“ Dichiaro che tra le tante donne che io condussi al rogo per presunta stregoneria, non ve ne era una sola della quale avrei potuto dire con sicurezza che fosse una strega. Trattate i superiori ecclesiastici, i giudici e me stesso come quelle povere infelici, sottoponeteci agli stessi martiri e scoprirete in noi tutti dei maghi”
Lenzavacche è il nome di un piccolo paese siciliano, che prese il nome da un barone mandriano che fece fortuna con i bovini. In questo piccolo centro, si incrociano le storie di un giovane ed un bambino, su entrambi ricade una sola “colpa”, quella di essere diversi, una diversità nel corpo che li emargina ai confini di una società, dominata dal regime fascista, ottusa e superstiziosa.
Così la vita del piccolo Felice, figlio di un “santo” e di una “strega” assume un ruolo centrale per due donne, la madre Rosalba e la nonna Tilde, che lotteranno per donare a Felice, ciò che gli spetterebbe per diritto, una vita semplice e dignitosa.
Nella storia di Simona Lo Iacono, viene fuori un amore tra due persone così diverse; Rosalba e l’arrotino detto il santo, legati da un profondo amore per i libri e per la lettura che va, come ogni cosa di magico, oltre ogni ceto sociale ed ogni ideologia politica, abbattendo muri che gli stessi uomini edificano senza troppa cautela nella società. Tutti e due come tutti, sono soggetti alla legge universale dell’amore: ad ogni amore è concesso un tempo, e non sempre questo spazio breve, miracoloso, colma le nostre attese.
“In casi come il nostro le streghe non parlavano mai di amanti o di coniugi, ma di fiamme gemelle, un ceppo antico e rarissimo di coppie che vivono naufraghe sulla terra, e sbandano fino a che non abbiano la ventura di ricongiungersi”
Il piccolo Felice e il giovane maestro Mancuso, che hanno nelle donne di famiglia i loro punti di riferimento, sono legati, oltre che dalle loro “diversità” fisiche da quello che si scoprirà essere un legame arcaico e di sangue che, oltre a renderli speciali, fa si che ciascuno di loro, intersecando le loro vite, sia salvifico per l’altro.
Il libro di Lo Iacono, candidato al premio Strega 2016, mette in risalto la posizione di tante donne che per secoli hanno subito una vera e propria persecuzione perché definite streghe. Donne, che avevano la sola colpa di essere libere, di avere voglia di conoscenza, di avere un intelligenza ed una capacità di gran lunga superiore degli uomini che le hanno condannate, donne che possedevano i segreti reconditi della natura, di un medicamento, donne che conoscevano l’amore puro.
Ancora oggi molti si chiedono se sono effettivamente esistite le streghe. Così scrisse un gesuita del Seicento: "Le accompagnavo al rogo e sapevo che erano tutte innocenti. E poteva capitare a chiunque". E infatti capitò a milioni di donne in tutta Europa, bruciate vive perché troppo libere intellettualmente e sessualmente.
San Bernardino da Siena, invocava su tutte costoro il fuoco, il rogo, il cui fumo era addirittura definito incenso, che sarebbe stato ben gradito a Domineddio. La verità sta nel fatto che uomo o donna, chiunque usasse la testa costituiva una minaccia alla ricchezza e al potere di una minoranza di privilegiati e andava quindi eliminato. Ed oggi ….è cambiato qualcosa? Di sicuro non vi è l’eliminazione fisica, almeno nei popoli considerati civili, ma in altre parti del mondo a che punto siamo?
Le streghe non sono mai esistite, tranne che nella mente delle persone. Tutto quello che c’era nei tempi antichi era alcune donne e uomini che hanno creduto nelle cure a base di erbe e nel folklore e nella voglia di volare. Streghe? Siamo tutti streghe in un modo o nell’altro. Siamo tutti streghe sotto la pelle. Meditiamo gente …meditiamo
Giuseppe Gargano