Cronaca

I Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo, coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia (Procuratore Aggiunto dott. Leonardo AGUECI, Sostituti Procuratori, dott.ssa Caterina MALAGOLI e dott.ssa Francesca MAZZOCCO), hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo dott. Fernando SESTITO, nei confronti di 7 persone.

Gli arrestati risponderanno, a vario titolo, dei reati di estorsione, rapina e lesioni personali, con l’aggravante di avere commesso il fatto con metodo mafioso, ovvero avvalendosi della forza di intimidazione connessa a un sodalizio di tipo mafioso e delle condizioni di assoggettamento ed omertà da essa derivanti.

LA VICENDA

a. L’offerta di protezione di DE SANTIS Maurizio e De SANTIS Giovanni.

Nel maggio del 2012, i titolari (un uomo di Bagheria e la sua compagna) di una società di trasporti della Provincia di Palermo subivano il furto di un rimorchio, contenente materiale destinato ad un grosso rivenditore di elettrodomestici, per un valore di 168.000 euro. La contestuale sparizione del sistema di localizzazione satellitare faceva venire meno la copertura assicurativa gettando i due imprenditori nello sconforto. Nel corso di una cena al ristorante “Il Bucatino”, gli imprenditori, disperati, confidavano l’accaduto ai titolari di fatto del locale (DE SANTIS Maurizio e DE SANTIS Giovanni).

DE SANTIS Maurizio, vantando una sua affiliazione alla famiglia di Palermo Centro, si offriva per il recupero della merce e prospettava una protezione futura in cambio del pagamento di 15.000 euro a Natale e 1.500 euro al mese dal gennaio 2013.

Il DE SANTIS, inoltre, ostentava la sua vicinanza all’allora reggente del mandamento Alessandro D’AMBROGIO, di cui evidenziava la caratura criminale lasciando chiaramente intendere che l’intera provincia di Palermo doveva far riferimento a lui.

Convinti che avrebbero potuto subire altri furti, i due imprenditori accettavano l’offerta consegnando a DE SANTIS Maurizio, in tre tranche, la somma di 15.000 euro e, sospettando che a far sparire il carico di elettrodomestici fossero stati i loro dipendenti, gli chiedevano di attivarsi per il recupero. Quest’ultimo, in compagnia del figlio Giovanni e di altri due soggetti, si recava a Termini Imerese, presso la sede della ditta, dove picchiava violentemente gli autisti ritenuti responsabili della sottrazione.

Per tale vicenda, nel dicembre 2012, i due imprenditori venivano tratti in arresto. Le dichiarazioni da loro rese all’A.G. di Termini Imerese consentivano di accertare le responsabilità di DE SANTIS Giovanni e DE SANTIS Maurizio che, pertanto, venivano colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere per i delitti di sequestro di persona e lesioni personali.

b. L’attività intimidatoria dopo la scarcerazione dei due imprenditori.

Dopo la scarcerazione, DE SANTIS Maurizio, il figlio Giovanni e la moglie SALERNO Rita iniziavano una pressante azione intimidatoria nei confronti dei due imprenditori, pretendendo, a titolo di risarcimento danni per l’arresto subito, la somma di 200.000 euro.

In particolare, nel febbraio 2013, Rita SALERNO si recava a Bagheria, presso l’abitazione dove gli imprenditori si trovavano agli arresti domiciliari, e li minacciava dicendo loro che se non avessero pagato sarebbero stati uccisi perché “sbirri” e responsabili della chiusura del ristorante (“Il Bucatino”) da cui era derivata un grosso danno economico.

Nel giugno 2013, nei pressi di Piazza Unità di Italia, le vittime venivano bloccate dai DE SANTIS i quali, profferendo minacce di morte, ribadivano la richiesta di 200.000 euro, da consegnare entro una settimana a titolo di risarcimento.

