“Nessuna razza, una sola specie” sotto quest'auspicio, Angela Troia, dirigente scolastico del Liceo scientifico D'Alessandro di Bagheria, martedì 26 febbraio 2019, ha aperto i lavori della giornata contro il razzismo. Una staffetta, promossa dal Liceo Benedetto Croce e che sta coinvolgendo tantissime scuole di Palermo e della provincia.
Partendo dal presupposto che ciascuna identità è espressione di uno specifico paesaggio culturale, in una società complessa come quella attuale, compito della scuola, con la sua prassi educativa, è aiutare a decostruire i pregiudizi, le rigidità dei concetti, degli schemi relazionali, delle strutture proprie di ciascuna cultura o identità. Obiettivo della scuola deve essere quindi quello di superare la multiculturalità in cui ciascuno, detto con metafora, come una rigida boccia monolitica si scontra con gli altri, e creare piuttosto interculturalità, in cui ciascuno, come morbida spugna interagisce con gli altri senza scontrarsi. La Dirigente ha, pertanto, incoraggiato gli studenti a diventare spugne capaci di aprirsi alle relazioni con gli altri per affrontare in modo consapevole il mondo che li aspetta fuori dalla scuola e che loro stessi contribuiranno a creare.
L'incontro è stato rivolto ai ragazzi delle V classi.
A raccogliere il testimone della staffetta tanti ospiti, a partire dal drammaturgo e scrittore Moni Ovadia, che ha inviato un messaggio ai ragazzi sulla stupidità di dividere le persone per razza, ricordando che tutti noi affondiamo le radici in quell'homo sapiens sapiens che ha mosso i primi passi dall'Africa e come proprio le migrazioni abbiano, nel corso dei secoli, creato una cultura così varia e ricca.
Chiara Giubilaro, geografa e assegnista di ricerca presso l'Università di Milano-Bicocca, lavorando sapientemente sulle immagini e sulle foto ha dimostrato, grazie anche al coinvolgimento degli alunni, come sul fenomeno migratorio assistiamo ad una narrazione che spersonalizza le vittime, le trasforma in un problema politico che divide l'opinione pubblica. Dobbiamo ripartire dalla riflessione perché ogni giorno quattro persone muoiono nel tentativo di attraversare il Mediterraneo, la frontiera più pericolosa al mondo.
Di diritto, in particolare di diritto del mare, ha invece parlato l'ammiraglio Vittorio Alessandro, già responsabile delle comunicazioni della Capitaneria di porto. Marinaio di lungo corso, lui in prima linea c'è stato a lungo, nel Canale di Sicilia, ha coordinato diverse operazioni di salvataggio dei migranti e ha espresso la sua preoccupazione per quel tratto di mare che sta diventando un cimitero. Le cifre ufficiali parlano di 35 mila morti negli ultimi anni, ma questi sono solo i dati ufficiali perché ora quel tratto di mare che ha unito storie e civiltà è un luogo abbandonato dall'Europa, dove si continuerà a morire senza testimoni.
Testimone, invece, di sbarchi e di superstiti è stata Paola La Rosa, palermitana, che ha deciso di trasferirsi a Lampedusa e ha raccontato il primo impatto con una realtà così dura. Per anni lei, con altri volontari, ha trascorso innumerevoli notti sul molo di Lampedusa, con il suo immancabile bidone thermos, ha accolto i migranti con un bicchiere di tè caldo e una coperta da posare sulle spalle. Da anni si batte per cercare di dare un nome anche ai tanti morti seppelliti nel cimitero di Lampedusa, perché privare una persona del proprio nome è l'inizio della demolizione dell'uomo, come ricordava Primo Levi.
Di diritti e delle differenze di status dei migranti hanno Parlato Laura Lo Verde e Rosa Guida, rappresentanti della Clinica legale per i Diritti umani, uno sportello di vitale importanza per i migranti, attivo all'Università di Palermo, che aiuta gli stranieri a muoversi nella fitta giungla della legislazione che regola la materia legislativa sull'immigrazione e che vede sempre più soggetti esposti anche dopo l'applicazione del Decreto Sicurezza .
Prof.ssa Giusi Provino