Cronaca

Intorno alle tre della notte tra martedì e mercoledì, allertati da una segnalazione al 113, la volante di servizio della Polizia di stato di Bagheria è accorsa in via Nino Bixio, laddove era stato notato un individuo che con fare sospetto armeggiava intorno ad una vettura.

Alla vista della volante un uomo che si trovava a ridosso di una 'Punto' si dava precipitosamente alla fuga a piedi; gli agenti lo inseguivano  e riuscivano a bloccare l'uomo, successivamente identificato come Domenico La Piana di 56 anni, pluripregiudicato per reati predatori di varia natura.

Gli agenti, oltre alle mani inequivocabilmente sporche di chi ha maneggiato pneumatici, gli trovavano indosso attrezzi atti a smontare ruote di auto, ipotesi confermata quando individuata nei paraggi l'auto del ladro, anche questa una Punto, all'interno  venivano ritrovati chiavi a croce 'professionali' e altri attrezzi utili allo scopo.

Nelle vicinanze gli agenti individuavano due Fiat Punto da una delle qualì, che era sostenuta da mattoni di cemento,  erano già state smontate tre ruote quasi nuove con cerchi in lega, mentre dall'altra auto era  stata smontata una ruota e  allentati i bulloni delle altre, tutte puntualmente ritrovate sull'auto del ladro.

Tra le ipotesi investigative c'è quella che il La Piana agisse anche su 'commissione'

L'uomo è stato quindi condotto in stato di arresto presso il locale Commisariato di polizia dove ha trascorso l'intera mattinata, durante la quale è arrivata da parte del GIP di Termini Imerese la convalida del provvedimento, ed  in attesa del processo per direttissima, la cui data  verrà fissata più avanti, avendo l'avvocato difensore chiesto i termini a difesa, l'uomo è stato riportato presso la propria abitazione e sottoposto all'obbligo di firma.

Nella giornata odierna, in Ficarazzi (PA), il Nucleo Investigativo di Palermo ha dato esecuzione al fermo di indiziato di delitto emesso dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di MESSICATI VITALE Antonino, nato a Palermo il 18 aprile 1972, ritenuto responsabile dei reati di associazione mafiosa e tentata estorsione.

Il MESSICATI VITALE, qualche mese prima dell’operazione Sisma (aprile 2012), con cui veniva eseguito un provvedimento di custodia cautelare nei confronti di appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri – Belmonte Mezzagno, si era allontanato dal territorio nazionale, evitando di esser tratto in arresto.

Il 7 dicembre 2012, a seguito di articolate indagini del Nucleo Investigativo di Palermo, veniva localizzato in un villaggio turistico di Bali e, grazie alla collaborazione dell’Interpol, tratto in arresto.

Solo il successivo 11 dicembre 2013 veniva estradato in Italia e contestualmente sottoposto all’obbligo di dimora nel comune di Ficarazzi (PA).

L’odierno provvedimento di fermo nasce dalle accertate responsabilità del MESSICATI VITALE in ordine alla sua perdurante appartenenza a Cosa nostra, quale reggente della famiglia mafiosa di Villabate, e al pericolo di fuga rilevato in sede investigativa.

LE INDAGINI

altLe responsabilità penali cristallizzate nel provvedimento di fermo derivano da indagini successive alla sua estradizione. In particolare, è stato documentato il ruolo del MESSICATI VITALE di capo famiglia di Villabate e di responsabile di un tentativo di estorsione in danno di un commerciante di carni della zona.

Il suo spessore criminale viene evidenziato appieno dal rinvenimento di un pizzino a lui fatto recapitare dal sodale GIRGENTI Silvestro il quale, gioielliere di Bagheria e creditore di altri affiliati, si rivolge a chi gode di indiscussa autorevolezza per avere una intercessione e ottenere la restituzione del denaro.

Ma la storia mafiosa di MESSICATI affonda le proprie radici molto più lontano. Già con le indagini Sisma, Argo e Reset, con cui sono stati disarticolati i mandamenti mafiosi di Misilmeri –Belmonte Mezzagno e Bagheria, era stato evidenziato il suo ruolo di vertice tanto temibile quanto spregiudicato.

E i collaboratori di giustizia, quelli passati e quelli recenti, ne confermano in modo inequivocabile la caratura mafiosa.

In particolare, LO VERSO Stefano, nel 2011, dichiarava: “... Nel 2010 durante la detenzione con COMPARETTO, dallo stesso ho appreso che “a Villabate si muoveva Tonino MESSICATI che era uscito da poco dal carcere” e “TONINO è un tipo che per il quale andare ad uccidere una persona è come comprare un pacchetto di sigarette ...”.

