Questione Inps risolvibile con il buon senso - di Nino Parisi

Questione Inps risolvibile con il buon senso - di Nino Parisi

cronaca
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Nel corso degli ultimi anni, abbiamo dovuto assistere, non senza un certo sconforto, ai ripetuti propositi di chiusura di tutta una serie di servizi pubblici bagheresi di grande utilità per i cittadini/contribuenti. Basterebbe ricordare, per esempio, in sequenza, la paventata chiusura del pronto soccorso, del centro per l’impiego (ufficio di collocamento), dell’ufficio del giudice di pace, e adesso pure dell’INPS. Ogni volta si sente levarsi alto il grido di sdegno dei tanti politici che ci rappresentano nelle istituzioni romane o palermitane come se queste decisioni fossero state prese da chissà da quale altra entità se non dai loro stessi colleghi del parlamento.

In un Paese Normale sopprimere servizi fondamentali alla comunità, piuttosto che valorizzarli, si chiama involuzione. Secondo i proclami propagandistici, molto in uso di questi tempi, tale pratica viene invece definita come una rivoluzione. L’odioso e continuo utilizzo dell’espediente della Spending Review, ormai divenuto il capro espiatorio per giustificare ogni sorta di abuso e che sovente viene utilizzato come un grimaldello in danno alla collettività, non è più credibile, ne può essere accettato così supinamente per giustificare quella richiesta di sacrifici che puntualmente ricadono però solo sulle categorie più fragili.

“Spending Review” sta per “Revisione della Spesa”. La mia personale convinzione è quella che si tenda a utilizzare la versione inglese del termine solo per confondere le gente . Per fare un esempio semplice e chiaro , se una famiglia è in crisi, i tagli alla spesa vengono eseguiti solo verso il superfluo o il troppo costoso. E’ impensabile, infatti, che se una famiglia media versa in una grave condizione economica, cominci a tagliare la spesa familiare a partire dagli alimenti e dai beni di primaria necessità, continuando però a vestire ARMANI e a girare in FERRARI. E’ quello che stanno facendo i nostri governanti. In un Paese normale, per una questione di giustizia ed equità sociale, i tagli non possono e non devono mai partire mai dal basso. Tutt’al più si comincia da dove si è ecceduto. Prendete ad esempio i compensi abnormi dei boiardi di Stato, dei manager pubblici, degli amministratori delegati, dei super burocrati, degli assistenti parlamentari e dei tanti esperti esterni che, molto spesso, non sono reclutati di certo per le loro spiccate capacità professionali.

Prendiamo come esempio il costo dei tanti consulenti esterni della Regione Sicilia, un costo superfluo per un ente che ha un numero di dipendenti pari a quasi al triplo della Regione Lombardia ma con un numero di abitanti sensibilmente inferiore a quest’ultima . Prendiamo come esempio le spese di gestione dei gruppi parlamentari e il finanziamento pubblico ai partiti. Prendiamo come esempio gli sgravi, approvati e passati tacitamente, di svariati miliardi di euro a favore dalla lobby dei gestori delle scommesse e, cosa assai peggiore, la non tracciabilità, con conseguente evasione fiscale, di alcuni flussi economici milionari che passano attraverso alcune di quelle infernali macchinette mangiasoldi, così come più volte denunciato dal programma televisivo “Le Iene”. Si potrebbero fare tantissimi altri esempi di possibili risparmi della spesa pubblica non a discapito dei cittadini, ma per economia di spazio è meglio fermarsi qui, poiché ritengo che basterebbe operare questi semplici tagli per risolvere queste e ben altre questioni del meridione ivi compreso la possibilità da dare qualche certezza in più ai giovani.

