazione degli uffici, si nega l’autorizzazione a consultare i documenti. Tutto ciò mi porta a tirare in ballo due “amici”; il primo è un acuto intellettuale come Carlo Levi, che definisce le parole pietre; il secondo è Leonardo Sciascia, che calibrando ogni singola pietra, pardon, parola, scrive: “Ad un certo punto della mia vita ho fatto dei calcoli precisi: che se io esco di casa per trovare la compagnia di una persona intelligente, di una persona onesta, mi trovo ad affrontare, in media, il rischio di incontrare dodici ladri e sette imbecilli che stanno lì, pronti a comunicarmi le loro opinioni sull'umanità, sul governo, sull'amministrazione municipale, su Moravia”.
Per il solo fatto che Sciascia ha fatto questa riflessione un motivo ci sarà, quindi ho ritenuto fare una ri-riflessione, anche perché non mi ritengo soddisfatto dal dirigente del Comune, che negandomi un diritto mi scrive una lettera con l’appellativo “Pregiatissimo Signore”, trattarmi come lo scemo del paese.

La mia idea in linea di principio è quella sciasciana, perché posso assicurare che al mio paese sette imbecilli si fa presto ad incontrarli e per non lasciare le parole al vento, dirò chiaramente che strano paese è Bagheria.
Mentre i paesi che puntano sul turismo ma che non hanno nulla da offrire, raccontano le leggende come fossero realtà, fanno apparire i santi, parlano di spiriti che abitano nei castelli, si inventano la Sagra del Panino della Nonna, presentano dilettanti come fossero grandi professionisti internazionali e fandonie varie, Bagheria che potrebbe essere a ragion veduta una meta turistica ambita, grazie all’eccellenza della cultura, del mare e del cibo, cosa succede? Boicottano una ricerca che potrebbe diventare la panacea del turismo, e questo per una ripicca degli amministratori comunali che coalizzati con i tresviri del museo, si son messi contro un signore colpevole di criticare ciò che non funziona al “Museo Guttuso”.

Tornando all’oggetto della risposta del Comune, si tratta di uno studio su un dipinto ritenuto di Topazia Alliata, con congiunture favorevoli in quella direzione, ma che invece potrebbe essere attribuito a Renato Guttuso.
Proprio per questo ho chiesto al Comune di Bagheria di farmi consultare il materiale cartaceo inerente questo dipinto, nella speranza di trovare ulteriori elementi che possano rafforzare la mia tesi.
Alla conclusione di una simile ricerca ne potrebbero beneficiare: il Museo Guttuso che espone l’opera, gli Archivi Guttuso che nelle mostre antologiche potrebbero disporre di un dipinto in più, degno di rappresentare il periodo della formazione del Maestro e i proprietari che vedrebbero lievitare il valore della loro opera. Io rimarrei senza alcun beneficio, se non soddisfare la passione che muove questa ricerca.