Guttuso: nel limbo tra la storia e le storture- di Ezio Pagano

Guttuso: nel limbo tra la storia e le storture- di Ezio Pagano

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Sarò sincero, non è la prima volta che l’arte a Bagheria è in mano a incompetenti.

Nel 1914, a soli tre anni, la mamma di Guttuso fece ritrarre suo figlio Aldo Renato dal fotografo Nicola Coglitore di Palermo che lo immortalò con uno sguardo gelido, forse perché Bagheria non gli aveva riservato una bella accoglienza sin dalla nascita. Infatti, nato in casa dei genitori nel Corso Butera a Bagheria, il padre, agrimensore Gioacchino Fasulo Guttuso, in disaccordo con l’Amministrazione comunale dell’epoca, preferì rivelarlo a Palermo, ragion per cui ufficialmente Guttuso è palermitano.
Successivamente con una tardiva cittadinanza onoraria si provò a cancellare i dissapori tra Guttuso e gli Amministratori comunali dell’epoca, ma Guttuso avvertì che si trattava di un’operazione di facciata e con diplomazia elargì belle parole di ringraziamento ma prive di sentimento, senza mai raggiungere nei fatti una vera intesa, che non poteva esserci, non per i motivi storici di cui ho fatto cenno, ma per la mancanza d’intesa culturale tra le parti che si è protratta a tutt’oggi. Da un lato la realtà artistica e culturale di Guttuso, con il sigillo della madre che lo adorava e che abbandonandosi ai sentimenti scrisse di suo figlio: “Artista di gran merito, cittadino integro ed onesto, leale e generoso come suo padre che questo solo patrimonio morale poté lasciargli!”, dall’altro i politicanti locali, quasi sempre incolti e arruffoni, col solo interesse di accrescere il loro consenso elettorale. Ovviamente c’è sempre l’eccezione, ma come si sa “una noce dentro un sacco non fa rumore”.
Queste storie erano ben chiare a Guttuso, quando gli dedicavano la mostra antologica alla Montagnola, quando gli chiedevano le opere per istituire il museo a Bagheria, quando gli offrivano la cittadinanza onoraria e in tante altre occasioni, mentre io ne ho avuto piena contezza solo quando rispondendo ad una mia domanda che lo spronava a prendere casa a Bagheria, disse perentoriamente: “a Bagheria ci tornerò solo dopo la morte, per essere seppellito accanto a mio padre”.

Guttuso per lasciare il segno della sua arte ha avuto tre possibilità e ne ha preferito una quarta che si è rivelata la peggiore, ma purtroppo gli è stata imposta dal cuore. La prima era Roma, città che oltre ad accoglierlo bene gli ha dato fama e potere politico, la fama artistica sul campo dei salotti più “in” della capitale, compreso quello dell’amata Marta Marzotto e il potere politico quale membro del Comitato centrale del P.C.I.; la seconda possibilità, Varese, dove batteva il cuore della moglie, la contessa Maria Luisa Dotti, e dove trascorreva le vacanze estive nella di lei casina di caccia di Velate nel cuore del potere economico che è stato generoso nei suoi confronti; e infine Palermo, dove successivamente ha preso casa in via Ruggero Settimo a Palazzo Galati per trascorrervi le feste con gli amici di sempre. Ma alle tre possibili sedi è stata preferita Bagheria, dove il cuore di Guttuso iniziò a battere alla nascita il 26 dicembre del 1911 e poi col primo innamoramento con la principessa Topazia Alliata, infine, per la vicinanza al suo adorato padre che riposa nel locale camposanto.

Fu così che nel 1973 vide la luce la Galleria Civica d’arte Moderna nella splendida cornice di Villa Cattolica, che in seguito, dopo varie denominazioni si chiamerà “Museo Guttuso”. Questo fatto determinerà nei palermitani malumore e quando la Regione con Decreto Assessoriale n. 2701 del 6/11/2012, intitolava il Museo regionale di Palazzo Riso a Renato Guttuso, scoppierà una protesta mediatica tale da indurre la Regione ad annullare il decreto.
Da quel giorno sono stati spesi tanti di quei soldi che oggi il museo dovrebbe essere uno dei più efficienti d’Italia e invece manca di un allestimento scientifico con metà della collezione non museale e diverse pubblicazioni editorialmente inutili. Con un secondo piano tutto da ristrutturare, il museo è privo di un adeguato spazio espositivo per delle mostre temporanee, di una sala conferenza funzionale e persino di un idoneo deposito.
Partendo da queste considerazioni, oggi il vero problema non è però il luogo dove operò la levatrice per far nascere Aldo Renato, o il livello di autenticità dei rapporti intercorsi tra Guttuso e la municipalità bagherese e nemmeno lo stato dei lavori di ristrutturazione di Villa Cattolica, è invece quello di sapere se il trattamento riservato alle opere di Renato Guttuso è rispondente all’importanza dell’Artista. E qui senza timore di smentite qualificate, posso affermare che non lo è e non lo è mai stato, in particolare da quando manca un vero direttore del museo. Villa Cattolica, nelle sue condizioni attuali, mortifica l’immagine del grande Artista bagherese, tant’è che ne sarebbe auspicabile la chiusura, in attesa che venga indetto un concorso nazionale per il direttore artistico, evitando di tornare a incarichi ad amici o amici degli amici.

Una collezione importante come quella di Guttuso è complessa da gestire e non può rimanere in mano a improvvisati tuttologi, occorrono specialisti autorevoli. Solo in questo modo si potrà sperare di vedere il nome di Renato Guttuso assurgere al posto che gli spetta nel panorama nazionale e internazionale dell’arte italiana ed europea.
Quella della chiusura è una proposta, non solo provocatoria, per questo chiedo agli eredi Guttuso, a tutti gli intellettuali e a tutti quelli che hanno a cuore l’arte del grande Maestro di condividerla. Immagino che sarà difficile trovare a Bagheria persone, anche intellettuali, che approvino questa proposta e a loro chiedo un supplemento di riflessione, immagino anche di attirarmi molti nuovi nemici, e di questo me ne farò una ragione. Adesso, anche volendo smettere di immaginare, quando penso che potrebbe essere nominare da un momento all’altro il nuovo direttore artistico scegliendolo solo tra i bagheresi, rimango sempre più convinto che l’amore per Guttuso in questa città, come sempre, è fatto di apparenze e non di sostanze. Sono certo che Guttuso, ovunque si trovi, è dalla mia parte!

Ezio Pagano

Foto di copertina: Aldo Renato Guttuso a tre anni in un ritratto di Nicola Coglitore (particolare)