Cronaca

"....delle quali mi è stato chiesto di non parlare per non compromettere le indagini. E' questo uno dei passaggi della dichiarazione fatta dal neo pentito bagherese Antonino Zarcone, collegato in video-conferenza da un luogo che non viene reso noto, nel corso del processo 'Pedro', in cui assieme a lui vanno a giudizio il Gotha di Porta nuova, e tra questi i coreggenti del mandamento Tommaso Di Giovanni e Nicola Milano, con i quali Zarcone aveva assidue frequentazioni.

Lo riporta il Giornale di Sicilia di oggi, in un articolo a firma di Riccardo Arena.

In apertura Zarcone legge una dichiarazione spontanea in cui dopo avere disegnato il suo ruolo direttivo nella famiglia di Bagheria assieme a Gino Di Salvo e Tonino Messicati Vitale, che vedeva però in Nicola Greco 'a testa i l'acqua', ed avere riconosciuto oltre a quelle contestategli ( estorsioni ai costruttori Torres e Spera) altri reati, manifesta la sua volontà di redenzione 'io oggi non voglio più fare parte di Cosa nostra e non volgio più gestire fatti di mafia, ma voglio solo pagare il mio debito con la giustizia, per tutti ireati da me fatti, che ancora oggi io non avevo avuto contestati'.

Soltanto la paura per i suoi familiari gli aveva impedito di compiere prima questo passo, e precisa, che se non ci fosse stato questo suo pentimento, nei fatti lui sarebbe ancora, malgrado l'arresto, uno degli elementi di vertice di una delle famiglie mafiose storiche di cosa nostra, quella di Bagheria.

Un avvocato della difesa, Giovanni Castronovo,  notando però che sta leggendo la dichiarazione lo interrompe: 'non può leggere se sta facendo dichiarazioni spontanee'.

La dichiarazione viene comunque acquisita agli atti, ed il pentito, difeso dall'avv. Carlo Fabbri, continua 'a braccio', anche se i giudici sentito anche il P.G., decidono di non interrogarlo in questa sede;  Zarcone in ogni caso precisa di avere reso altresì, ai p.m. Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli, dichiarazioni su imputati in altri processi in particolare su 'Argo'.

Non v'è dubbio che la collaborazione di Antonino Zarcone, sta aprendo per gli investigatori scenari sinora impensati.

 

Non aveva tutti i torti Carmelo Bartolone a darsi uccel di bosco, anche se sottoposto all'obbligo di firma. Erano in tanti a volerlo morto e la voce che Bartolone dovesse fare una brutta fine era già arrivata oltreoceano, a Bali addirittura, in Indonesia, dove Antonino Messicati Vitale, arrestato l'altro ieri, trascorreva la sua latitanza dorata, sempre in contatto però con i suoi referenti siciliani, spesso in contatto su Skipe con Silvestre Girgenti.

Sin da subito gli inquiirenti avevano sospettato che questo allontanamento volonatario di Bartolone, fosse legato a sommovimenti interni alla famiglia bagherese.

Ed ora Sergio Flamia dichiara che in una di queste occasioni passando dalla gioielleria di Girgenti e trovandolo collegato con Messicati, colse l'occasione per salutarlo, ma non solo.

Ecco cosa ha fatto mettere averbale nelle sue dichiarazioni: 'Comunque, dopo che lui (il pentito parla di Antonino Messicati Vitale ndr) se n'è andato alla latitanza - ha messo a verbale Sergio Flamia - sono cominciate qualche rapporto che ci vedevamo tramite computer, tramite internet su Skype, che lui si contattava con Silvio Girgenti; in una di queste occasionali saluti, che... ci sentivamo... mi domandava di Carmelo Bartolone... come era finita con Carmelo”.

Non era banale curiosità perché, ha specificato Flamia, Messicati Vitale chiedeva informazione “nel senso che dice '... l'avete ammazzato? Non l'avete ammazzato?... e da questo ho capito che lui si sentiva con Lauricella Totino, perché Lauricella Totino era colui che portava avanti il discorso per ammazzare Bartolone Carmelo... io entrando nella gioielleria del Girgenti, lui era collegato con me l'ha fatto, ci siamo salutati tramite il computer e mi ha chiesto di Bartolone facendomi capire 'quando vi sbrigate", nel senso che "Carmelo chi dici? Quannu v'allistiti?' nel senso quando l'ammazzate a chistu Bartolone”.

