Leonardo Sciascia è stato uno dei pochi scrittori e intellettuali italiani della seconda metà del ‘900 a farci sentire, libro dopo libro, che la nostra lingua, il nostro Paese, la nostra letteratura erano un osservatorio privilegiato sull’Europa: o meglio, che erano già Europa.
Per un paio di generazioni di italiani, di lettori italiani, Sciascia però non è stato soltanto il grande scrittore e polemista che abbiamo conosciuto: ha rappresentato infatti per tutti loro un punto di riferimento obbligato per orientarsi, tra gli anni ’50 e gli anni ’70, nella difficile lettura del presente di un Paese in profonda trasformazione. Una bussola etica ed estetica. Anni durante i quali Sciascia ha coltivato una importante consuetudine con la nostra Bagheria, grazie a una rete di relazioni con molti nostri concittadini (Renato Guttuso, Giuseppe Tornatore, Ferdinando Scianna e molti altri) che con lo scrittore di Racalmuto hanno condiviso affinità elettive, avventure intellettuali, predilezioni culturali ed estetiche, impegno politico: o, più semplicemente, amicizia e profondissima stima.
Tra il trentennale della sua morte e il centenario della sua nascita, due ricorrenze che si sono susseguite quasi senza soluzione di continuità, da più parti - con toni spesso poco convinti e poco convincenti - si è lamentata l’irrimediabilità della sua assenza dal dibattito pubblico, dalla scena letteraria; ed è stata rimpianta la sua radicalità, la sua sottigliezza concettuale, la sua nettezza di giudizio. Il più delle volte non ci è sembrato del tutto sincero questo Amarcord: e perciò non possiamo fare a meno di chiederci se nel filisteismo oggi imperante, nella volgarità di un dibattito pubblico che riesce a ignorare persino le catastrofi incombenti ( e proprio Sciascia volle che sulla sua tomba fosse riportata una frase di Villiers de l’Isle Adam …”Ce ne ricorderemo di questo pianeta”…) ci sia davvero qualcuno che sente il bisogno del suo pessimismo della ragione, caustico e non consolatorio, della sua ironia, del suo moralismo, del suo incondizionato amore per la Sicilia… quanti oggi davvero reggerebbero, o troverebbero utile, la vis polemica del nostro?
Di questo, e di tanto altro, si parlerà domenica 14 novembre, alle ore 17,30 a Palazzo Butera con Marcello Benfante, scrittore, critico letterario e studioso di Sciascia, in occasione dell’uscita del suo nuovo libro dedicato allo scrittore di Racalmuto (Taccuino del centenario, Istituto Poligrafico Europeo Editore). E di Sciascia si continuerà a parlare il 20 novembre alla Galleria Drago Artecontemporanea, grazie a una mostra fotografica di Angelo Pitrone intitolata “Leonardo Sciascia. Quasi guardandosi in uno specchio” (fino al 23 gennaio 2022).
Nel giro di soli sette giorni, Bagheria avrà modo di rinsaldare, con queste due iniziative, un’amicizia che alla città ha dato molto. Ma avrà anche modo di riflettere su un frangente bello della propria storia. Di ricordare. E, forse, di trarne ispirazione per il presente e il futuro prossimo.
Maurizio Padovano