Le campagne bagheresi in mano alla microcriminalità - di Michele Balistreri

Le campagne bagheresi in mano alla microcriminalità - di Michele Balistreri

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E' di questi giorni il clamore mediatico suscitato dall'operazione Reset 2, con l'emissione di 21 ordinanze di custodia cautelare a carico di presunti mafiosi; quasi tutte notificate in carcere, vicenda che ha portato Bagheria alla ribalta della cronaca nazionale.

Un'operazione di azzeramento del gotha della mafia bagherese che segna una svolta storica nell'atteggiamento di collaborazione da parte dei commercianti e degli operatori economici taglieggiati, mettendo alle spalle un passato contraddistinto da comportamenti omertosi che sconfinavano a volte nella connivenza e nella complicità. A fronte della minaccia al tessuto economico da parte della macrocriminalità, a Bagheria si registra, comunque, e da tempo, una presenza pervasiva di una microcriminalità che imperversa nelle campagne e nelle contrade.

Furti ed atti intimidatori (tagli di alberi) hanno determinato un'impennata delle denuncia di reati contro il patrimonio, con il risultato di rendere poco sicure le nostre campagne, creando, al contempo, uno stato d'insicurezza e di paura nei piccoli proprietari terrieri. Si suggeguono, in particolar modo, in questo periodo, in cui il prodotto è maturo, numerosi furti di olive. Nei mesi scorsi, anche a causa dell'impennata del prezzo dei limoni, a Bagheria è tornato, come un déjà-vu degli anni d'oro, il furto sistematico dei frutti sull'albero, che ha determinato notevole danno economico ai produttori, rafforzando il senso di frustazione e d'insicurezza da parte dei coltivatori. Si registrano reiterati furti nelle villette, perlopiù seconde case di villleggiatura che i bagheresi hanno costruito nei loro appezzamenti e che costituiscono un presidio del territorio. Inferriate divelte, case interamente spogliate degli infiss,i del mobilio e degli arredi .

Il senso d'insicurezza è così prevalente, che addirittura i proprietari degli appezzamenti agricoli evitano di frequentare le contrade bagheresi nei giorni feriali, e preferiscono tornare nei loro poderi o nelle case rurali solamente nel fine settimana, possibilmente mai soli e quando le strade rurali si popolano e sono maggiormente battute. Ci si chiede cosa fanno le istituzioni preposte per contrastare un fenomeno che mai riceverà il clamore mediatico riservato alla macrocrimainalità, ma che di fatto incide realmente nella percezione da parte dei cittadini del livello di sicurezza. Ad oggi comunque l'incidenza statistica delle denunce un effetto l'ha sortito: la richiesta da parte del Commissariato locale, dell'incremento di unità operative che possano consentire un costante pattugliamento soprattutto notturno delle campagne intorno a Bagheria. Si auspica che quanto prima le richieste vengano accolte in maniera che la presenza costante delle forze dell'ordine possa costituire un forte deterrente per gli autori di furti.

Ma la sicurezza non è mai il frutto del solo lavoro di repressione e di contrasto svolto dalle forze dell'ordine, ma deve essere sempre accompagnata da attività di prevenzione e di rafforzamento del legame sociale, che devono avere come protagonista la società civile la società politica e gli individui.Infatti la percezione di sicurezza non dipende solo dalla reale possibilità di essere vittima di reato, ma trova la sua origine più profonda nella vivibilità del contesto locale, e discende da un processo di costruzione di rapporti di fiducia che è in grado di generare un tessuto sociale cooperativo disponibile a condividere il sistema di vincoli ed opportunità, cioè di norme, che la comunità stessa ha assunto come proprio. In questo la comunità bagherse è fortemente deficitaria.

Vorremmo chiedere ai tanti politici che in questi giorni si sono sperticati in giuste e legittime lodi alle forze dell'ordine e alla magistratura per la loro efficace azione di contrasto alla macrocriminalità, cosa fanno in concreto per favorire un clima di sicurezza e di certezze nelle nostre campagne al fine di riportare la fiducia ai nostri piccoli coltivatori. Ci augureremmo magari la presentazione di progetti sperimentali a valere sul Pon sicurezza per la video-sorveglianza e il tele-controllo di mezzi agricoli o lo svolgimento di un'attività di sensibilizzazione e di animazione territoriale volta alla costituzione di una associazione capace di far prevenzione e dialogare con le istituzioni preposte al controllo del territorio.

E’ un fenomeno che non si può sottovalutare e che incide anche sul Pil locale (Prodotto interno lordo): i cittadini , piccoli proprietari terreni o di seconde case disseminate nelle nostre campagne colpiti da continui reati si scoraggiano e conseguentemente la qualità della vita ne risente, abbassandosi. Da qui, la necessità di fare qualcosa, dal momento che dalle campagne si solleva un grido d’allarme. Non va allentata la tensione e l'attenzione verso i fenomeni criminali che si consumano nelle campagne a danno degli agricoltori.

Oggi con la crisi economica delle nostre città, e con la decisione di fuggire dal contesto urbano, si aprono spazi interessanti e nuovi scenari per un ritorno redditizio all'agricoltura. Messa da canto l'immagine sbiadita del contadino vecchia maniera, la ricetta è molto semplice: l'agricoltura è un'impresa come un' altra, forse con qualche debolezza in più; ma su queste debolezze occorre intervenire. Con tutta l’umiltà e il rispetto per le istituzioni dovute in casi come questi, sarebbe il caso di farla finita con la retorica dell'antimafia sterile e parolaia e adoperarsi per intervenire sulle debolezze del sistema agricolo. Occorre assicurare servizi essenziali e tra questi la sicurezza, costituisce una priorità, quanto meno quella maggiormente percepita, combattendo e debellando la piaga della microcriminalità disorganizzata e ignorante, ma pratica, molto pratica e che impedisce al nostro territorio di sfruttare appieno le sue potenzialità “rurali”.

Michele Balistreri

Michele Balistreri