Totò Buttitta: giustizia giusta?

Totò Buttitta: giustizia giusta?

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La Repubblica di qualche giorno fa nelle pagine di Palermo dava notizia della sentenza di assoluzione pronunciata dal G.U.P. (giudice udienza preliminare) Marco Mazzeo, dall’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa

nei confronti di Totò Buttitta, proprietario di cave a Bagheria e altrove.
In poche parole il G.U.P. assolve Buttitta perché, in un contesto come quello di Bagheria e della Provincia di Palermo, non poteva fare altrimenti: doveva “destreggiarsi” tra i vari potentati mafiosi.

Il presidente degli industriali siciliani Ivan Lo Bello, che non conosciamo, ma stimiamo per le sue prese di posizione contro mafia, pizzo e usura, in un commento definisce la sentenza un “segnale negativo”.

Ora bisognerebbe far capire finalmente, anche a chi fa la lotta contro la mafia, che un giudice, per la natura intrinseca del suo ruolo, non deve mandare “segnali” o “messaggi” di nessun tipo attraverso le sentenze.
Il giudice deve solo applicare la legge, quella che sia.
Emette le sentenze, in nome del popolo italiano, applicando le leggi.

Il giudice Mazzeo ha semplicemente “sentenziato”, che nei comportamenti di Buttitta, almeno in quelli processualmente emersi, non si configurava la fattispecie prevista dalla norme penali che specificano il concorso esterno di tipo mafioso.
Non ha inteso fornire nessuna giustificazione dei comportamenti, magari moralmente riprovevoli, di imprenditori che “convivono” con la mafia, ma ha fatto riferimento a comportamenti ben precisi che dalle leggi non vengono considerati reato.
I “messaggi”, i “segnali”, le “condanne esemplari” non possono né mandarli, né pronunciarle i giudici, che sono tenuti esclusivamente ad applicare le leggi, ma restano compito della politica.

Pensare che un giudice che condanna Cuffaro a cinque anni o Aiello a quattordici anni, sia un giudice “buono” che manda buoni segnali e quello che assolve Buttitta è il giudice “cattivo” che manda brutti segnali, presuppone una visione della giustizia che diventa “giusta” solo se coincide con le nostre opinioni politiche, etiche, sociali.

E questo ci fa pensare a qualcuno che vede ovunque “toghe rosse” e i tribunali e la giustizia se li vorrebbe fare da sé, magari ad Arcore.
Pensare che la magistratura possa surrogare deficienze e inadeguatezze della politica è un errore estremamente grave.
Faccio un esempio: il responsabile che ubriaco guida un’auto e falcia una intera famiglia, andrebbe secondo il nostro personale istinto letteralmente fucilato sul posto; la legge considera questi omicidi “colposi”, per i quali in certi casi non è neanche previsto l’arresto.
La politica cambi le regole e non pensi che possa essere la magistratura a surrogarne le inadeguatezze e le deficienze, ed il discorso può essere esteso anche ai reati di mafia.

Per chiudere questa riflessione, le motivazioni della sentenza del G.U.P. Mazzeo, ci hanno fatto tornare alla memoria, una discussione avvenuta una decina di anni fa: allorchè cominciarono a circolare i primi “boatos” sulla vicinanaza di Buttitta alla mafia.
Uno che sapeva le cose, e conosceva bene Totò Buttitta, rivolgendosi ad un gruppetto che commentava queste notizie disse: “ U zu Totò, è amicu ri tutti, accorda a tutti, però mittitivi na cosa ‘ntesta: u zu Totò, società unni fa cu nuddu, mancu cu Provenzanu.”