Un bagherese assolto dall'accusa di usura dopo essere stato denunciato dal compare

Un bagherese assolto dall'accusa di usura dopo essere stato denunciato dal compare

cronaca
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Il Dott. Lirio Gaetano Conti,  lo scorso 8 giugno, ha pronunciato sentenza di assoluzione "perché il fatto non sussiste" nel processo svolto con rito abbreviato nei confronti di Buttitta Salvatore, assistito dall'Avv. bagherese Fabio Vanella e dall'Avv. Tommaso Sciortino.

I fatti: Buttitta Salvatore veniva denunciato il 17.05.2018 per supposti fatti di usura da Cataldo Giuseppe.

Il Cataldo è un imprenditore piuttosto noto nel comprensorio di Bagheria. Per anni è stato L.R. di due società, la IREC srl e la IRECONSULTING SRL, aziende leader in Sicilia, tra il 2006-2013, nei servizi di certificazione di sistemi qualità aziendale, partners dei principali enti certificatori europei. Entrambe le aziende sono fallite (la IRECONSULTING nell'ottobre del 2016, la IREC nell'aprile del 2018). I passivi accertati ammontano a milioni di euro (debiti verso l'Erario, le banche, gli enti certificatori, gli ex dipendenti). In relazione a entrambi i fallimenti, il CATALDO è stato rinviato a giudizio per bancarotta, essendo emersi atti distrattivi per svariate centinaia di migliai di euro, oltre ad aver occultato/distrutto i libri e le scritture contabili.

All'indomani del secondo fallimento, il CATALDO si reca presso il Nucleo della GdF di Palermo, che lo sta già indagando per fatti di bancarotta, e denuncia il BUTTITTA, assumendo che per oltre un decennio gli avrebbe prestato denari (dell'ordine di 10, 20, 30 mila euro al mese), al tasso del 6, 7 % mensile. A suo dire, negli anni tra il 2002 ed il 2013, le sue aziende avrebbero sofferto di crisi di liquidità, e quei prestiti gli erano necessari per far fronte al pagamento di stipendi dei lavoratori, contributi e tasse. il rientro del debito usurario sarebbe stata la causa del dissesto finanziario delle sue società.

A seguito di una corposa attività di investigazione difensiva, il quadro è stato letteralmente sovvertito.

E' stato dimostrato che:

Il BUTTITTA era un fraterno amico del CATALDO; negli anni in cui il CATALDO lamentava di aver subito usura, vi era un rapporto di grande intimità tra i due (le loro famiglie si frequentavano abitualmente, trascorrevano insieme le feste comandate, i coniugi BUTTITTA avevano fatto da padrini di cresima dei figli del CATALDO, Angelo Buttitta, figlio dell'imputato, era stato assunto e lavorava alle dipendenze del CATALDO);
negli anni tra il 2002 ed il 2013, diversamente da quanto asserito dal CATALDO, le sue aziende non avevano sofferto alcuna crisi di liquidità (i bilanci di esercizio avevano fatto registrare costantemente utili per decine di migliaia di euro, a fronte di fatturati di centinaia di migliaia di euro);
in quegli stessi anni, il CATALDO e la sua famiglia avevano vissuto in condizioni di grandissima agiatezza. Risulta documentato l'acquisto di: imbarcazioni di lusso (un Cranchi Zaffiro, imbarcazione del valore di 250.000 euro, di prima immatricolazione, e poi a seguire uno Yacht Intermare da 400.000 euro...), immobili (nell'anno 2009, un immobile a Termini Imerese, e nel novembre 2011 un appartamento di 260 mq al 17° piano del grattacielo di Via Resuttana), auto di grossa cilindrata (il suo parco auto, in quegli anni, comprendeva Audi A8, BMW Serie 6, BMW X5, Mercedes CLS (solo per citarne alcune). Tra il 2008 e il 2013 CATALDO e la moglie si faranno liquidare dalle società emolumenti (da lavoro o assimilati) per 100.000 euro l'anno.
per mantenere quella condizione di agiatezza il Cataldo aveva bisogno di ingenti liquidità, che neppure il lauto stipendio suo e della moglie potevano assicurargli. Per questo, aveva approfittatto del BUTTITTA, trasformandolo di fatto nel suo bancomat personale, avvalendosi dei rapporti bancari a lui intestati per operazioni di cambio assegni, prestiti, anticipazioni di liquidità.
il BUTTITTA, pur non avendo risorse a sufficienza (vivendo della rendita dell'affitto di un locale commerciale nel centro di Bagheria), non si era sottratto alle pressanti richieste dell'amico, attingendo addirittura a scoperture bancarie. Lo aveva fatto, vuoi in nome della loro amicizia fraterna, vuoi per l'imbarazzo di negare la cortesia a colui che era pur sempre il datore di lavoro del figlio;
il signor BUTTITTA si affrancherà dal CATALDO solo nell'aprile del 2013, dopo avere scoperto che il nipote, di appena 4 anni e mezzo, era stato colpito da una grave malattia (una leucemia linfoblastica acuta). Fu allora che, di fronte alle prioritarie esigenze della sua famiglia, aveva respinto le richieste di denaro del CATALDO.
a fronte dello "sgarbo" subito, il CATALDO, pur consapevole del grave momento di difficoltà vissuto dai BUTTITTA, appena un mese dopo (maggio 2013) licenziò Angelo dall'azienda, privandolo così dell'unica fonte di sostentamento familiare.
Dal maggio del 2013, i rapporti personali/familiari/finanziari tra i BUTTITTA ed i CATALDO si interromperanno definitivamente.
E' importante sottolineare come l'analisi dei conti correnti del BUTTITTA ha restituito la prova dirimente della non usurarietà dei prestiti. E' emerso, infatti, che ad ogni assegno del CATALDO portato all'incasso dal Buttitta facevano da contropartita uno o più prelevamenti per contanti, di pari importo, registrati nella stessa data (o con qualche giorno di scarto rispetto al versamento dell'assegno). La stretta simmetria tra importi e date ha permesso di dimostrare in modo inequivocabile come il bilancio delle entrate (assegni versati) e delle uscite (prestiti per contanti al CATALDO) fosse in perfetto equilibrio e che nessuno dei prestiti accordatigli fosse mai stato remunerato da un tasso d'interesse.

Da qui l'assoluzione pronunciata dal Gup Conti con la più ampia formula liberatoria "perché il fatto non sussiste" nei confronti di Buttitta Salvatore-.

Foto di copertina l'Avv. FAbio Vanella.