Cronaca

E’ accaduto verso le 11,25 circa di oggi, quando sull’utenza 112 del Pronto Intervento, giungeva la chiamata da due signore, che richiedevano un immediato soccorso, in marito al rinvenimento di una neonata abbandonato in un cassonetto.

Le due donne, nel transitare per la via Ferdinando Di Giorgi nr. 1, venivano fermate da un clochard che, mentre rovistava tra i rifiuti di un cassonetto posto a ciglio strada, si accorgeva della presenza di un neonato avvolto in un lenzuolino, posto all’interno di un borsone di colore rosso.

L’operatore della Centrale Operativa dei Carabinieri diramava tempestivamente la nota a tutte le auto in servizi, per i soccorsi e contestualmente informava i sanitari del 118 per un immediato intervento.

Anche se i soccorsi sono stati tempestivi, dopo che il corpicino del neonato, risultato di sesso femminile ( e non maschile come detto in un primo momento) ancora viva è stato trasportato a mezzo ambulanza, presso il reparto di neonatologia del locale Ospedale Civico, dove decedeva alle successive ore 11,55 circa, per sopraggiunte complicazioni.

Sul luogo del ritrovamento, sono intervenuti i Carabinieri della Compagnia Palermo San Lorenzo, del Nucleo Radiomobile e della Sezione Investigazioni Scientifiche che hanno transennato la zona per eseguite i rilievi tecnici di competenza.

Nel cassonetto in questione, i Carabinieri hanno rinvenuto inoltre all’interno del borsone rosso, una scarpa da adulto ed un paio di forbici, presumibilmente utilizzate per recidere il cordone ombelicale.

Al momento si sconosce la nazionalità del neonato, poiché completamente cianotico.

I Carabinieri, fanno appello a tutta la cittadinanza a collaborare alle indagini, affinché abbiano notato la presenza di persone sospette aggirarsi nei pressi di via Ferdinando Di Giorgi nr. 1, mentre si disfacevano di un borsone rosso. Sono in corso indagini.

 

Una famiglia decimata dagli arresti. Il clan Messina Denaro perde un altro pezzo. Stavolta in carcere finisce Girolamo Bellomo, 37 anni, detto Luca, nipote acquisito del numero uno dei ricercati. È il marito di Lorenza Guttadauro, avvocatessa e figlia di Filippo e Rosalia Messina Denaro, sorella del latitante di Castelvetrano.

Bellomo è stato arrestato assieme ad altre quindici persone. Si trovava a Palermo dove vive con la moglie, in via Benedetto Marcello. 

Il blitz è dei carabinieri del Ros e del Comando provinciale di Trapani, coordinati dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai sostituti Maurizio Agnello e Carlo Marzella. Che ora sperano di avere scovato, durante la perquisizione nell'abitazione di Bellomo, un indizio che porti al superlatitante.

Bellomo avrebbe aiutato il cognato, Francesco Guttadauro, e Patrizia Messina Denaro a mandare avanti gli affari della cosca. Quando nel dicembre 2013 per entrambi scattarono le manette, Bellomo si sarebbe sobbarcato il peso del lavoro sporco. Un lavoro sporco che ha consentito e consente a Matteo Messina Denaro di restare latitante, potendo contare su una fitta rete di protezione. Anche in questa operazione ci sono i segni della presenza del padrino corleonese sul territorio. Segni impalpabili rappresentati da pizzini e conversazioni via Skype.

Bellomo avrebbe contribuito a garantire ad imprese riconducibili o vicine alla famiglia mafiosa il controllo di importanti commesse edilizie. Ad esempio quelle nell'ambito della costruzione del centro commerciale Aventinove di Castelvetrano. Dall'operazione viene fuori lo spaccato di una mafia trapanese forte che dialoga con le cosche palermitane, in particolare con quelle di Brancaccio e Bagheria, storicamente legate al latitante che in quei territori ha trascorso alcune parentesi della sua latitanza.

