Per Francesco Urso, palermitano di 27 anni, disoccupato residente nel quartiere Oreto, l'accusa è di tentato omicidio e porto abusivo d'arma da fuoco:
il provvedimento di fermo è stato firmato dalla dr.ssa Pavan della Procura di Termini Imerese.
A Francesco Urso, pluripregiudicato per reati di violenza e figlio di Urso Giuseppe condannato all'ergastolo per la partecipazione alla strage di Via D'Amelio, (aveva partecipato al furto e ad imbottire di tritolo la 126 che fece saltare in aria Paolo Borsellino e la sua scorta),i carabinieri sono arrivati dopo una intensa indagine durata una settimana, in cui sono stati ricostruiti tutti i contorni della vicenda.
Come avevamo già scritto sin dal primo momento, già nel pomeriggio di quel 12 aprile c'era stata una rissa, che aveva visto coinvolto Urso a ridosso del Babilonia pub: pare che sia stato uno sguardo di troppo o un complimento, comunque un motivo banale a scatenare la rabbia e la violenza dell'Urso che si accompagnava con due ragazze, nei confronti di un giovane flavese.
Alcuni amici spalleggiano il contendente locale, respingendo l'attacco dei "palermitani".
I carabinieri avevano riportato la calma ed identificato alcuni dei partecipanti e questo è servito a risalire successivamente all'autore della sanguinosa ritorsione.
Dopo qualche ora da una Fiat 126 in corsa che era passata davanti alla zona del Babilonia pub ed alla sala di video giochi, è stato sparato all'impazzata un colpo di pistola che ha colpito Filippo Settegrani,un giovane di 29 anni che lavora in una nota pescheria di Bagheria, assolutamente incolpevole, e che niente aveva a che fare, come è stato accertato, con la vicenda del pomeriggio.
I carabinieri accertavano la presenza di Francesco Urso nella 126 e sono in queste ore alla ricerca dei suoi complici nella spedizione "punitiva".
Il Settegrani, per fortuna, dopo il ricovero all'Ospedale "Buccheri La Ferla, è stato operato, e dopo l'estrazione del proiettile ha avuto una prognosi di trenta giorni.