Successivamente, FLAMIA Sergio Rosario definiva MESSICATI VITALE Antoninoil vero capo del mandamento di Bagheria … un uomo d’onore della famiglia di Villabate molto influente e potente … addirittura sovraordinato a ZARCONE Antonino”.

Queste dichiarazioni trovano ulteriore conforto in quanto esternato recentemente da ZARCONE Antonino:E’ … uomo d’onore di Villabate. Dopo l’arresto di Giovanni D’AGATI ha preso in mano la direzione della locale famiglia ed ha anche favorito la latitanza di Gianni NICCHI … Nel 2011 io sono stato affiliato nella famiglia di Villabate anche se dovevo fare parte della famiglia di Bagheria, alla presenza dei fratelli MESSICATI VITALE, Tonino e Fabio, e LAURICELLA … Io, Gino DI SALVO e Tonino VITALE avevamo un ruolo direttivo del mandamento di Bagheria; Nicola GRECO era all’oscuro della nostra affiliazione …”.

IL PERICOLO DI FUGA

altLa capacità a eludere le investigazioni del MESSICATI VITALE Antonino era già emersa nell’ambito della vicenda giudiziaria che portò alla sua cattura in territorio indonesiano.

Le intercettazioni sul suo conto avevano consentito di accertare come il MESSICATI VITALE Antonino, già titolare di un passaporto italiano, si fosse adoperato non solo per procurarsi un passaporto falso ma anche per acquistare maschere in silicone ad alta definizione.

Questo particolare interesse è emerso anche negli ultimi giorni. Da qui il timore del pericolo di fuga e il conseguente provvedimento di fermo.

 

 

 

nella foto di copertina      Messicati Viatle durante il suo soggiorno a Bali

Il pentimento di Zarcone è  in ordine progressivo il quarto della famiglia bagherese e il nono nel mandamento di Bagheria: un  numero consistente tra pentiti a pieno titolo e collaboranti che riconoscono le loro responsabilità.

Stefano Lo Verso a Ficarazzi,  Giuseppe Carbone a Casteldaccia, Vincenzo Gennaro ad Altavilla, e poi a Bagheria Onofrio Prestigiacomo, Sergio Flamia, Benito Morsicato, ed ora Antonino Zarcone, oltre a due collaboranti dei quali non è stato ancora diffuso ufficialmente il nome, uno ad Altavilla e l'altro a Bagheria.

E c'è da supporre che il numero ben presto salirà, perchè qualcuno di quelli che viene tirato in ballo per episodi estorsivi, di fronte alla prospettiva concreta di un periodo di galera dai dieci ai quindici anni, ci penserà bene se non sia il caso di dare un taglio, certo per convenienza, alla propria carriera criminale.

E ad aumentare e  a rivolgersi  con maggiore frequenza ai Carabinieri e alle associazioni antipizzo sono anche imprenditori e commercianti che non vedono l'ora di liberarsi dal capestro di cosa nostra.

Certo pentiti di diversa caratura mafiosa, ma tutti utili per gli inquirenti per ricostruire la 'mappa' aggiornata dei componenti delle famiglie del mandamento e il reticolo degli episodi di pizzo e di estorsioni.

Zarcone è sicuramente un pentito di serie A, e per tanti motivi.

Innanzitutto per l'avere spaziato e tenuto contatti, lui che da semplice capo della famiglia di Altavilla Milicia raggiunge il ruolo di capomandamento, che tiene contatti non solo  con  i vertici della mafia bagherese e con i suoi sodali di Ficarazzi, Villabate, e Casteldaccia , ma anche e soprattutto con la mafia palermitana più forte e agguerrita, quella del mandamento di Porta Nuova.

Ha quindi nell'ambiente credibilità e prestigio.

Anche perchè, ed è questo che portano alla luce le intercettazioni ambientali, Zarcone prova oltre che a dirozzare mafiosi sì violenti, ma quasi sempre rozzi e incolti, a introdurre un minimo di ordine nell'organizzazione delle famiglie.

Una pseudoimprenditorialità che la mafia di un tempo coltivava con più sistematicità: da quando i colpi della magistratura e delle forze di polizia hanno falcidiato le famiglie, cosa nostra mostra la corda, sia da un punto di vista della capacità operativa che dal punto di vista del reperimento delle risorse economico-finanziarie.