Di fatto Bellomo sarebbe stato il leader di un braccio armato a disposizione di Francesco Guttadauro. Un braccio armato e pronto a tutto. Anche alla violenza. Dall'assalto ad un deposito in amministrazione giudiziaria a Campobello di Mazara alla spedizione punitiva per recuperare il bottino di una rapina. Quando c'era da fare valere il peso della famiglia mafiosa Bellomo sarebbe intervenuto alla testa di un gruppo di cui avrebbero fatto parte uomini di Corso dei Mille e Brancaccio. Tra questi Leonardo e Rosario Cacioppo, Salvatore D'Angelo e Calogero Giambalvo.

Questi i nomi degli arrestati Questi i nomi di 15 dei 16 arrestati nell'operazione Eden 2: Girolamo Bellomo, Ruggero Battaglia, Salvatore Marsiglia, Salvatore Vitale, Gaetano Corrao, Ciro Carrello, Calogero Giambalvo, Fabrizio Messina Denaro, Rosario Cacioppo, Leonardo Cacioppo, Giuseppe Fontana, Vito Tummarello, Valerio Tranchida, Salvatore Circello, Luciano Pasini, Giuseppe Nicolaci. Quest'ultimo era già detenuto.

 

 

Un maxisequestro per un valore complessivo di 17 milioni di euro nei confronti di due fratelli, gli imprenditori palermitani Francesco e Giancarlo Raspanti, è stato eseguito dalla Direzione investigativa antimafia di Palermo. Il provvedimento riguarda beni mobili e immobili, quote societarie e rapporti bancari ritenuti riconducibili ai due imprenditori, che sono impegnati anche nella gestione del movimento terra in relazione ai lavori del cosiddetto "passante ferroviario" della città di Palermo, nonché ad appalti dal Comune di Bagheria.

alt

Gli investigatori avrebbero accertato la contiguità dei fratelli Raspanti, il cui padre Antonino era stato più volte inquisito negli anni '50-'60 come elemento di spicco di Cosa Nostra, con soggetti vicini alla criminalità mafiosa.

"La contiguità dei fratelli Raspanti con soggetti vicini alla criminalità organizzata di tipo mafioso - scrivono gli investigatori -, soprattutto nel Comune di Bagheria, trae origine, tra l'altro, anche dall'appartenenza del padre, Antonino, a cosa nostra". Raspanti senior, già negli anni '50 e '60, era ritenuto elemento di spicco della mafia locale.
Nel giugno del 2014, Francesco Raspanti era stato sottoposto a fermo nell'ambito di un'indagine che portò all'arresto di trenta persone considerate vicine alla mafia bagherese e accusate di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsione, rapina ed altro. Raspanti, in quella circostanza, era indiziato di estorsione aggravata, in quanto connessa ad attività mafiosa, e tuttora sottoposto agli arresti domiciliari. 

Ecco l'elenco dei beni sequestrati:

Impresa Individuale "Raspanti Francesco”, con sede legale a Trabia, Contrada Sant’Onofrio e sede secondaria a Bagheria, Contrada Marino;

Centro edile scavi spa”, in fallimento, con sede legale a Bagheria, Contrada Marino;

Impresa Individuale "Pedone Anna Rita" con sede legale in Bagheria, corso Butera;

Il 95% del capitale della società “Nuovo Gelato In Srl”, con sede legale a Bagheria, Via Libertà; “R.E.BU.C.” S.r.l. Unipersonale, con sede legale in Bagheria, contrada Ramacca.

VAI AL VIDEO

 

Pubblichiamo la seconda parte del verbale delle dichiarazioni rese lo scorso 29 settembre dal pentito Antonino Zarcone che riguardano il ruolo di una serie di arrestati nell'operazione 'Argo' del giugno 2013. Ricordamo ancora che la parte più consistente dei verbali è ancora oggi coperta dal riserbo. La parte che pubblichiamo depositata presso la cancelleria del Tribunale il 10.10.2014 a disposizione delle parti,  è stata già prodotta in una udienza del processo 'Argo'.

