Uno era Giuseppe Billitteri, tenente segretario della compagnia d’armi di cui era capitano Giuseppe Scordato. Scrisse una lettera per conto di quest’ultimo.
Capitania d’Armi 1° Compagnia del Distretto di Palermo Num. 39
Al Signore
Il Signor Direttore del Dipartimento di Polizia
Palermo lì 2 febbraio 1850
Signore
Ho l’onore rassegnarle che nel trasferire i delinquenti per i Comuni ove son diretti per andarsi a fucilare, nel transito delle tappe, chiedono sussidio di cibarie; quindi si piaccia farmi conoscere se debbo dirigermi ai Sindaci locali o pure che si apprestassero da questa i mezzi di sussistenza, mentre per diverse passate volte, è andato a mio carico. Pel Capitano d’armi.
A margine della lettera una annotazione di Salvatore Maniscalco. Egli risponderà ( e lo farà il 5 febbraio ) che le eventuali spese sarà il prefetto a rimborsarle. Chi sono questi delinquenti che, condotti alla fucilazione, per strada , durante il viaggio, chiedono “sussidio di cibarie”?
Condannati per possesso d’un’arma, in contravvenzione all’ordinanza del luogotenente del re del 16 giugno 1849, dal carcere del Castelloamare in Palermo, dov’erano stati rinchiusi e giudicati dal consiglio di guerra
subitaneo, venivano accompagnati in carrozza al luogo dell’esecuzione, il paese d’origine. Erano loro a far da scorta, i compagni d’armi. E dovevano pensare anche a fornirgli da mangiare, magari ne avevano voglia
pur recandosi a morire, chiedendo poi il rimborso delle spese . ASP, Real Segreteria di Stato, Dipartimento Polizia, Filza n. 591, documento n. 295.
Uno era Giuseppe Manfrè, capo ronda di Bagheria, ucciso a scupittati la sera del 15 aprile 1851 mentre tornava a piedi da Santa Flavia dove s’era recato per servizio.
Una era Paola Lanza, sorella di Antonino, fuorbandito, accusato di essere uno degli assassini di don Gesualdo Pittalà e trovato morto in contrada Lanza il 7 settembre 1849, contenta della morte di quel capo onda.
Uno era il giudice regio del circondario di Bagheria don Emanuele Cicala che, per quella contentezza espressa, l’arresta e così scrive a Salvatore Maniscalco : Giudicato Regio del Circondario di Bagaria N. 200
Al Signor Direttore del Dipartimento di Polizia presso S.E. il Luogotenente Generale in Sicilia-Palermo. Bagheria 18 aprile 1851
Signore
In continuazione del mio foglio del 16 andante, relativo all’assassinio commesso in persona dello disventurato capo ronda Giuseppe Manfrè la precedente notte mentre per affari di servizio reduce dalla comune di Santa Flavia, faceva in questa ritorno, deggio palesarle che jeri la nominata Paola Lanza, sorella del fu fuorbandito Antonino Lanza, percorrendo le strade di questa Comune, mostrava sommo compiacimento per la infelice morte del Manfrè ed alludendo alle sacre cerimonie del Giovedì Santo in cui la chiave del Santo Sepolcro si mette dal Sacerdote celebrante addosso di qualche persona distinta del paese, andava dicendo, che al collo del Manfrè avevano appesa la chiave due giorni prima, e di ciò non contenta, diceva pure che teneva una bella gallina per farla mangiare al Manfrè il giorno della prossima Pasqua. A reprimere tanta audacia ed inumanità, io ho fatto subbito arrestare quella pettegola e l’ho messa a di lei disposizione in queste prigioni circondariali.
Il Giudice Regio
Emanuele Cicala
ASP, Real Segreteria di Stato, Dipartimento Polizia, Filza n. 992, Documento n. 5741.
Uno era Baldassare Scordato nel 1854 quando, ai primi di marzo, inviò una supplica per essere nominato guardia straordinaria della deputazione sanitaria di Solanto. Il soprintendente generale e presidente del supremo magistrato di salute pubblica cui la supplica era stata inviata chiese, il 18 marzo, informazioni sullo Scordato all’intendente. E questo girò la richiesta, il 22 marzo, al prefetto e al giudice regio del circondario di Bagheria. Prima ( 31 marzo ) rispose il giudice e dopo ( 10 aprile ) il prefetto. Diranno della buona condotta morale dello Scordato, della stima che godeva da parte dei buoni, ch’era dedito ai fatti suoi. Certo era stato maggiore dei cacciatori al tempo della rivoluzione ma dopo… . Queste informazioni, il 13 aprile, dall’intendente giungeranno al soprintendente generale ( ASP, Intendenza, filza n. 1707 ). Glielo daranno quel posto di guardia straordinaria? Chi era Baldassare Scordato? Il buon Baldassare era il fratello del brigante Giovan Battista ucciso mentre era latitante e scorreva le campagne il 19 dicembre 1843. E fratello era di Giuseppe eroe del ’48, del partito della resa nel ’49, per questo amnistiato e nominato capitano della compagnia d’armi, una sorta di polizia rurale che gli permise di dominare, prototipo di mafioso, il territorio fino a quando, nel 1852, venne fatto arrestare dal direttore di polizia Salvatore Maniscalco. Due fratelli terribili per il buon Baldassare. Ma, nel suo passato, c’era forse qualcosa di inconfessabile. Non era stato un abigeatario?
