Cronaca

Giuseppe Saporito di 62 anni: si chiamava così l'uomo che in base ai primi rilievi si sarebbe tolto la vita in una abitazione di via Calabrese a Ficarazzi: la notizia viene riportata stasera   sul quotidiano on line, blogsicilia.it in un articolo a firma di Ismaele La Vardera; il corpo senza vita di Saporito è stato ritrovato  dai Carabinieri della stazione di Ficarazzi.

E' stato il  comandante della stazione Roberto Chilla, ad ordinare di forzare la porta d’ingresso dell’abitazione per avere accesso all’interno dove hanno rinvenuto il cadavere riverso sul letto.La morte, secondo i primi accertamenti del medico legale, risalirebbe ad almeno 15 ore fa.  

Sul posto i carabinieri, la polizia municipale ed agenti del RIS intervenuti per effettuare i rilievi scientifici che possano confermare la prima ipotesi del medico legale, ipotesi comunque suffragata dal ritrovamento, sul comodino, di una busta chiusa sulla quale Saporito aveva scritto “per i carabinieri” ad indicare che all’interno vi si trova un messaggio indirizzato a chi avrebbe ritrovato il suo cadavere.

Pare che Saporito, che abitava da solo, avesse gravi problemi economici, e da quando l'Enel aveva staccato il contatore, l'uomo viveva senza la luce elettrica in casa.

Il Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo ha sequestrato due società operanti nel settore della vendita di autoveicoli, una società immobiliare, tre abitazioni, sei fabbricati ad uso commerciale e due terreni in Palermo e provincia, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo di oltre 28 milioni di euro, in esecuzione di un provvedimento emesso dal Tribunale di Palermo – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della locale Procura della Repubblica.

Interessato dal sequestro è un imprenditore sessantaduenne originario di Villabate (PA), condannato nel 1998 dalla Corte di Appello di Palermo per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso, perché ritenuto soggetto "a disposizione" della famiglia di Brancaccio – Corso dei Mille alla quale, nelle sua veste di commerciante di autoveicoli avrebbe procacciato, in passato, autovetture "pulite" da porre nella disponibilità di latitanti, curando inoltre il reperimento di luoghi sicuri per gli incontri degli "uomini d'onore".

La “pericolosità” del soggetto è scaturita sia dalle indagini che avevano portato alla cattura del noto latitante TINNIRELLO Lorenzo e dei soggetti che ne avevano favorito la latitanza, ma anche dalle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia DI FILIPPO Pasquale ed Emanuele, DRAGO Giovanni, ROMEO Pietro, SPATARO Salvatore e TROMBETTA Agostino - poi riscontrate in sede investigativa - che lo indicavano quale fiancheggiatore del sodalizio criminale, tanto da determinarne la responsabilità penale per “concorso esterno in associazione di tipo mafioso”.

Il sequestro eseguito trae origine dalle indagini svolte dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Palermo, che hanno rilevato un’evidente sproporzione tra i redditi dichiarati e le numerose acquisizioni patrimoniali e societarie effettuate nel tempo dal nucleo familiare dell’interessato. In particolare, dagli accertamenti svolti dalle Fiamme Gialle, è emerso che le disponibilità economiche che il sessantaduenne dichiarava non avrebbero permesso l’effettuazione dei numerosi investimenti realizzati, tanto da far supporre che il gruppo imprenditoriale sia stato finanziato, almeno in parte, con i proventi derivanti dall’attività delittuosa.

altCASTELLO Rosario, nato a Villabate (PA) il 26.04.1952


Decreto di sequestro nr. 151/14 R.M.P. emesso dal Tribunale di Palermo - Sezione Misure di Prevenzione.