P.M. GRANA' PIETRO

ZARCONE: Allora, Granà Pietro è personaggio storico in Cosa Nostra dagli anni già della guerra di mafia della provincia di Bagheria. Su Altavilla è stato sempre un personaggio, è stato sempre a disposizione della famiglia di Nicola Greco, Nicola Greco, Nardo Greco, Nino Ariano (Gargano n.d.r.), Eucaliptus e più per le varie famiglie e di vari esponenti di altre frazioni nella provincia sia di Palermo che su Belmonte Mezzagno. Ha operato nel settore degli omicidi, diciamo era un killer in Cosa Nostra, non era un personaggio di spicco di potere economico ma era un personaggio di spicco di malavita. Diciamo fa nelle stragi un personaggio in prima linea.

altP.M.: Nelle stragi intende... Cosa intende per le stragi?

ZARCONE: Nelle stragi di mafia quando ci sono state tutte quelle guerre, tutti quegli omicidi in quei periodi.
P.M,: Cioè i fatti di Bagheria dice?
ZARCONE: Fatti di Bagheria, si, si, sì.
P.M.: In vicende palermitane non era coinvolto?
ZARCONE: Ma sicuramente in qualsiasi vicenda era coinvolto perché era molto vicino sia a Provenzano e... di quello che si racconta è stato un po' una chiave di lettura
P.M.: Cioè era coinvolto anche in delitti realizzati a Palermo?
ZARCONE: Anche in delitti realizzati a Palermo, sì, con gli esponenti di tutte le altre famiglie. Diciamo è stato sempre a disposizione tra... nella frazione di vari componenti di varie famiglie.
Avv.to: E una sua deduzione il fatto che è stato coinvolto anche in eventi a Palermo, è una deduzione o sa che è coinvolto in eventi...
ZARCONE: Allora, io riferitomi proprio da Pietro... Perché questa storia ne sono a conoscenza? Perché ci fu im momento che ad Altavilla c'era un vuoto di potere, un vuoto di potere e lui si presupponeva che questo potere lo doveva prendere mio zio Francesco, Ciccio Zarcone, Ciccio Zarcone. Effettivamente mio zio non era consapevole, non era... non voleva sapere niente di queste faccende e Pietro si lamentava anche, dice; no, tuo zio non potrà mai prendere il controllo sul territorio perché dice nel periodo delle guerre di mafia in prima linea sono stato io dice quando ci furono... ci sono state le guerre... quando ci fu diciamo la guerra di mafia, tuo zio dice non ha partecipato, si è chiuso dentro e non è uscito da casa... tipo che lo mettevano come che non ha partecipato e non poteva avere questo diritto di entrare a fare parte della famiglia di Altavilla. 

Avv.to: (ine.) ha partecipato alla guerra di mafia (ine.)
ZARCONE: Si.
P.M.: Senza farle però riferimento a qualche nominativo specifico?
ZARCONE: No, no, no.

altP.M,: Va bene. GRANITI VINCENZO.


