Cronaca

L'incidente mortale è accaduto lungo la litoranea Aspra-Sant'Elia, a Collo d'oca in territorio di Santa Flavia, lungo il tratto in discesa  tra la stradina che porta verso il lido del Carabiniere e l'Hotel Kafara.

Era l'una di notte quando i residenti della zona sono stati svegliati dal botto violentissimo di vetture che erano entrate in collisione: lo spettacolo che si è subito presentato agli  occhi dei primi ad accorrere è stato terribile ed è stato subito percepito che si era consumata una tragedia, e che non ci fosse nulla da fare per gli occupanti della Volvo, ridotta ad un ammasso di lamiere accartocciate.

La ricostruzione  più probabile.

Una Volvo che proveniva da Aspra, avrebbe urtato, forse nel tentativo di superarla, nella parte posteriore sinistra una Golf che procedeva nella stessa direzione, proseguendo poi nella corsa dopo essere rimbalzata contro il marciapiedi, urtava quindi un' altra auto ed un palo dell'illuminazione, ed  infine andava a schiantarsi contro il muro di cemento che costeggia la carreggiata.

La Golf ha invece a sua volta, in conseguenza dell'urto, travolto una BMW parcheggiata ai margini della carreggiata facendola sbalzare al centro per la violenza dell'impatto, ma i due occupanti , due tecnici radiologi di Casteldaccia, hanno riportato solo leggere ferite e soprattutto un terribile choc, e sono ricoverati all'ospedale "Cimino" di Termini Imerese per accertamenti precauzionali.

Secondo alcune testimonianze a caldo la Volvo sarebbe arrivata sul luogo dell'impatto ad alta velocità

altIn rapidissima sequenza già dopo 10'-15' si trovavano sul posto una ambulanza del 118, una volante della Polizia e i mezzi dei Vigili del fuoco, perchè i due occupanti della Volvo erano rimasti incastrati tra le lamiere del mezzo.

I pompieri hanno dovuto lavorare a lungo per liberare i corpi  delle due vittime: Roberto Di Marco di 43 anni che pare fosse alla guida, e Michele Lo Coco, 32 anni, entrambi di Sant'Elia.

I cadaveri sono stati trasportati all'obitorio del cimitero di S.Flavia

I due provenivano appunto da Aspra dove erano stati assieme ad altri amici. 

Solo in mattinata i Carabinieri hanno concluso i rilievi.

 

 

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Nella foto Michele Lo Coco

Nel quadro delle attività istituzionali tese all’aggressione dei patrimoni illecitamente accumulati dalle organizzazioni criminali, la Guardia di Finanza, la Direzione Investigativa Antimafia e il Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri hanno sequestrato, ai sensi della legislazione antimafia, beni per un valore complessivo di circa 3 milioni di euro.

Il provvedimento di sequestro è stato emesso dal Tribunale di Trapani – Misure di Prevenzione, ai sensi dell’art. 20 del D.L.vo nr. 159 del 2011 (codice antimafia), in accoglimento della proposta di misura di prevenzione patrimoniale finalizzata alla confisca avanzata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo.

Interessato dal sequestro è l’imprenditore di Castelvetrano Giovanni FILARDO, nato a Castelvetrano (TP) nel 1963, cugino del boss latitante Matteo MESSINA DENARO.

FILARDO, arrestato nel marzo del 2010 nell’ambito dell’operazione di polizia denominata “GOLEM - fase II”, perché accusato di far parte dell’associazione a delinquere di tipo mafioso operante nella provincia di Trapani e segnatamente del “mandamento” di Castelvetrano (TP), per conto della quale avrebbe curato, unitamente agli altri affiliati, le attività estorsive, nonché l’approvvigionamento, il reinvestimento e l’interposizione fittizia di valori di capitali di illecita provenienza, veniva accusato, altresì, di aver avuto la funzione di collettore e distributore di messaggi da e per il capo mafia latitante.


Assolto dal Tribunale di Marsala ( in primo grado) per il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso, il 13.12.2013, FILARDO Giovanni, ritenuto appartenere a “cosa nostra”, veniva, però, nuovamente raggiunto da Ordinanza di Custodia Cautelare in Carcere, emessa dal G.I.P. di Palermo, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito dell’ “OPERAZIONE EDEN”, in quanto ritenuto colpevole del delitto di trasferimento fraudolento di beni, al fine di agevolare l’attività dell’associazione cosa nostra, avendo intestato fittiziamente a terzi la titolarità e la disponibilità di somme di denaro ed altri beni.

Con l’odierno provvedimento emesso da Tribunale di Trapani - Sezione Misure di Prevenzione - è stato disposto il sequestro di un complesso aziendale, di numerosi mezzi d’opera ed automezzi, di terreni, di una villa con finiture di pregio e di altri beni mobili ed immobili accumulati nel tempo dal proposto, del valore stimato di oltre3 milioni di euro.

Le indagini di natura economico finanziarie condotte congiuntamente dalla Direzione Investigativa Antimafia di Trapani, dal R.O.S. dei Carabinieri, dal Servizio Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata e dal G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Palermo, coordinati dal Procuratore Aggiunto della D.D.A. di Palermo, dott. Bernardo PETRALIA, hanno consentito di dimostrare la manifesta sproporzione tra il valore dei suddetti beni e la capacità reddituale dell’imprenditore colpito dall’odierno provvedimento, tale da non consentire la possibilità di acquisire le risorse finanziarie idonee ad avviare autonomamente nuove attività commerciali. Tali disponibilità, pertanto, sono da considerarsi frutto delle attività illecite o il reimpiego dei relativi proventi.
Temendo l’aggressione del proprio patrimonio, dopo il suo primo arresto, l’imprenditore aveva tentato di trasferire fittiziamente ai propri familiari denaro ed aziende, ritenuti, con l’odierno provvedimento, frutto delle illecite attività svolte a favore del mandamento di Castelvetrano e, pertanto, sequestrate.

