Il silenzio del rumore - di Vincenzo Martorana

Il silenzio del rumore - di Vincenzo Martorana

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Grazie ai progressi mirabolanti di elettronica analogica e digitale oggi potete mettere nel portabagagli di una macchina (o su una bicicletta, volendo), la potenza di fuoco e una libreria musicale che neanche le discoteche della mia giovinezza.

Qualcuno lo ha fatto anche a Bagheria: ha messo batteria, amplificatori e casse su una bicicletta, o su una macchina, o al balcone e ci “allieta” mattina, pomeriggio e sera. La potenza è tale che a volte bisogna alzare il volume della televisione per sentire i dialoghi, nonostante gli infissi con vetrocamera. Con lo smartphone ho misurato la pressione sonora mentre una di queste biciclette/discoteca mi passava vicino: quasi 90dB (100dB si raggiungono e superano in un concerto rock). Ovviamente non è uno show continuo, no, è una specie di test intermittente dell’impianto: si va su e giù in volume, poi silenzio, poi di nuovo su per dieci minuti. Quei minuti però non finiscono mai, ve lo assicuro. In occasione delle feste comandate poi assistiamo a una competizione a chi suona più forte, con una cacofonia ancora più fastidiosa.

È un classico caso di abbassamento soft della qualità della vita, qualcosa per cui non si fanno le barricate né si organizzano manifestazioni di protesta. Ma è un duraturo, persistente abbassamento della qualità della vita per centinaia di famiglie a cui nessuno riesce, direi vuole, dare soluzione. Le forze dell’ordine passano ogni tanto, magari in un momento di calma, e poi basta abbassare il volume al momento giusto, no? Eppure è noto che l’inquinamento acustico è causa di disturbi oggettivi e i legislatori se ne sono a più riprese occupati (v. d es. D.L. n.194 del 2005), prevedendo addirittura delle mappature acustiche dei centri abitati. Inoltre in questi mesi, a causa dell’epidemia Covid-19, le case per tutti sono diventate rifugi h24 e, per molti, luoghi di lavoro e di studio. La sofferenza si è dunque moltiplicata.

Abbiamo chiesto una mano all’assessore competente che ha mostrato comprensione e ci ha dirottati alla Polizia Municipale, che a sua volta ci ha confessato la propria impotenza. Il risultato è una chiara manifestazione di impotenza davanti all’arbitrio, di incapacità di risolvere i problemi dei cittadini, anche quando questi problemi sono chiari ed evidenti. Per di più il problema non nasce da un bisogno o da qualche malessere profondo, non ci sono motivazione sociologiche che lo giustifichino o ne rendano opportuna la tolleranza.

Riusciranno le autorità preposte a garantire la serenità a cui abbiamo diritto nelle nostre case? Potremo, con il caldo che ormai è arrivato, lasciare aperte le imposte come suggerirebbe il buon senso e l’igiene? O dovremo rassegnarci ai capricci di qualche ragazzino sconsiderato perché “non si può fare nulla”? Ci hanno spiegato che liberarci di orrori architettonici che ci impediscono di godere del nostro territorio, del nostro mare, è ormai praticamente impossibile: troppi costi, troppe difficoltà legali e politiche. Ma liberarci almeno dell’inquinamento acustico?

Vincenzo Martorana

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