E' morto nella mattinata di oggi, nella sua abitazione di via Dante, all'età di 91 anni, Filippo Lo Medico; ormai da qualche tempo le sue condizioni di salute erano andate via via peggiorando.
Ai figli Vincenzo E Francesca, alla nuora Pieralba Cuffaro, al genero Michele Bartolone, alle nipoti Elena, Giulia, Enrica e Roberta l'affettuoso abbraccio ed il partecipe cordoglio di bagheria new.com e del suo direttore Angelo Gargano.
I funerali si svolgeranno Giovedì 4 febbraio alle ore 15.30 presso la Chiesa di San Pietro Apostolo di via Dante a Bagheria.
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Il cognome Lo Medico (assieme a quello dei Pampinella) a Bagheria si coniuga con una sola parola CINEMA. Cinema nel senso di locali cinematografici, quei saloni un tempo bui e fumosi, che una sciabolata di luce sembrava trapassare e trasformarsi sullo schermo in immagini, colori, suoni,emozioni; cinema come passione viscerale per la settima arte (o musa), cinema come passione per i manifesti e le locandine cinematografiche, un tempo vere piccole opere d'arte; cinema come trasporto verso registi, sceneggiatori e attori.
Filippo Lo Medico, il cinema di proprietà della sua famiglia, il Littorio si chiamava, in omaggio allora al potere dominante, lo conobbe a soli tre anni, e già a dieci era uso sedersi in prima fila per leggere ad alta voce i dialoghi in sovrimpressione, incomprensibili per i tanti analfabeti che seguivano sbigottiti quelle ombre che al suono di una pianola, un tempo dal vivo, prendevano forma e vita.
Ci lasciò di stucco, allorchè in una intervista, era il tempo che Peppuccio Tornatore girava Baarìa, e ci commosse quell'aneddoto che data nella sua fanciullezza: alla scuola la maestra che dalla cattedra lascia l'eterno tema "Il mio migliore amico", e Filippo rispose: "Il mio migliore amico è il cinematografo".
Ed ecco, aggiunge con le lacrime agli occhi, che un ragazzino partito da Bagheria ha coronato il mio sogno, vincendo il massimo premio mondiale di cinema, l'Oscar appunto. Confessiamo che assieme all'operatore non riuscimmo a trattenere la nostra emozione.
Perchè Filippo Lo Medico con il cinema ci avava anche provato, avava fatto la classica valigia ed era andato a Roma al seguito di Cesare Zavattini, uno dei più grandi sceneggiatori dell'epoca per fare da aiuto-regista in una importante produzione cinematografica del tempo; ma il destino non volle e Filippo dopo questa esperienza romana tornò a Bagheria passando dai sogni di celluloide ai più concreti problemi della vita quotidiana
Ma l'amore per lo schermo non lo lasciò mai anche perchè con i fratelli nel cinema era sempre 'infilato'; perchè dopo Il Littorio, ribattezzato Vittoria dopo la caduta del fascismo, venne il cinema Nazionale in corso Umberto, oggi sede di una agenzia Unicredit, ed il nuovo Nazionale negli anni '70 proprio di fronte al vecchio Nazionale.
Poi per vivere fece il travet al comune di Bagheria, un abito che gli stava un pò stretto per un uomo di cultura e con qualche ambizione letteraria, ma lui fu sempre, sino alla pensione, dipendente integerrimo ed esemplare presso gli Uffici di ragioneria
Ma non è solo per queste cose che va ricordato Filippo Lo Medico, un uomo che della sobrietà, della discrezione, della modestia fece la sua religione: senza voler sembrare retorici è stato uno dei figli migliori di Bagheria, e per tanti motivi, possiamo dire che oggi è andato via un pezzo della storia della nostra comunità.
Intelligenza vivace, acuto osservatore, abile narratore, ci ha consegnato alcuni mirabili ritratti della nostra Baarìa degli anni trenta e quaranta; due, tre, racconti quelli che noi conosciamo: niente di più, perchè le sue storie amava raccontarle, con la sua sapiente e fascinosa capacità affabulatoria.
Il personaggio Pietro Lanza, che tale era, irridente del potere anche se per certi aspetti eccessivo, grottesco e grande bevitore, che mirabilmente riprende Peppuccio Tornatore nel film Baarìa con scene che sono puro 'teatro', e che vantando le lodi della sua salsiccia "tutta ri puorcu è !", dileggia alle spalle il gerarca fascista.
Narra negli altri con dovizia di particolari il passaggio degli americani e del grande fotografo Robert Capa da Bagheria e della nascita del Liceo Classico 'Francesco Scaduto'.
Ma non è tutto: anche per suo tramite prende vita l'idea della Pinacoteca di villa Cattolica. La storia è semplice: Enrico Carollo, cui i bagheresi non hanno reso sufficiente merito, oltre che affermato gallerista a Roma e amico fraterno di Guttuso sin dagli anni trenta, era il suocero di Filippo Lo Medico.
E' questa la strada che verrà percorsa per convincere Guttuso a fare nel 1973 la prima donazione che avvia l'odierna Galleria. E Filippo Lo Medico in questo progetto è in prima fila per incoraggiarlo e sostenerlo, appassionato com'è di cose d'arte.
Sino alla generosa donazione fatta assieme ai fratelli Giovanni ed Enzo circa dieci anni fa al Museo Guttuso, di quel patrimonio di locandine e manifesti cinematografici, che sono è vero, un prodotto di nicchia, ma che opportunamente valorizzati potrebbe attrarre studiosi e appassionati di cinema.
Avremmo tanto altro da dire su questo bagherese che ha dato, senza squilli di trombe e rullio di tamburi lustro, dignità e onore al suo paese. Lascia in asso un'impresa che ci eravamo ripromessi di portare a termine assieme della quale avevamo tanto parlato, e che adesso, se ci basterà il tempo, cercheremo di portare avanti da soli e nel suo ricordo.
Una rubrica televisiva dal titolo 'I grandi vecchi', una serie di interviste a quegli 'anziani', che tutt'ora freschi e lucidi di mente rimangono a Bagheria e che potrebbero ancora raccontarci e insegnarci qualcosa.
Angelo Gargano