 

Si presentava presso l’abitazione di persone anziane, della cui situazione familiare si era preventivamente informato, ed a quel punto si fingeva un creditore del figlio, facendosi consegnare dall’ignara vittima la somma contante di cui disponeva al momento, ed asportando con destrezza tutto ciò che di valore riusciva ad arraffare dall’abitazione. È per questo che i Carabinieri della Stazione di Bagheria, nella giornata del 3 settembre, hanno arrestato in flagranza per i reati di truffa e furto aggravato MINEO Giovanni, bagherese classe 1975, volto noto alle forze dell’ordine, operaio.

Questi si era presentato, intorno alle 12.00, presso l’abitazione di un pensionato 75enne, abitante in via Francesco D’Assisi, vedovo, e fingendosi creditore del figlio, con artifizi e raggiri si era fatto consegnare la somma in contante di 50,00 euro, riuscendo inoltre a sottrarne altri 20 €, posati su di un mobile, allontanandosi di tutta fretta con la propria autovettura.

Senonché un Carabinieri della Stazione di Bagheria, libero dal servizio, che stava transitando da quella via per raggiungere la Caserma ed iniziare l’attività istituzionale, non sfuggiva il fare sospetto dell’uomo, e dopo avergli intimato di fermarsi, ingaggiava un breve inseguimento, che si concludeva bloccandolo.alt

A seguito della perquisizione personale, addosso a MINEO Giovanni (Foto) è stata rinvenuta e recuperata tutta la refurtiva, restituita alla vittima dopo aver presentato la denuncia in Caserma.

Sono così scattate le manette, pertanto e dichiarandolo in stato di arresto con l’accusa di truffa e furto aggravato.

All’arrestato, che ha passato la notte presso la propria abitazione in regime di arresti domiciliari, nella giornata di ieri è stato tradotto presso il Tribunale di Termini Imerese per il rito direttissimo, nel corso della quale al MINEO Giovanni non è restato altro che patteggiare una pena di 6 mesi di reclusione con la sospensione condizionale, pertanto rimesso in libertà.

Le indagini dei Carabinieri della Compagnia di Bagheri unitamente ai colleghi della Stazione, comunque continuano, al fine di accertare analoghi episodi, verificatisi a Bagheria e nei comuni limitrofi, in danno delle c.d. fasce deboli. 

Ufficio stampa provinciale Carabinieri

Attendevano che le vittime, tutte individuate tra gli autotrasportatori e i corrieri, fossero impegnate nelle operazioni di scaricamento della merce dal mezzo, per poi aggredirli sotto la minaccia di armi da fuoco, rapinandoli del contante e del carico. Nella nottata del 3 settembre i Carabinieri della Stazione di Ficarazzi, coadiuvati da quelli di Bagheria e Palermo, e soprattutto con il decisivo supporto di un’unità cinofila anti esplosivi del Nucleo di Palermo, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale di Termini Imerese (PA) per il reato di rapina aggravata e continuata in concorso, traendo in arresto LO VERSO Domenico, classe “64” e ZARCONE Giuseppe, classe “77”, entrambi residenti nel capoluogo palermitano, nel quartiere Bonagia.

Le indagini, svolte dai militari sotto la direzione del Dott. Bruno BRUCOLI, Sostituto PM presso la Procura della Repubblica di Termini Imerese, hanno consentito di acclarare la piena colpevolezza dei due in merito a due rapine a mano armata – una delle quali nemmeno denunciata alle Forze dell’ordine da parte della vittima, per timore di ritorsioni - commesse nei mesi di aprile e maggio 2014, rispettivamente in Bagheria e Ficarazzi, ai danni di due autotrasportatori, ai quali era stata asportata merce e contanti, per un valore complessivo di euro 3.000,00 circa.

Determinante, nella fase esecutiva del provvedimento, è risultato il supporto dell’unità cinofila anti esplosivi - il pastore tedesco pluridecorato “Lillo” - in grado di rinvenire, nel corso della perquisizione domiciliare a carico di ZARCONE, le armi utilizzate per i colpi, ovvero: 4 pistole scacciacani, alcuni proiettili esplosi, una pistola giocattolo modificata cui era stato rimosso il tappo rosso, ed una carabina winchester cal. 44, risultata asportata nel mese di novembre 2013 a Ventimiglia di Sicilia (PA). Per quanto rinvenuto e posto sotto sequestro, ZARCONE è stato dunque tratto in arresto in flagranza anche per i reati di detenzione abusiva di armi, ricettazione e alterazione di armi da fuoco, con convalida della misura presso il Tribunale di Palermo, e successiva traduzione dei due arrestati presso la casa circondariale “Cavallacci” di Termini Imerese.

Sono ora in corso serrati accertamenti finalizzati a ricostruire, anche con il supporto delle vittime, analoghi episodi criminosi verificatisi negli ultimi tempi nell’area.

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Zarcone Giuseppe,        Lo Verso Domenico

 

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