Operazione Reset due: tanto rumore per nulla ? - di Angelo Gargano

Operazione Reset due: tanto rumore per nulla ? - di Angelo Gargano

attualita
Typography

Tanti gli interrogativi legittimi che le intelligenze piu' avvertite si pongono in relazione all'incredibile rimbalzo mediatico, forse al di la' delle previsioni degli stessi inquirenti e magistrati, verificatosi a livello nazionale in seguito all'operazione Reset  due, al punto da far insospettire qualcuno sulla tempestività e sul clamore suscitato.

 

A partire dal tweet del presidente del consiglio Matteo Renzi , "Bagheria non e' cosa loro", ed alla trionfalistica dichiarazione del ministro degli Interni, Angelino Alfano, scendendo via via per li rami, dove partiti, associazioni antiracket e di categoria, movimenti e singoli esponenti politici nazionali, regionali e locali sino agli inevitabili intellettuali, attori e maitre a' penser , (la gran parte riemersi dall'oblio e ritrovatisi ad occupare il loro piccolo spazio nell'improvvisata giostra mediatica)  si sono esercitati in un peana di ringraziamenti, di riconoscimenti, di parole spesso inutili e vuote di vero significato.

Allora cerchiamo di capirci meglio.

'Storicamente' , se ci e' lecito usare questa espressione, le Operazioni Argo e Reset, e già prima l'operazione Perseo,  si configurano per tanti motivi come uno dei passaggi nodali ed esemplari per le professionalita' messe in campo da inquirenti e investigatori,  per arrivare alla effettiva comprensione di quello che era stato il pianeta mafioso bagherese sino ad allora rimasto in  larga parte inesplorato, ed in assoluto l'unico in Sicilia a non aver conosciuto la presenza di pentiti di peso che ne avessero disvelato i misteri.

Queste operazioni hanno di fatto inizio quando i Servizi arruolano Sergio Flamia, e forse non solo lui della famiglia di sangue, stando a quanto ora si legge,  tra gli informatori: Flamia e parte dei componenti di questa famiglia ( non scordiamoci pero' che ci sono componenti della stessa famiglia anche parenti diretti di quelli coinvolti che sono assolutamente perbene ed assolutamente estranei alle logiche e alle dinamiche  criminali) sono storicamente inseriti ed organici al mondo della criminalita' comune che trova poi i suoi sbocchi e i suoi referenti naturali nel mondo di cosa nostra.

 Le prime intercettazioni risalgono al 2011 e si sviluppano negli anni successivi; volere dunque da parte di chiunque mettere il  cappello su qualcosa  che non gli appartiene e' assolutamente fuori luogo e di cattivo gusto e rischia di mortificare il ruolo di inquirenti e magistrati.

  Argo e Reset  uno e due che rappresentano la chiusura del cerchio, sono state possibile grazie ai magistrati inquirenti che hanno coordinato le indagini portate avanti dal Nucleo operativo provinciale dei carabinieri con il supporto delle espressioni territoriali dell'Arma in specie dalla Compagnia di Bagheria diretta ieri dal maggiore  Francesco Tocci poi promosso tenente colonnello, ed oggi dal maggiore Claudio Montesi, che si sono avvalsi di spunti investigativi offerti dalle fonti, dell'apporto di tecnologie e modalita' operative oggi raffinatissime,  ma soprattutto di un lavoro preziosissimo di intelligence  svolto con caparbieta' e sacrifici dagli  operatori nel territorio e  resi possibili anche dal coordinamento tra le varie forze di polizia.

E' un fatto pero' che di questi risultati straordinari, si siano in qualche caso inopportunamente appropriati organi e uomini politici spesso insignificanti e  i talk show del Moloch mediatico in crisi di ascolti con il solito  coro di banali cantori arruolati per la circostanza;  per qualche giorno anche l'antimafia di professione, duole dirlo ma e'così,  ha potuto rispolverare i suoi vessilli , logori e  appannati negli ultimi mesi da vergognose vicende che vanno dal caso  Helg alla Saguto, e, come dicevamo, lo stesso governo che in barba ai dati di un ciclo economico che tende a risollevarsi, continua comunque a  soffrire di una crisi di popolarita'.

Andiamo ai 36 commercianti che hanno  collaborato, che, al netto del numero di arresti effettivamente eseguiti, rimane l'unico e vero risultato tangibile che potra' rappresentare un seme che germoglia  e che potra'  in futuro dare frutti concreti e che, ne siamo convinti, e' potuto accadere essenzialmente per due motivi, anche perche' due anni fa la grandissima parte di questi avevano negato l'evidenza,  ma oggi di fronte ai riscontri inoppugnabili  portati dagli investigatori  ed alla  concreta prospettiva di una accusa di favoreggiamento, hanno creduto bene di prendere il coraggio a due mani, e ammettere le richieste estorsive. 

E' vero, e siamo i primi a capirlo che in certi casi puo' essere una scelta di convenienza o di comodo, ma quando si andra' al processo a deporre per confermare le accuse davanti al proprio aguzzino-amico- estortore, al quale magari si e'chiesto di fare da mediatore per ridurre il prezzo del pizzo,  il coraggio, che lo si voglia o no, questi 36 dovranno tirarlo fuori.

Perche' parlano proprio adesso ? 

Un motivo l'abbiamo gia' detto ed e' che la mole di prove inoppugnabili raccolte e la inequivocabile volonta' di larghissima parte della Magistratura e delle forze di polizia  di fare piazza pulita e uno degli elementi piu' forte di persuasione; ma c'è n'e' un altro di valenza politica che si puo' considerare elemento determinante e abbastanza convincente: oggi a Palazzo di citta' c'e' un sindaco, Patrizio Cinque, di cui potranno essere criticate alcune scelte amministrative perche' confuse e contraddittorie, ma  che per la prima volta nella storia di Bagheria parla con coraggio chiaro e forte contro la mafia.

Se ci riflettete per una comunità come la nostra abituata un tempo ad uomini delle istituzioni ciechi o complici e piu' di recente alle giaculatorie noiose e rituali dei comunicati antimafia dei ultimi sindaci ed esponenti politici,  questa e' la vera e rilevante novita' che sta mutando la percezione collettiva del fenomeno mafioso

Patrizio Cinque, che per ingenuità o eccesso di generosità fa magari dichiarazioni improvvide, ( vedi la latitanza di Provenzano a Bagheria segnalata ai carabinieri dieci anni dopo che il boss e' stato arrestato, a quei carabinieri che hanno con le dichiarazioni di Lo Verso e Flamia ricostruito quasi giorno per giorno i passaggi del boss dalle nostre parti), e' il sindaco  che su questo terreno sta interpretando con coraggio, senza equivoci e senza teatrini, la voglia di riscatto che pervade larga parte dei bagheresi, e di questo occorre essergli riconoscenti.