Riceviamo e pubblichiamo: Innanzitutto, comprensione solidarietà e rispetto per quanti vivono gravi situazioni di disagio per intimidazioni
Meno comprensione, molto meno, per quanti non riescono a fare emergere (quanto meno) l’anelito per una cultura antimafiosa o peggio, ritengono che lo sforzo non serva a nulla.
Ciò, però, non significa non prendere in seria considerazione i motivi per cui manchi il coraggio di compromettersi pubblicamente contro il fenomeno mafioso. Ci mancherebbe! Da qui, pertanto, una riflessione ed anche un invito.
Forse è opportuno considerare che il “coraggio” da parte di commercianti, imprese e artigiani, per la denuncia dell’assalto mafioso, come il “coraggio” da parte del singolo cittadino di compromettersi -anche soltanto con una manifestazione o con una firma- sono proporzionati all’avvertimento, consapevole o inconsapevole, delle garanzie che la politica, le forze dell’ordine, la società civile tutta, possono assicurare per una adeguata tutela.
Allora, il primo interrogativo da porsi è: queste realtà sociali danno sufficienti garanzie di tutela?
E, se non le danno, come deve muoversi la stessa società attraverso le sue componenti? La risposta non è semplice.
Riteniamo, ad esempio probante, che la questione dei beni confiscati alla mafia possa e debba essere un ‘campo di lavoro’ (si potrebbe dire anche ‘sperimentale’) fondamentale e di impatto immediato, per coltivare ed esercitare quanto necessario a dare segnali forti di controllo e di tutela del territorio da parte della Società Civile, con tutte le sue forze (associazioni, sindacati, movimenti), la Politica e le Forze dell’Ordine.
Ottenere buoni risultati circa la gestione dei beni confiscati alla mafia, partendo da una efficace, intelligente e lungimirante legislazione in proposito, è elemento di indubbia garanzia perché si rafforzi il coraggio di combattere i mafiosi e la cultura mafiosa.
In quest’ottica, per restare nel nostro ambito territoriale, riteniamo che si dovrebbe lavorare strenuamente in tal senso, mettendo in atto iniziative anche eclatanti di ‘strada’, soprattutto di ‘strada’, per conseguire, alla luce del sole, quei necessari risultati che non potranno non infondere il giusto “coraggio” a ciascun cittadino, di partecipare apertamente alla costruzione di una cultura di lotta alla mafia.
La “liberazione” dal ‘mostro’ in zona Mongerbino, anche se dopo 27 anni (quasi tanti quanti ne stanno servendo per la realizzazione di una Scuola!) è un elemento importantissimo per stimolare ad andare avanti; una gestione concreta di strutture e di ‘fatti’ attinenti i beni confiscati non può non prevedere il coinvolgimento non solo di rappresentanti istituzionali in iniziative e operazioni, appunto, concrete e compromettenti nei riguardi della mafia, ma anche, e soprattutto, di scuole, di studenti, di giovani .
Come Gruppo Civico ‘Noi Cittadini’ di Bagheria, intendiamo sollecitare la riapertura dello Sportello Comunale della Legalità.
La sua presenza ed attività costituirebbe un elemento, anche simbolicamente, molto caratterizzante e impegnativo per l’ Amministrazione.
Esso dovrebbe lavorare in sinergia con le forze sociali e le Associazioni, soprattutto con quelle che più specificatamente hanno assunto come obiettivo la lotta e il contrasto al sistema mafioso, e che, a loro volta, dovrebbero perciò sollecitare fortemente l’Amministrazione in tal senso.
Da questa sinergia potrebbe derivare quanto necessario a contrastare sia la cultura mafiosa sia le azioni mafiose, in collegamento con le Forze dell’Ordine. In tal senso lo Sportello potrebbe svolgere un compito molto vasto col coinvolgimento di altri Enti pubblici e delle Scuole. A queste, ai giovani, dunque, potrebbe essere affidata, in collaborazione con le Associazioni, nel massimo della trasparenza e del controllo di legalità, l’”adozione” di un bene confiscato, come concreta realizzazione di cittadinanza attiva.
Da questa sinergia potrebbe derivare una gestione dei beni confiscati alla mafia ben visibile, tangibile, fruttuosa, in termini di positiva ricaduta sulla stessa società civile, sulla vivibilità del territorio, sul suo necessario ed indispensabile sviluppo.
Ottenere buoni risultati circa la gestione per pubblica utilità dei beni confiscati sarebbe elemento di indubbia garanzia perché commercianti, imprese, artigiani, singoli cittadini, possano concretamente percepire quelle sufficienti garanzie di tutela e di sostegno al “coraggio” di mettersi in gioco.
Chiudiamo con una ipotesi buttata quasi per caso: demolire il corpo basso posto nella Villetta Ugdulena( peraltro abusivo) e trasferire gli uffici in un immobile confiscato, potrebbe avere il senso di una duplice “liberazione” e prospettive di cambiamento …..?
Il Gruppo Civico “ Noi Cittadini” di Bagheria