Batrtolone veniva considerato responsabile di un paio di 'sgarri' alle regole mafiose, una delle quali era quella di avere consumato una rapina ai danni del titolare di un distributore di carburanti, Carlo Mineo, cui, con il 'trucco' dei falsi finanzieri, nottetempo erano stati rubati in casa ben 60.000 euro. Questioni di soldi, come sempre.

Bartolone si sottrasse all'obbligo di firma a dicembre 2012 e ricomparve nel settembre successivo consegnandosi al Pronto soccorso dell'Ospedale civico.

Il progetto di ucciderlo non si potè portare a termine anche perchè nel maggio del 2013 con l'operazione 'Argo' la famiglia mafiosa di Bagheria, venne letteralmente scompaginata.

 

 

 

Erano le 16 di questo pomeriggio, allorchè l'ennesima discussione tra A.C., sant'eliese di poco meno di 30 anni e la propria madre è sfociata in un episodio di violenza familiare che spetterà al magistrato di turno qualificare, se tentato omicidio o lesioni gravi, in base alle risultanze investigative poste in essere dai carabinieri dela stazione di S.Flavia, agli ordini del maresciallo Fragano, supportati dai colleghi della Compagnia di Bagheria.

Il giovane che conduceva una vita irregolare, ed aveva spesso dissidi in famiglia, proprio stamane si era rivolto ai servizi sociali del comune per avere assistenza.

Gli era stata offerta la possibilità di un letto e di un pasto caldo a Palermo, presso la missione di Biagio Conte: il giovane sembrava avere accettato.

Poi tornato a casa è scattata la molla della violenza, e durante l'alterco con la madre ha impugnato un coltello, menando due fendenti, che hanno ferito la donna al braccio e alla gola.

La donna è stata soccorsa dagli operatori del 118, ma dalle prime notizie sembra che le ferite non siano particolarmente gravi. In serata si attende la decisione del magistrato, se procedere all'arresto del giovane o denunciarlo a piede libero. 

Non trovano conferma le prime notizie che il giovane, sia pure dal carattere balzano e dai comportamenti stravaganti, avesse dato di recente segni di squilibrio mentale; piuttosto emerge il fatto che conducesse una esistenza disordinata.

L'obiettivo che si poneva l'operazione di oggi era quello di setacciare il complesso 'universo' che si crea nelle vicinanze delle scuole e delle sale gioco, durante l'intervallo tra le lezioni.

Sale gioco stranamente aperte a ridosso delle scuole, quel variopinto mondo di venditori ambulanti di panini e bibite, attività resa talora però in dispregio delle più elementari norme che riguardano la sicurezza di cibi e alimenti, ed anche quel sottobosco di piccola delinquenza dedita allo spaccio 'occasionale' di stupefacenti.

Per questo nella mattinata odierna quattro pattuglie del Commissariato di pubblica sicurezza di Bagheria, rinforzate da sei unità del Reparto prevenzione criminalità provenienti da Palermo e da una di polizia amministrativa, stanno eseguendo una vasta operazione di controlli, che essenzialmente consistono nella identificazione di persone e veicoli.

In tutto una quarantina di uomini che hanno controllato oltre un centinaio tra persone e mezzi.

I punti nevralgici scelti per questo tipo di intervento sono stati via Consolare lungo la quale insistono ben quattro istituti scolastici di scuola superiore ( IPSIA, ITC, SCIENTIFICO e LICEO  ARTISTICO) e le aree del territorio ad alta concentrazione di sale gioco e scommesse, Via Mattarella e via Roccaforte (zona stadio).

A dare una mano anche tre pattuglie di Polizia Municipale che si sono occupate soprattutto della verifica del possesso dei requisiti di legge da parte dei venditori ambulanti.

Aggiornamento

Bilancio dell'operazione:

Nel corso dell'operazione sono state identificate 130 persone e controllate 65 autovetture; 8 motoveicoli sono stati sequestrati per mancata copertura assicurativa, mentre altri 5 sono stati sottoposti a fermo amministrativo perchè il conducente non usava  il casco.

Un giovane è stato denunciato alla procura di Termini Imerese per guida senza patente, peraltro mai conseguita.

Sono state elevate 40 contravvenzioni per violazione delle norme del codice stradale ed in particolare per assenza di coperta assicurativa.

Inoltre sono state controllate due sale gioco in via Consolare, e verificato il rispetto delle misure di prevenzione da parte di 40 soggetti.

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