E Zarcone questo vuol fare: una attenta divisione dei ruoli a partire dalla selezione degli uomini che debbono essere affiliati a cosa nostra; non deve esserci niente di casuale, ma come un tempo, qualcuno che segua la materia, che esamini gli aspiranti e li sottoponga a tirocino e quindi li porti all'attenzione dei capi.

Il sostentamento alle famiglie dei carcerati: anche qua basta con il sistema assistenziale e introduzione di una forma di contributo 'una tantum', che serva ai familiari dei carcerati per avviare una attività che gli consenta di camminare con le proprie gambe.Anche perchè questi contributi dati a pioggia impediscono l'accumulazione primitiva per fare seri investimenti.

Ed ancora la distribuzione dei settori di 'intervento', materia anche questa che deve essere regolamentata: le estorsioni, il traffico di droga, le sensalerie sulla compravendita degli immobili, e soprattutto le cose che escono dal comune, perchè sentenzia Zarcone ' il Comune è tutto' .

Basta con l'improvvisazione. Ed è talmente convincente da far dire a Nicola Milano, coreggente di Porta nuova '....Noi lo sai cosa dobbiamo fare - dice interloquendo con Tommaso Di Giovanni - quando c'è un lavoro a Palermo chiamiamo a Nino e ce li dividiamo con Nino e ci togliamo il pensiero che quà 'l'olio' è sicuro..' e prosegue 'Masino noi ce ne andiamo da Nino e ce ne andiamo sicuri ...abbiamo a che fare con uno solo e ci leviamo il pensiero Masino..' e successivamente rivolgendosi direttamente a Nino "...E ce li chiudi direttamente (...) e ce li chiudi tu direttamente e ci togliamo il pensiero, 'nun cummattiemeu' a Palermo che si sparge subito la voce questo, quello e non perdiamo tempo con nessuno"

Tommaso Di Giovanni propone di coinvolgere anche un'altra persona adatta a quel ruolo, tale Giuseppe Migliore, subito consigliato da Zarcone: "Lui appena entra al Comune...stampare tutto quello che c'è in essere" ed aggiunge in sostegno a Nicola Milano che segue le ristrutturazioni " Per fare le ristrutturazioni bisogna andare all'ufficio tecnico e presenti la domandina".

Insomma quella del comune per Zarcone è una vera fissazione, al punto che Milano, mostrando di aver capito tutto conclude: "E noi ci atterriamo già prima..."

E per finire Zarcone illustra come comportarsi nella compravendita degli appartamenti, fermo restando l'obolo del 3% a cosa nostra: "Di tutto quello che c'è...abbiamo anche come vendita appartamenti, gli appartamenti la vendita è di 2.000 euro...vendere tizio...a dire ..quà deve vendere tizio, punto, firma il contratto e deve vendere lui, o vende il costruttore o vende l'agenzia ci devi dare sempre la 'sansalarìa' (...) all'agenzia ...il 3% fino a 200.000 euro sono seimila euro..., su 400.000 sono, 3,6, 9, 12, 24 mila euro di mediazione...12.000 euro a casa, ogni appartamento".

Violenti, rozzi e ignoranti sì, ma quando si tratta di numeri e di soldi da incassare, i mafiosi i conti li sanno fare certo 'a fimminina' ma  'a mente' .

 

 

 

Come era stato preannunciato proseguono le operazioni di polizia che vedono impegnati decine di agenti in controlli mirati sulle norme che riguardano soprattutto infrazioni al codice stradale, mancata assicurazione dei veicoli e mancato uso del casco.

Nella mattinata di oggi volanti della polizia di stato del commissariato di Bagheria, cui hanno dato man forte unità del Reparto anticrimine della Sicilia occidantale, sei pattuglie in tutto per una ventina di uomini, hanno proceduto ad una serie di verifiche su automobilisti e motociclisti indisciplinati o inadempienti.

Sono state identificate circa 45 persone e 30 veicoli. Sono state elevate 30 contravvenzioni per infrazioni alle norme che regolano la circolazione stradale in particolare per la mancata copertura assicurativa dei mezzi e il mancato uso del casco: per la prima di queste infrazioni sono stati posti sotto sequestro 10 motoveicoli, mentre 5 sono stati sottoposti a fermo amministrativo perchè i conducenti non indossavano il casco obbligatorio.

Infine due scooter  sequestrati perchè i conducenti perchè P.N. di 35 anni e B.S. di 18, erano sprovvisti della patente di guida.

I controlli continueranno nei prossimi giorni.

 

 

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