I due imprenditori, spaventati, si impegnavano a soddisfare la pretesa, chiedendo una dilazione per poter pagare l’intera somma, ma riuscivano a pagare solo 7.000 euro.


c. L’incontro presso il bar di Bagheria. La sottrazione dell’autovettura e le minacce di morte.

Il 20 luglio 2013, i due imprenditori venivano convocati per un appuntamento chiarificatore in un bar di Bagheria. Ad aspettarli, oltre a DE SANTIS Maurizio e Giovanni, trovavano FLAMIA Pietro il quale, ritenendoli responsabili di quanto accaduto ai DE SANTIS, intimava agli imprenditori di provvedere al pagamento dei 200.000 euro.

All’appuntamento i DE SANTIS giungevano in compagnia di una decina di persone a bordo di scooter.

In quel contesto, un malfattore strattonando una delle vittime le intimava di vendere tutto ciò che possedeva, a iniziare dall’autovettura.

DE SANTIS Giovanni apriva il giubbotto, mostrava una pistola, minacciava di morte le due vittime e, dopo aver strappato di mano a una di esse le chiavi dell’autovettura, si allontanava a bordo del veicolo.

Particolarmente intimoriti dalle minacce i due decidevano di lasciare la Sicilia per qualche tempo.

d. La mediazione di CENTINEO Umberto.

Nel settembre del 2013, le vittime, rientrate in Sicilia, venivano nuovamente bloccate per strada e minacciate da DE SANTIS Maurizio che rinnovava la precedente richiesta di pagamento.

Nell’ottobre successivo, si inseriva nella vicenda un nuovo personaggio, CENTINEO Umberto (padre di CENTINEO Francesco, detenuto poiché tratto in arresto nell’ambito dell’operazione Argo del maggio 2013) il quale, facendo leva sul ruolo mafioso del figlio Francesco, esternava alle vittime di essere a conoscenza della loro vicenda tramite il figlio che, dal carcere, aveva fatto sapere che, se i suoi familiari fossero stati assunti quali autisti, avrebbe potuto intercedere per fare chiudere la vicenda e fare addirittura restituire l’autovettura oggetto di rapina.

Gli imprenditori, convinti di poter risolvere definitivamente la questione, assumevano CENTINEO Umberto e il figlio quali autisti e, qualche giorno dopo, consegnavano a Umberto, a titolo di prestito, 1.400 euro per il pagamento delle spese legali del detenuto.

e. La minacce di LI CANDRI e la vendita di un autocarro.

Trascorso qualche giorno dall’assunzione, si delineava ancora più chiaramente il vero ruolo del CENTINEO. Quest’ultimo, infatti, comunicava alle vittime che, poiché dagli atti processuali della vicenda di Termini Imerese era chiaro che i DE SANTIS erano stati arrestati a seguito alle loro dichiarazioni, era doveroso risarcirli almeno dei 32.000 euro pagati per le spese legali.

A quel punto, esausti per le continue vessazioni subite, i due imprenditori dicevano che avrebbero denunciato il tutto, ma il CENTINEO replicava facendo presente se lo avessero fatto sarebbero dovuti sparire da Palermo. Quindi, proponeva loro di andare da un’altra persona, indicatagli dal figlio, che avrebbe potuto dare una mano a risolvere il problema. E così, il giorno dopo, li accompagnava presso un’agenzia di pulizie di Corso dei Mille, da tale LICANDRI Francesco.

Questi, con arroganza, faceva uscire fuori dagli uffici la donna e, rivolgendosi al compagno, gli diceva che doveva dare i soldi a DE SANTIS e non importava in che modo se li fosse procurati.

L’incontro si concludeva con le ennesime minacce di morte.

Le vittime, spaventate, erano costrette a svendere un camion e a consegnare la copia degli assegni ricevuti, per un importo di 30.000 euro, al CENTINEO, affinché li mostrasse al LI CANDRI e, solo quando veniva loro detto che quella somma non era sufficiente per chiudere la vicenda, comprendevano che sarebbero potute “uscire” da quella terribile situazione soltanto denunciandola.

f. L’acquisto dell’attività commerciale “la dispensa di Monsù”.

