I numeri della crisi economica, 2014 annus horribilis - di Michele Balistreri

I numeri della crisi economica, 2014 annus horribilis - di Michele Balistreri

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La speranza che anima tutti è che il 2015 rappresenti la svolta rispetto ad un ciclo economico prolungatosi per ben 7 anni e che gli economisti definiscono la peggiore congiuntura dal dopoguerra ad oggi.

Difficile riportare statistiche relative alla realtà locale bagherese dove la crisi si tocca con mano ed il livello di perecezione è elevato, ma le statistiche relative alla Sicilia, ci consentono una contestualizzazione delle criticità del nostro comprensorio.

I numeri della crisi economica siciliana sono impietosi. In termini complessivi, nel settennio della crisi (2008-2014) la ricchezza prodotta in Sicilia ha perso ben 16.7 punti percentuali. Nello stesso periodo si è registrato nei consumi un calo complessivo dell'11,9 per cento. Si è registrato in Sicilia, nel 2014, una contrazione demografica rispetto all'anno precedente, di 2 mila 857 unità..

Alla perdita demografica hanno concorso più fattori e due in particolare: il calo delle nascite e i flussi migratori, specialmente giovanili. Questi ultimi, quando decidono di recarsi all'estero per cercare un lavoro che dalle nostre parti non c’è, sempre più spesso non tornano in Sicilia nemmeno per trascorrervi le vacanze estive.I riferimenti all'andamento demografico,testimoniano la tendenza delle nostre giovani generazioni a cercare altrove il loro futuro, perché a loro la Sicilia non offre alcuna prospettiva.

Un ulteriore indice è il decremento delle iscrizioni nelle quattro facoltà universitarie (Palermo, Catania, Messina ed Enna) nell’ultimo decennio, dall’anno accademico 2004/05 al 2014/15 una caduta verticaledel 50,7 per cento Un dato che segnala l’entità e la “qualità” della crisi economica. Il numero di giovani siciliani che si formano e studiano al di là dello Stretto cresce ogni anno di più.

Un circolo vizioso, insomma, che premia le aree forti del Paese e dell’Europa e impoverisce, invece, sempre di più la nostra Regione. Nel 2014 sui 100mila emigrati ufficiali (nell’anno solare) per regioni di provenienza, dopo la Lombardia, al secondo posto torna a sorpresa la Sicilia (8765), che nel 2013 era invece quarta. E’ un’emigrazione diversa dagli anni ’60: il trolley e il pc al posto della valigia di cartone, molti con la laurea in tasca, e soprattutto moltissime donne.

Tutti gli indicatori economici per il 2014 sono negativi: a picco il PIL, calano i consumi, aumenta la disoccupazione e sempre meno credito disponibile per le imprese Nel 2014 il Prodotto Interno Lordo (PIL) regionale è calato del 2 per cento rispetto all'anno precedente. Si conferma la tendenza al processo di desertificazione dell'apparato produttivo regionale. Nell'ultimo anno il calo è diminuito ed ha segnato una flessione dello 0.4 per cento, mostrando un rallentamento del trend negativo.

Nei sette anni della crisi i consumi hanno risentito della contrazione dell'occupazione (-1,6% l'anno), della riduzione del reddito disponibile (-1,7% annuo) e della contrazione del credito (- 4,95), dopo quella più pesante dell'anno precedente (-5,9). Il settore agricolo che in Sicilia rappresenta il settore dove l'impresa è la più diffusa e concorre alla formazione del Prodotto Interno Lordo (PIL) regionale per il 4,2 per cento, (un'aliquota doppia rispetto a quella nazionale che è del 2,2 per cento), registra nel periodo della crisi la flessione del valore aggiunto in media pari a - 4,3 per cento. Ricordiamo, tra l'altro, che l'assessorato regionale delle Risorse agricole è il ramo dell'amministrazione regionale che è titolare della parte più consistente del bilancio della Regione siciliana.

Cioè, in teoria è quella parte dell'amministrazione che avrebbe più disponibilità a sostenere i fattori della produzione, le politiche dell'innovazione ed il sostegno alla crescita economica e civile delle aree rurali, potendo disporre, tra l'altro, di ingenti finanziamenti europei del PSR, Programma di Sviluppo Rurale dell'Isola, oltre 2 miliardi di euro sono stati dirottati nella programmazione 2007-2013 e la stessa cifra è prevista nella programmazione in corso 2014-2020. Un altro dato negativo è rappresentato dalla disoccupazione giovanile e, specialmente, femminile che raggiunge il 58,5 per cento.Questi numeri, da soli, spiegano perché , in Sicilia, secondo l'ultima indagine della SVIMEZ, l'istituto che studia le tematiche relative allo sviluppo del Mezzogiorno, si registra una crisi economica strutturale.

Nel terziario l'andamento del mercato del lavoro, pur rimanendo negativo, mostra qualche segnale positivo. Si sono persi 2 mila posti di lavoro a fronte della caduta vertiginosa verificatasi nel precedente anno con la perdita di ben 47 mila unità lavorative.Nel terziario i migliori risultati li hanno ottenuti i comparti che più strettamente sono legate all'andamento del turismo. Nel 2014 il turismo siciliano torna a crescere, sia in flussi di arrivi (+8,8%), sia in presenze (+6,1%). Questo incremento è dovuto sopratutto alla componente nazionale che ha contribuito con il 52 per cento del totale.

Con riferimento agli arrivi, il dato complessivo è di 4,6 milioni di unità, di cui +11 per cento costituito da italiani e + 6,1 per cento da stranieri. Il dato complessivo dell'incremento degli arrivi è confermato dall'aumento del traffico passeggeri negli aeroporti di Catania (+8,2%) e di Palermo (+6,8%). La performance peggiore la registra il settore delle imprese artigiane. Venticinque anni fa l’Isola poteva contare su circa 90 mila imprese artigiane. Oggi sono meno di 20 mila.

Manca il ricambio generazionale. Questo dato da solo testimonia il degrado che ha caratterizzato l'ultimo trentennio della politica economica siciliana e la desertificazione del suo apparato produttivo. In 25 anni hanno perso oltre l'80 per cento della loro consistenza numerica.Come appare evidente dai dati emersi dall'analisi dell'andamento dei principali settori fondamentali dell'economia, la Sicilia da questo punto di vista è in pieno sottosviluppo. Ci si augura che si sia toccato il fondo e si possa solamente riemergere ed inaugurare un nuovo ciclo economico virtuoso.

Michele Balistreri