Durante queste festività siamo venuti casualmente a contatto, o più semplicemente ne abbiamo avuto notizia, con un fenomeno “sociale”, che fa onore a Bagheria
Sono indubbiamente fenomeni che riguardano certi settori sociali il cui denominatore comune è la sensibilità e l’attenzione verso il mondo che li circonda, se benestanti, moderati o progressisti non importa, ma che rendono testimonianza del fatto che tanta gente, al di là e al di fuori di schemi e classificazioni politiche si interroga sui movimenti di fondo, sulla sorte degli ultimi ed in definitiva sul futuro della nostra comunità.
Mi riferisco in particolare a quel diffuso moto di solidarietà, che nel periodo delle festività, in specie durante le festività natalizie ( ma non solo) assume connotati più consapevoli e robusti e diviene quasi un argine al dolore, alla sofferenza, o anche solo alle difficoltà degli “ultimi”.
Abbiamo visto con i nostri occhi, o ne abbiamo avuto notizia, di imprenditori, di professionisti e commercianti, che nel silenzio si sono prodigati per rendere meno amaro il Natale di tanti, meno fortunati.
Abbiamo visto noti imprenditori impegnarsi davanti ai supermercati per incoraggiare, distribuendo volantini, una spesa extra ai più abbienti, da destinare ai più bisognosi; abbiamo visto importanti operatori economici fare cospicue donazioni alla Missione di speranza e carità di Biagio Conte e alla Caritas cittadina; abbiamo visto grossi commercianti destinare alle famiglie più bisognose, giocattoli, abbigliamenti e quant’altro. E non sono casi singoli o mosche bianche: tutt'altro.
Ma non solo questo: abbiamo appreso di facoltosi professionisti, che al di là delle giornate canoniche, hanno destinato cifre non indifferenti agli enti di ricerca che lavorano per trovare antidoti a malattie genetiche rare, o alla distrofia o ai tumori. Taluni addirittura riducendo di una cifra percentuale la somma che avevano pensato di destinare ai regali, dirottandola verso la solidarietà.
E’ la parte migliore di questa città che senza squilli di tromba e rulli di tamburo dà una mano, e non per mettersi semplicemente la coscienza a posto o per sdebitarsi con la sorte che li ha favoriti, ma perché “sente” di farlo, senza costrizione alcuna, nel silenzio, nella gioia, che è solo interiore, di dare.
Ma è stata una notizia che abbiamo appreso durante una serata tra amici, che ci ha stupiti e commossi: una famiglia di professionisti che hanno già due figli nell’età dell’adolescenza hanno chiesto l’affidamento di una coppia di piccoli, un fratello e una sorella, oggi in una casa protetta.
Ma non è stata la notizia, in sé pur bellissima, che ci ha più colpito: è stato, il luccichio degli occhi di genitori e figli, allorchè accennavano, con grande pudore, a questa eventualità che si sarebbe concretizzato di lì a poco.
La gioia di potere donare un sorriso e un po’di serenità a questi piccoli era, e si vedeva, la loro più grande gratificazione.
La questione di cui abbiamo detto non è di poco momento, e non è solo questione di buonismo natalizio, anche perché del rapporto tra solidarietà e politica se ne sono sempre occupati pensatori autorevoli.
Bertolt Brecht con una bella poesia del 1931 dal titolo “Il Dormitorio”, che sotto riportiamo, si era intrattenuto sull’argomento.
Sento che a Nuova York
All’angolo tra la 26 strada e Broadway
Nei mesi d’inverno ogni sera c’è un uomo,
e ai senzatetto che là si radunano procura nel dormitorio un letto.
Il mondo così non si muta,
i rapporti tra gli uomini non si fanno migliori così,
l’era dello sfruttamento non diventa più breve.
Ma alcuni uomini hanno un letto per la notte,
il vento per tutta una notte è tenuto lontano da loro,
la neve a loro destinata cade sulla via.
Non chiudere il libro dove questo tu leggi, uomo.
Alcuni uomini hanno un letto per la notte,
il vento per tutta una notte è tenuto lontano da loro,
la neve a loro destinata a cade sulla via.
Ma il mondo così non si muta,
i rapporti fra gli uomini non si fanno migliori così,
l’era dello sfruttamento così non diventa più breve.
E negli anni ’70 era di moda una citazione Mao Tze Tung, che più o meno recitava così: “ Piuttosto che regalare pesci a chi ha bisogno ( il riferimento era allora ai paesi poveri o in via di sviluppo), meglio dargli delle lenze e insegnargli a pescare. Vero, giusto.
Solo che, come si è visto negli ultimi decenni, ai paesi, da sempre in via di sviluppo, si sono regalati da parte dei governi sempre meno pesci e quelle benedette lenze stentano a funzionare, e le uniche cose che talvolta hanno lasciato il segno sono le realizzazioni delle organizzazioni di solidarietà.
E così anche da noi.