Femminicidio: una realtà drammatica di cui occorre avere il coraggio di parlare

Femminicidio: una realtà drammatica di cui occorre avere il coraggio di parlare

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Non è usuale di questi tempi e con questo caldo mettere assieme oltre 150 persone , gran parte delle quali donne, che ascoltano con partecipazione ed interesse i vari interventi, tutti di donne, particolarmente efficaci e concisi.

Un plauso innanzitutto all'amministrazione flavese guidata dal sindaco Salvatore Sanfilippo, ed al consigliere Milena Venturi in particolare che ieri sera rappresentava la giunta e l'assessore A.Maria Di Vanni, per essere riuscita nella realizzazione del programma estivo a coniugare intrattenimento, cultura e problematiche sociali

A prendere per primo la parola è il prof. Mariano Lanza che con la sua associazione ha animato con sfilate in costumi medievali svoltesi al castello di Solanto, nell'ambito dell'estate flavese, alcune delle precedenti serate.

Assieme a Concetta Rotino che ha fatto gli onori di casa presentando le ospiti  ha voluto in questa occasione mettere in 'scena' un tema ostico e duro: il femminicidio, tema del quale si parla troppo poco, perchè di fronte agli episodi che quasi quotidianamente la cronaca ci sbatte in faccia, quasi ci giriamo dall'altra parte, come se fosse un tema che non ci appartenesse, e non riguardasse invece la nostra società, le nostre comunità, le nostre famiglie.

Dopo l'introduzione si sono susseguiti gli interventi di Luciana Lupo della Fidapa, dell'insegnante Caterina Altamore, dell'assistente sociale Romina Aiello, della scrittrice Sara Favarò autrice del libro 'Una storia barbara' e di Barbara Bartolotti, protagonista, suo malgrado, di una storia di violenza subita, e di Giusi Lo Piccolo, animatrice di un gruppo musico-teatrale che a conclusione degli interventi ha tenuto uno spettacolo di intrattenimento.

 

altIl femminicidio, è l'espressione più estrema delle violenze sulle donne, che purtroppo ancora si consumano anche nelle società cosiddette evolute: dai riti dell' infibulazione e della iniziazione in uso ancora in alcuni paesi poco sviluppati, sino alle violenze che le donne subiscono anche nelle società avanzate.

Un problema culturale ed educativo, di mentalità che può essere sradicato partendo dall'educazione di più piccini.

E questo stato di cose non nasce dal nulla: lo sottolineano le relatrici che si susseguono e che mettono in risalto come già nei luoghi comuni della educazione dei piccoli c'è il seme della contrapposizione e della destinazione e del ruolo sociale e familiare di uomo e donna.

Ma anche da noi la violenza che purtroppo talora degenera drammaticamente nel femminicidio e nei fatti di cronaca che leggiamo, non è un bubbone che spunta all'improvviso: ci sono tutti i segnali prodromici, spiegano le relatrici, che servono per capire e intervenire a chi ne ha titolo; a partire dalla donna coinvolta che spesso per malinteso senso di protezione e discrezione non parla delle piccole e grandi violenze quotidiane cui è soggetta, per passare alla responsabilità della famiglie e dei vicini che spesso sentono e vedono ma preferiscono girarsi dall'altra parte, sino alle autorità, che troppo spesso esitano a prendere misure di prevenzione che servono a tutelare e proteggere la donna, per es. divieto di soggiorno per l'aguzzino, o ritiro di armi a chi ne è in possesso ed ha già manifestato propensione verso la violenza sulla (ex)moglie o la (ex)compagna.

Una discussione utile, perchè quando di un problema si ha il coraggio di discutere, vuol dire che una parte, sia pur piccola, della soluzione è stata individuata.