Per meglio lumeggiare la figura di DE SANTIS Maurizio e quella del figlio Giovanni appare significativa la vicenda relativa all’acquisto dell’attività commerciale denominata “La dispensa di Monsù”, poi divenuta “Il Bucatino”.

Nel gennaio 2012, infatti, DE SANTIS Maurizio, tramite due prestanome, rilevava per 50.000 euro l’attività commerciale dalla precedente titolare.

La contrattazione, dapprima si svolgeva normalmente ma, presto, assumeva contorni preoccupanti, in particolare quando gli acquirenti facevano pressione sulla donna per velocizzare la conclusione della compravendita e, soprattutto, per eliminare dal contratto una clausola di esclusione di responsabilità per una causa civile intrapresa nei confronti della venditrice da una comproprietaria dell’immobile.

Nel gennaio del 2012, la vicenda assumeva connotazioni drammatiche quando DE SANTIS Maurizio e Giovanni, accompagnati dai due prestanome, si recavano sotto casa della donna e picchiavano violentemente il suo ex compagno, rompendogli addirittura il setto nasale.

VAI AL VIDEO 

ELENCO DEGLI ARRESTATI

1. CENTINEO Francesco, nato a Palermo il 15.09.1984, in atto detenuto presso la Casa Circondariale di Palermo Pagliarelli;

2. CENTINEO Piero Umberto, nato a Palermo il 15.02.1956, di Altavilla Milicia;

3. DE SANTIS Giovanni, nato a Palermo il 17.07.1989, di Palermo, figlio di Maurizio;

4. DE SANTIS Maurizio, nato a Palermo il 12.08.1965, di Palermo;

5. FLAMIA Pietro Giuseppe, nato a Palermo il 04.02.1958, di Bagheria;

6. LI CANDRI Francesco, nato a Palermo l’11.08.1977, di Palermo;

7. SALERNO Rita, nata a Palermo il 04.07.1971, moglie di DE SANTIS Maurizio.

alt alt

             DE   SANTIS   GIOVANNI                                                    DE  SANTIS  MAURIZIO

alt alt

                  SALERNO   RITA                                                                 LI CANDRI  FRANCESCO

alt alt alt                                                   

CENTINEO  FRANCESCO                            CENTINEO  UMBERTO                         FLAMIA   PIETRO 

 

Ci è appena arrivata questa segnalazione che pubblichiamo. E’ mai possibile che alcuni Bagheresi non amano il proprio territorio, distruggendo quel minimo che di buono offre il proprio territorio ?

Finalmente possiamo smettere di preoccuparci del corpo servizi dell’area attrezzata. Dopo lo smantellamento dei servizi igienici, si è passato ad asportare parte degli infissi del fabbricato. Tolta ogni preoccupazione per l’impianto dell’acqua calda: NON ESISTE PIU’.

Sono stati asportati TUTTI i pannelli solari, la centralina, le pompe e il quadro elettrico. Rimangono soltanto la struttura di sostegno in legno lamellare e due serbatoi coibentati. Probabilmente non sono stati rimossi per le dimensioni.

Ma verranno sicuramente prelevati al più presto approfittando della scarsa sorveglianza dell’UNICA STRADA di accesso al Parco.
Probabilmente non dobbiamo più preoccuparci neanche dei tabelloni e dei cesti del campo di basket. Si trovavano (mai usati) all’interno del corpo servizi e, se non sono stati messi cautelativamente in qualche magazzino comunale, sono stati prelevati senza DDT

Qualche malpensante potrebbe insinuare che quanto sopra si possa configurare come danno erariale, specialità in cui i nostri amministratori si dimostrano sempre più esperti.