ZARCONE: Molto legato a un ragazzo che fu arrestato a Misilmeri, di Misilmeri che il padr... stu ragazzo se non mi sbaglio si stava laureando, andava all'imiversità ma io parlo anni... circa 20 anni fa su Misilmeri.
P.M.: Quindi era legato a un soggetto di Misilmeri.
ZARCONE: No, ma legato con tanti esponenti delle varie famiglie, sì.
P.M.: Sì. Graniti?
ZARCONE: Allora, su Graniti Vincenzo è un ragazzo a me caro che io lo... no lo usavo, mi intratteneva ad accompagnarmi diciamo im poco in giro, io lo tenevo all'inizio con me perché è ima persona non di... attenzionato, diciamo non era un individuo attenzionato e spesso e volentieri lo portavo con me, mi facevo accompagnare direttamente da lui e cose varie. L'unica cosa che ho, che ho fatto con Graniti, diciamo che oggi penso di avere sbagliato, che gli ho fatto custodire delle armi, gli abbiamo fatto custodire delle armi ma poco tempo perché è stato nell'arco di un mese penso li ha trattenuti, dopodiché gli avevo detto di consegnarle a Sergio Flamia e di levarsi tutto da casa e di andarsene a lavorare perché già pensavo di essere arrestato in breve. Di altri particolari niente.
RM.: Ma che armi erano?
ZARCONE: Ma c'erano diverse armi, più che altro pistole erano, niente di... pistole.
P.M.: Quante pistole?
ZARCONE: Non lo so, una decina penso che dovevano essere.
P.M.: E da dove venivano?
ZARCONE: Tramite... qualcuna tramite Tonino Vitale dove le ho reperite... sempre nel mercato nero si sono reperite e se non mi sbaglio Pietro Lo Coco, Pietro Lo Coco e Antora che ha la pizzeria ad Altavilla stu ragazzo.
P.M.: Sì. Cioè si... faceva da intermediario o che le aveva, come,.. cioè in che modo interviene...
ZARCONE: No, no, avevano armi da vendere e le abbiamo acquistate e le abbiamo conservate, niente di...
P.M.: Sì, ma dico il ruolo di... lei dice tramite Pietro Lo Coco, che vuol dire, che ha fatto Pietro Lo Coco?
ZARCONE: Pietro Lo Coco si occupa... diciamo come armi, sia lui che il fratello.
P.M.: Quindi le aveva acquistate, le aveva.
ZARCONE: Sì, acquistate.
P.M.: Acquistate.
ZARCONE: Acquistate, acquistate
P.M.: Ma dove le acquistava?
ZARCONE: E non lo so dove le acquistavano loro, a noi ce le ha consegnate, penso o due o tre, o due o tre armi dottoressa, non ricordo bene i particolari.,.

P.M.: E Messicati Vitale dove le acquistava le...

ZARCONE: No, loro hanno armi... allora, a Villabate hanno armi conservate, addirittura so che hanno buttato pure armi perché già rugginite, si sono deteriorate ma hanno unarsenale abbastanza pesante, Villabate, la famiglia di Villabate un arsenale pesante.

P.M.: E dove...

ZARCONE: Per Messicati Vitale.. intendo tutta la famiglia, diciamo tutta la conduzione di Villabate, non principalmente Messicati Vitale, lui aveva le sue armi e cose varie, loro hanno anche.., diciamo che in comune di bene, in comune della famiglia di Villabate so che hanno armi pure pesanti.
P.M.:
ZARCONE: Va bene. Questo lo dico perché in alcuni casi abbiamo avuto un dialogo, uno scambio di dial... dice: abbiamo armi, possiamo scatenare una guerra, dice, come armi siamo a posto.

Cap.no: E questo chi è che glielo diceva?
ZARCONE: Lui, Tonino.
Cap.no: Tonino chi? Lo dica per la registrazione.
ZARCONE: Vitale, Tonino Vitale, Messicati Vitale. Questo perché ci fu un momento di frazionamenti, di fibrillazione tra Palermo, ci sono stati... che poi ne
parleremo più avanti, tra Brancaccio che... insomma ci sono stati dei momenti di fibrillazione.
P.M.: E quindi il Graniti ha conservato queste armi e poi le ha consegnate a Pietro Flamia... a Sergio Flamia voglio dire.
ZARCONE: Sergio Flamia, gli avevo detto io di prenderle e consegnarle a Sergio Flamia.
P.M.: Glieli ha dati prima del suo arresto lei?
ZARCONE: Prima del... si, (ine.) del mio arresto.

altP.M.: GUAGLIARDO UMBERTO ?

