"Ucciso per aver chiesto il pizzo alle ditte dell'Ing. Aiello", arrestato il mandante di un omicidio del 2001

"Ucciso per aver chiesto il pizzo alle ditte dell'Ing. Aiello", arrestato il mandante di un omicidio del 2001

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Alle prime luci dell'alba di ieri  la Squadra Mobile della Questura di Messina, sezione di contrasto alla criminalità organizzata e “Catturandi”, ha dato esecuzione all’ordinanza applicativa della misura della custodia cautelare in carcere – richiesta dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina – a carico di Domenico Virga, 57 anni, di San Mauro Castelverde.

L’uomo è considerato elemento di spicco dell’organizzazione di tipo mafioso denominata Cosa nostra e, segnatamente, del mandamento di San Mauro Castelverde-Gangi, in quanto ritenuto responsabile – quale mandante – dell’omicidio di Francesco Costanza, di Tusa, commesso nella strada tra San Fratello e Acquedolci poco più di 19 anni fa. Alle ore 7,30 circa del 29 settembre 2001, in un terreno di contrada Cartolari di Acquedolci, fu rinvenuto il cadavere di Costanza inteso “Franco”, 67 anni, colpito da colpi di arma da fuoco esplosi con una pistola calibro 7,65 e successivamente finito con alcuni colpi di pietra al capo.

La vittima, gravitante negli ambienti della criminalità organizzata di Mistretta, era già stato oggetto di molteplici azioni investigative della Direzione Distrettuale Antimafia messinese. Le indagini, pur confermando l’inserimento del Costanza nel contesto malavitoso delle famiglie operanti al confine tra le province di Messina e Palermo, non avevano portato all’identificazione di mandanti ed esecutori. A dare un contributo rilevante alle indagini sono state le recentissime dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia di Tortorici Carmelo Barbagiovanni, inteso “U muzzuni”, attualmente detenuto, esponente del clan malavitoso dei Batanesi, che ha deciso di varcare il fronte e collaborare dopo l’arresto dell’operazione “Nebrodi” il 15 gennaio 2020.

IL MOVENTE DELL’OMICIDIO

Il Barbagiovanni, in relazione all’omicidio di Francesco Costanza, ha fornito una precisa descrizione del contesto in cui esso è maturato e delle efferate modalità di esecuzione, autoaccusandosi di tale azione criminosa. Secondo il narrato del collaboratore, a commettere l’omicidio sono stati egli stesso e tale Sergio Costanzo, soggetto oggi deceduto in quanto assassinato nelle campagne di Centuripe nel 2010. In data 1 ottobre 2010, infatti, in contrada Vaccheria, nel Comune di Centuripe, è stato rinvenuto il corpo privo di vita di Sergio Costanzo, classe 1974, attinto da svariati colpi di fucile mentre era appena giunto al consorzio irriguo presso il quale prestava la propria attività lavorativa. Uno dei colpi, probabilmente costituente un preciso segnale, è stato esploso ai genitali dell’uomo. Tornando ora alle vicende dell’omicidio del Costanza, secondo le evidenze investigative raccolte, il movente della sua eliminazione è da ricercarsi nella circostanza che il predetto avesse richiesto a titolo di estorsione del danaro a ditte impegnate in lavori nel comprensorio territoriale insistente ai confini tra le province palermitana e messinese, alcune delle quali riferibili all’imprenditore Michele Aiello, di Bagheria, ritenuto vicinissimo al defunto capo di Cosa Nostra Bernardo Provenzano e già implicato nella vicenda giudiziaria delle talpe in procura a Palermo che vide il coinvolgimento dell’allora presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, membri delle forze dell’ordine ed esponenti della sanità privata dell’Isola (detta operazione scattò il 5 giugno 2003) Secondoi il racconto del pentito Barbagiovanni, confermato da Nino Giuffre". 

(“Aiello prima di andare in provincia di Messina fa avere notizia ai suoi paesani di Bagheria, che deve andare a fare ‘sti lavori, e i suoi compaesani passano la notizia a Provenzano che deve andare a fare su discursu, e Provenzano mi passa la notizia a me e io metto a posto questo lavoro”, dichiara Barbagiovanni, così parla anche Nino Giuffrè. A confermare le dichiarazioni del collaboratore, infatti, ci sono infatti anche quelle di Giuffrè, per molti anni stretto collaboratore di Bernardo Provenzano, dal quale aveva ricevuto incarico di tentare la ristrutturazione di Cosa nostra su vasta scala. Ed è quest’ultimo a fornire il movente: “Fu ucciso perché girava per conto suo tanto che aveva chiesto il pizzo senza autorizzazione ad una impresa di Bagheria che era stata già messa a posto da me per conto di Provenzano e anche perché era sospettato di essere confidente delle forze dell’ordine”. https://www.ilfattoquotidiano.it/)