Sottintendenza del Distretto di Termini
A sua eccellenza il Ministro Seg. Gen. di Polizia
Palermo
11 dicembre 1838
Eccellenza
Sono a me ricorsi Nicolò Greco, Ciro Tuzzolino, e Giovanni Cavallaro compagni d’arme della compagnia di D. Antonino Picone per conseguire il guiderdone meritato sullo arresto eseguito di Baldassare Scordato e compagno con quattordici animali bovini rubati a Giovanni Cirino del comune di Gratteri. La loro operazione fu eseguita negli ultimi giorni di Agosto nella montagna di Milicia Soprana …tutto fu eseguito, gli animali furono rimessi al giudice locale ed inviati i ladri allo stesso nella conveniente processura…
Il Sottintendente.
ASP, Real Segreteria di Stato, Dipartimento Polizia, Filza n. 261, Documento n. 74.
Uno era Domenico Castellana di Caltavuturo. Era parrino e si presentò al concorso per arciprete della Madrice. Era l’unico concorrente e quel concorso lo vinse. Fu l’8 maggio del 1858 che occupò quel posto tenendolo poi per ben 32 anni. Però fu proprio all’inizio della sua arcipretura che negò la sepoltura religiosa ad una ragazza morta di parto senza essersi sposata e che risultava perciò ancora fujuta. Pare che non si fosse potuta sposare perché l’uomo era suo cugino e aspettavano la dispensa e pure perché era in carcere
(Francesco Michele Stabile).
Uno era Pasquale Puleo, fratello di Angela cui il parroco, per la sua guerra alle fujtine ( come se tutti avessero i soldi per potersi sposare regolarmente ) intendeva negare quel funerale in chiesa. Pasquale una supplica scrive , come allora s’usava, e la invia a don Francesco Farina, sindaco, che la invia al duca della Verdura, intendente.
Amministrazione civile del Comune di Bagaria
N. 319
Oggetto
Per la negata sepoltura al cadavere di Angela Puleo
Al Sig. Intendente della Provincia di Palermo
Bagaria lì 27 luglio 1858
Eccellenza
Mi onoro compiegarle supplica di questo Pasquale Puleo, il quale reclama la revoca della misura data da questo Rev. Parroco, il quale ha voluto negare la Sepoltura ecclesiastica al cadavere di Angela Puleo sorella del ricorrente, e che per disposizione di questo Regio Giudicato ho dovuto far chiudere in una cassa ben condizionata, situandola come in luogo di deposito nell’atrio attiguo alla sepoltura del Miseremini di questa. La priego farla pervenire al Rev.mo Monsignor Arcivescovo per darsi da lui quelle disposizioni, che crederà all’uopo. La priego infine far conoscere al prelodato Rev.mo Arcivescovo …che lo scandalo pubblico è al colmo.
Il Sindaco
Francesco Farina.
ASP, Intendenza, Filza n. 1707.
Dunque la famiglia, attraverso il fratello Pasquale, protesta contro quel parroco e protesta la popolazione di Bagheria e anche Guglielmo Capozzo, giudice regio, si mette dalla parte della morta. Vengono coinvolte le altre autorità civili ( sindaco e intendente ) e quella religiosa. Intanto quella cassa ben condizionata resterà in luogo di deposito parecchi giorni perché se il sindaco scrive all’intendente il 27 luglio, quest’ultimo porrà la questione all’arcivescovo soltanto il 10 agosto. L’arcivescovo dal canto suo, preoccupandosi sicuramente dello scandalo pubblico, risolverà il problema in un tempo brevissimo.
Arcivescovado di Palermo
N. 1144
Oggetto
Per la sepoltura ecclesiastica al cadavere di Angela Puleo di Bagaria
A Sua Eccellenza
Il Sig. Intendente della Provincia di Palermo
Palermo 18 agosto 1858
Eccellenza
Di riscontro all’ossequiato suo foglio del 10 andante n. 4256 che tratta della negata sepoltura ecclesiastica al cadavere di Angela Puleo di Bagaria, mi do il bene manifestarle, che essendo state ponderate le ragioni del Parroco e le altre dei con giunti della Defunta, fu formato il concetto con la guida del SS canone e del Real Decreto del 10 ottobre 1826, che essa non moriva da impenitente, e non applicabile la misura di essere privato il cadavere della chiesastica sepoltura, ed è stato perciò ordinato con Decisione del 13 volgente mese che, revocando la determinazione del Parroco, il cadavere suddetto fosse sepolto in luogo sacro secondo il rito della chiesa.
L’Arcivescovo
Giovanni Battista Naselli.
ASP, Intendenza, Filza n. 1707.
Biagio Napoli
(Gennaio 2018).