ZARCONE: Guagliardo Umberto di Altavilla a disposizione di Franco Lombardo occupano di furti, rapine, qualche estorsione l'ha fatta senza essere autorizzata, ma più che altro viene usato molto da Franco Lombardo infatti arrivavano lamentele pure da Pietro Granà in quanto stu ragazzo era incontrollabile perché si muoveva... ma era, la guida era sempre... diciamo la regia era Franco Lombardo anche se qualcosa sicuramente l'avrà fatta anche senza essere autorizzato. Però con me direttamente riporti non...

P,M.: Non ne ha avuti.
ZARCONE: No, non...
P.M.: Lei non l'ha incaricato mai di niente?
ZARCONE: Mai di niente, anzi avevo detto pure a Franco di tenerlo buono e di trovare un rimedio, eventualmente di farlo partire stu ragazzo perché era im problema per il territorio di Altavilla perché facevano troppi danneggiamenti, troppi furti nelle... ed erano la maggior parte organizzati da loro ma penso che la regia è sempre Franco

alt

P.M.: LA MANTIA ROSARIO ?


ZARCONE: La Mantia Rosario è un personaggio... io l'ho lasciato vicino a Cosa Nostra... a personaggi in Cosa Nostra con Pino Scaduto. In quel periodo storico che io ero nei rapporti con Pino Scaduto lui aveva preso un lavoro su Altavilla Milicia tramite nel cantiere di Marrobbio e questo lavoro è stato preso da... gliel'hanno fatto prendere sia Pietro Granà che tramite l'inserimento di Pino Scaduto è andato a lavorare da Marrobbio. Questo è il rapporto che avevo lavorativamente, dopodiché... ha trattenuto l'estorsione del Marrobbio la gestione, però più che altro la gestione dell'estorsione è stato il Marrobbio a coinvolgere in questa, all'estorsione a...
Cap.no: .....La Mantia.
ZARCONE: ... La Mantia. Perché dico questo? Perché un giomo in mia presenza La Mantia viene a Bagheria con Marrobbio e io ero con Pino Scaduto, scende, ci saluta sia a me che a Scaduto, Marrobbio, e cose varie, sono stati, siamo stati 10 minuti e poi sono andati via e Pino Scaduto mi diceva che stu ragazzo, dice, è venuto a chiedere tipo una forma di protezione perché sul territorio di Altavilla aveva avuto grossi problemi, dice, poi c'è Rosario che gli sta dando una mano e cose varie, che già aveva pagato, aveva dato soldi a Pino Scaduto però Pino disse che era una cosa che... una cosa personale, non so se aveva dato 10.000 Euro di soldi, però Pino non li ha messi nella cassa perché mi diceva che era un regalo...

ZARCONE: ...personale che aveva fatto a Pino Scaduto e... poi niente, su di lui non ho, non ho una storia...

P.M.: Quindi diciamo fino a quando lei è stato arrestato non aveva un ruolo in Còsa Nostra, va bene.
ZARCONE: Si muoveva sempre in ambienti con personaggi appartenenti a Cosa Nostra ma non aveva... vicino a mio cugino Pietro Granà vicino a Franco Lombardo, a mia no. a Pino Scaduto... diciamo
P.M.: frequentava nell'ambito... ma senza nessum ruolo di chiedere estorsioni e cose varie. Va bene.
ZARCONE: Però poi l'estorsione in secondo tempo sulla richiesta di Marrobbio... io ci volevo arrivare quando parlo di Marrobbio su questa... o ne parlo pure prima adesso, dottoressa?
P.M.: Se riguarda La Mantia parliamone adesso.
ZARCONE: E allora, La Mantia. Succede dopo l'arresto di Pino Scaduto, viene Paolo Scaduto, il figlio di Pino, che c'erano dei soldi da andare a prendere dal Marrobbio...

P.M. Sì....

...Continua
 

Altri articoli...