Il Costanza, quindi, aveva formulato pretese estorsive nonostante fosse già stata effettuata la cosiddetta “messa a posto” ed in seguito alle lamentele dell’Aiello, il Giuffrè, sensibilizzato in merito dal Provenzano, si rivolse al Virga per risolvere la questione il quale, a sua volta, interessò della cosa i referenti della famiglia mafiosa mistrettese, competente per territorio. La Squadra Mobile di Messina, con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina ha, quindi, avviato una serratissima attività di riscontro alle dichiarazioni del Barbagiovanni, accertando come le stesse siano perfettamente sovrapponibili a quelle rese, circa vent’anni prima, dal collaboratore di giustizia Antonino Giuffrè (inteso “Manuzza”, elemento di assoluto rilievo di Cosa Nostra palermitana, già capo mandamento di Caccamo e vicinissimo a Bernardo Provenzano) e, più di recente, da Carmelo Bisognano, al tempo uno dei più autorevoli rappresentanti della famiglia mafiosa di Barcellona Pozzo di Gotto, avendo per anni ricoperto il ruolo di leader indiscusso di quella particolare articolazione del clan dei “barcellonesi” meglio conosciuta come gruppo dei “mazzarroti” operante in Mazzarrà Sant’Andrea e collaboratore dal dicembre 2010. I pentiti hanno riferito del summit all’esito del quale fu decisa l’eliminazione del Costanza, svoltosi qualche settimana prima dell’omicidio in un casolare abbandonato a Tusa. Alla riunione in questione – stando alle verbalizzazioni dei pentiti – hanno preso parte elementi di assoluto rilievo delle famiglie mafiose operanti nella zona posta a confine tra le province di Palermo e Messina: l’odierno arrestato Domenico Virga (nipote del boss Peppino Farinella, l’indiscusso capo di Cosa Nostra a San Mauro Castelverde, morto a 92 anni per cause naturali qualche anno fa) per i palermitani; Sebastiano Rampulla (oggi defunto) e fratello del più noto Pietro, artificiere della strage di Capaci del 23 maggio 1992 per i mistrettesi; Carmelo Bisognano per i barcellonesi; Carmelo Barbagiovanni per i Batanesi di Tortorici.

Peraltro, nel corso dell’incontro, i maggiorenti delle famiglie mafiose hanno chiesto al Costanza spiegazioni sia in merito a somme di denaro da lui trattenute nonostante fossero destinate a compagini mafiose palermitane che alla richiesta del “pizzo” a ditte già “protette” dalle stesse. Non ritenendo convincenti le giustificazioni addotte dal Costanza i presenti al summit lo congedavano, perfezionando poco dopo il proposito di ucciderlo. Presa la decisione di eliminare il Costanza, l’incarico fu affidato ai Batanesi ed il Barbagiovanni commise l’omicidio in concorso con Sergio Costanzo. L’omicidio del Costanza, in altri termini, è stato deliberato dai vertici delle famiglie mafiose operanti tra le province di Palermo e Messina per punire uno “sgarro” imperdonabile e per saldare i già esistenti rapporti tra le medesime consorterie criminali. Il Costanza aveva “disturbato” chi si era già messo in regola con le compagini malavitose dei luoghi dove vengono eseguiti lavori: realizzazione di strade interpoderali in agro di Mistretta. L’Ufficio G.I.P. del Tribunale di Messina, accogliendo l’imponente quadro indiziario raccolto incrociando anche le dichiarazioni rese dai tre collaboratori di giustizia, per di più rese in un contesto temporale assolutamente diverso, ha emesso il provvedimento restrittivo nei confronti di Domenico Virga, reputandolo responsabile (quale mandante) dell’omicidio, in concorso con Sebastiano Rampulla (mandante, ormai deceduto), Carmelo Barbagiovanni (esecutore materiale e reo confesso) e Sergio Costanzo (esecutore materiale, come detto anch’egli deceduto). Per quanto sopra, nella serata di ieri, a Palermo, personale della Squadra Mobile di Messina, coadiuvato dall’omologa struttura investigativa del capoluogo di Regione e con il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Messina, ha provveduto al rintraccio ed alla cattura di Domenico Virga che, una volta espletate le formalità di rito, è stato associato presso la Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli, per ivi permanere a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente.

Comunicato stampa Squadra Mobile di Messina