• n. 2 società operanti nel settore della vendita di autoveicoli;
• n. 1 società operante nel settore immobiliare;
• n. 2 fabbricati ad uso abitativo siti in Palermo;
• n. 1 fabbricato ad uso abitativo sito in Altavilla Milicia (PA);
• n. 2 fabbricati ad uso commerciale siti in Palermo;
• n. 2 fabbricati ad uso commerciale siti in Misilmeri (PA);
• n. 2 fabbricati ad uso commerciale siti in Villabate (PA);
• n. 2 terreni siti in Villabate (PA);
• disponibilità finanziarie (rapporti bancari, deposito titoli, deposito nominativo, buoni fruttiferi).

VALORE DEI BENI IN SEQUESTRO: € 28.000.000


 

Sono tornati dietro le sbarre dopo quindici giorni dall’uscita del carcere, i due buttafuori bagheresi che erano stati incarcerati un mese e mezzo fa; ma  nei confronti di Gaspare Ribaudo, 23 anni, ed Emanuel Rughoo Tejo, di 38, non furono riscontrati i gravi indizi di colpevolezza per l’accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso ai danni del titolare di una discoteca alla periferia di Palermo.

Alla base della prima scarcerazione c’era l’incongruenza fra la ricostruzione del figlio del titolare della discoteca e un suo conoscente. Il primo disse di essere stato aggredito in un bar di Bagheria da Ribaudo e Rughoo che si erano presentati assieme ad una decina di uomini. Una spedizione punitiva in piena regola. Il conoscente, presente all’episodio, invece, disse che i due indagati erano arrivati da soli, che l’incontro con la vittima era stato casuale e che erano volati dei ceffoni al termine di un’animata discussione per dei vecchi rancori. E gli indagati furono scarcerati.

Adesso  i pubblici ministeri avrebbero raccolto nuovi elementi a supporto dell’ipotesi della violenza privata. Secondo la ricostruzione della Procura, l’aggressione nel bar di Bagheria sarebbe stato anticipata da un altro episodio. “Verso le tre di notte arrivarono a velocità sostenuta due o tre macchine – raccontò il titolare del locale – alcuni soci stavano andando via… c’era una donna incinta… i facinorosi hanno picchiato alcuni clienti”.

Solo l’arrivo dei carabinieri li mise in fuga. Una delle auto fu bloccata lungo la statale 113. A bordo c’erano anche i due arrestati di oggi. Nascondevano nel fuoristrada, intestato a Rughoo, parente del collaboratore di giustizia Sergio Flamia, due tirapugni e una mazza nascosta sotto il sedile. E scattò la denuncia per quale oggi i due indagati sono tornati in carcere.

 

E 'accaduto intorno alle 5 di stamane allorchè R.C. di 27 anni, si svegliava durante il sonno per dei rumori sospetti provenienti dall'interno dell'abitazione, che si trova a Fondachello, nei pressi del lido de La Navicella: giusto il tempo di aprire gli occhi e ritrovarsi davanti, al buio, la figura di un uomo, alto circa m.1,85, con il volto coperto da una sciarpa con atteggiamento aggressivo e minaccioso, che sembrava avere un accento straniero.

La potenziale vittima, invece di farsi prendere dal panico, ha avuto la reazione istintiva di cominciare ad urlare e di iniziare a spingere il rapinatore verso l'uscita dell'abitazione; il malintenzionato ha ritrovato la finestra attraverso la quale era riuscito ad entrare tramite una scala di legno, casualmente trovata, e la ripercorreva all'incontrario dandosi precipitosamente alla fuga.

Ma giusto il tempo di tirare un sospiro di sollievo dell'occupante del villino, che di nuovo il rapinatore forza la porta principale d'ingresso, risale al piano superiore, e minacciando con un coltello puntato alla gola la vittima, ingiungeva la restituzione di un giubbotto, casualmente dimenticato in una stanza, dove probabilmente teneva o documenti o altro che sarebbe potuto servire per un eventuale riconoscimento.

Ripresosi il giubbotto il rapinatore si allontanava  alleggerendo di 50 euro un portafogli trovato per caso ed un pacchetto di sigarette.

 La vittima a questo punto ha chiamato il 113.

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