Sarebbe stato interessante poter avere notizie dei fatti da qualcuno degli amministratori o dei politici paladini di Monte Catalfano, ma vista la momentanea assenza istituzionale, l’occasione dovrà essere rimandata agli incontri elettorali.

Saluti

Il palazzo dove ha sede il TAR di Palermo, l'emittente televisiva TRM, due concesionarie di auto, ville, appartamenti e società immobiliari, insomma un sequestro da capogiro per la famiglia Rappa.

La Direzione distrettuale antimafia  ha posto i sigilli a beni il cui valore, complessivamente, si aggira intorno agli 800 milioni di euro. 

Il provvedimento colpisce gli eredi di Vincenzo Rappa, Vincenzo e Gabriele, nonostante non siano stati coinvolti a nessun titolo in indagini per mafia o di altro genere.

Secondo gli inquirenti nell'impero creato dalla famiglia Rappa potrebbero essere confluiti soldi provenienti dalle attività illecite del nonno, deceduto cinque anni fa dopo una condanna ad otto anni (poi ridotta a quattro).

Ma da quel processo ne uscì pulito il figlio Filippo, padre dei due giovani imprenditori. L'ordine è arrivato dai giudici della sezione misure di prevenzione, che si sono appellati alla normativa vigente del codice antimafia che dal 2011 consente, nel caso in cui sia morto un indiziato di mafia, di procedere al sequestro dei beni anche nei confronti degli eredi entro un periodo di cinque anni.

I due giovani imprenditori si erano lanciati in diversi settori dell'imprenditoria, fatturando cifre consistenti e dando lavoro a circa un centinaio di dipendenti, tra concessionarie pubblicitarie, l'emittente Trm, le concessionarie New Sport Car di Isola delle Femmine ed un'altra di Catania.

Sotto sequestro anche il palazzo del Tar di via Butera, che pare possa essere stato acquistato con soldi provenienti dalla malavita organizzata, nonché alcune palazzine liberty del centro ed alcune ville tra Mondello e l'Addaura.

Bloccate inoltre alcune società immobiliari che fanno capo ad una holding milanese.

I beni sotto sequestro sono stati affidati all'amministratore giudiziario Walter Virga.

 

Un grave incidente, con almeno un morto e tre feriti gravi, è accaduto oggi pomeriggio  sull'autostrada Palermo-Messina all'altezza di Cefalù.

Il conducente di un autocompattatore, giunto all'interno della galleria Battaglia ha perso il controllo del mezzo ed è rimasto al centro della sede stradale. Due auto, una Station Wagon e una Smart, sopraggiunte qualche secondo dopo non hanno potuto evitare il grosso mezzo. 

altLe due macchine sono andate totalmente distrutte. Qualche attimo dopo anche un pullman, che non è riuscito a frenare, si è schiantato contro le altre macchine.

Per fortuna solo l' autista del pulmann, poi ricoverato all'Ospedale di Cefalù, ha riportato un trauma alla testa, mentre i passeggeri sono in stato di choc.

Tra i morti già accertati  c'è un giovane di 26 anni, Rosario Sucato di Misilmeri, conducente del pesante mezzo, mentre alcune persone sono rimaste intrappolate tra le lamiere.

Ma le notizie sono ancora frammentarie. Sul posto i medici del 118 e l'elisoccorso. Nel tratto di autostrada si è creata una fila lunga tre chilometri.

Il traffico è stato interrotto in entrambe le direzioni.

Aggiornamento: Sono saliti a 4 i morti accertati sul luogo dell'incidente, tra cui una bambina che viaggiava con la famiglia di Messina.

Le vittime, oltre a Rosario Sucato, sono Gugliemo Di Maggio, 45 anni, di origini palermitane ma residente a Patti (ME), la moglie Nunzia Natoli e la piccola Anna, mentre il fratellino è ricoverato in gravi condizioni al Civico di Palermo.

 

 

Altri articoli...