Gli stessi “Esperti” e gli “Intellettuali” del momento, che acclamano acriticamente e per fede ogni singolo taglio operato dal governo centrale o regionale, sostengono con convinzione, ma in malafede, che dovrebbero essere i comuni a doversi sobbarcare le spese per il mantenimento e il funzionamento di queste strutture. E’ solo demagogia pura e sanno bene di proferire solo amenità, per tre semplici motivi ben distinti:
1) I tagli ,abbastanza consistenti, dei trasferimenti statali ai comuni, stabiliti dai vari governi che si sono susseguiti nel corso degli ultimi anni, hanno portato moltissimi comuni dell’isola sull’orlo del dissesto finanziario e, allo stato attuale, non consentono, se non a fatica, nemmeno la gestione ordinaria dei servizi essenziali. Figurarsi quella di sobbarcarsi l’onere di servizi aggiuntivi.
2) Ove i comuni potessero davvero permettersi il lusso di sobbarcarsi anche gli oneri aggiuntivi per mantenere la gestione di altri uffici o servizi, violando pure le norme che regolano la vita degli enti locali, non ci vuole certo una laurea in economia per arrivare alla conclusione che i costi di gestione ricadrebbero inevitabilmente solo sui cittadini/contribuenti mediante l’istituzione di nuove tasse o l’aumento di quelle già esistenti;
3)Poiché le spese per il funzionamento dell’Inps sono finanziate con i soldi pubblici che contribuenti versano allo Stato, con quelle tasse che sono frutto del loro sudore, perché lo Stato dovrebbe richiedere ulteriori altri sacrifici economici, sempre agli stessi contribuenti, per garantire il mantenimento dei suoi uffici nel territorio o, cosa ancora peggio, in caso contrario minacciare addirittura la soppressione di un servizio utilissimo e funzionale che, fra le tante altre cose, interessa e coinvolge un’utenza territoriale di più di centomila persone?

La soppressione dell’Inps o del centro per l’impiego rappresenterebbe un atto di inciviltà e un danno irrimediabile sicuramente abnorme, sia per i disagio che causerebbe agli utenti ma anche per l’economia locale bagherese considerato che gli utenti portano anche notevoli benefici alle attività commerciali. Rappresenterebbe un danno non solo per Bagheria, ma per tutta la comunità comprensoriale. Una classe dirigente responsabile, attenta alle esigenze e ai bisogni dei suoi cittadini, dovrebbe porsi qualche quesito e riflettere un po’ di più prima di emettere decisioni impopolari e gravemente lesive dei diritti fondamentali dei suoi amministrati. Provate ad immaginare con quale e quanto disagio, anche di carattere economico e di mobilità, gli utenti che saranno privati di questi servizi, soprattutto nelle situazioni economico-sociale più sensibili delle categorie più fragili ( anziani, disabili, disoccupati, cassintegrati, operai stagionali,ecc. ecc.) dovrebbero recarsi nel capoluogo per infoltire e ingolfare ancor di più le ingestibili e lunghissime code degli sportelli INPS di Palermo restando per ore e ore, malgrado le loro condizioni, le loro difficoltà e le loro sofferenze in attesa di essere ascoltati. Siamo alla follia più pura!

Pensate davvero che non basterebbe, per esempio, il solo taglio delle super pensioni milionarie per mantenere questa e altre strutture similari? Ritenete davvero che se il tetto massimo delle super pensioni fosse limitato a centomila euro l’anno, piuttosto che a elargizioni ben più generose, i nostri ex super burocrati o ex manager di Stato soffrirebbero più di tanto la difficoltà a potere mantenere il loro precedente“Tenore di vita”? Vi sono anche altri settori sommersi della pubblica amministrazione dove potere operare i tagli necessari per la ripresa economica. Chiaramente in uno Stato amministrato dalle lobby di potere e dalle banche, un percorso virtuoso, equilibrato e senza danni collaterali per le categorie più colpite, seppure sia di una semplicità disarmante, è assai arduo da seguire. Ci vuole tanto coraggio e pochi slogan.

A questo punto mi chiedo:E’ pensabile mantenere gli uffici INPS di Bagheria con l’abbattimento delle spese di gestione? Credo di si. Se non ricordo male, in ciascun paese del comprensorio vi sono dei beni confiscati ancora inutilizzati e da assegnare. Perché non pensare a un loro utilizzo gratuito in tal senso, visto che si vorrebbe fare ricadere sui comuni il costo dei generosissimi contratti di locazione stipulati a suo tempo? L’importante e non perdersi nella sterile polemica chiacchiericcia dell’attuale momento elettorale in modo tale che, per il futuro, come si attende da circa trenta anni per la riconversione dell’ex clinica “Le Magnolie “ in poliambulatorio comprensoriale, fra trent’anni non si tornerà a parlare, con tanti “se” e tanti “ma”, sul come si poteva evitare la chiusura dell’INPS o di altri importanti uffici bagheresi utili a più centomila cittadini/utenti.

Nino Parisi ex sindaco di Altavilla