Foto come quella di copertina e come altre all'interno, scattate a Bagheria, suscitano spesso la nostra curiosità e non è infatti infrequente trovarle pubblicate sulla rete come elemento di singolarità, ma ci offrono anche qualche spunto di riflessione.
Metafora della nostra decadenza ? certo è una prima chiave di lettura: un nostro antico patrimonio, quello edilizio che mette assieme la nostra storia, la nostra cultura, la nostra ricchezza, e spesso anche le contraddizioni sociali, cade a pezzi.
Una palazzina con una qualche pretesa un tempo forse abitata dai proprietari della fabbrica di calce oggi abbandonata; resiste la pianta di fichidindia anch'essa simbolo di una società e di una regione.
O sulla forza della natura che riesce a sopravvivere e ad affondare ovunque le proprie radici.
Ma altro si potrebbe aggiungere; chi ha familiarità con l'edilizia ci vedrà tecniche costruttive, impianto planimetrico, i colori delle 'banconate' in uso qualche secolo fa, il giallo, un azzurrro, un rosso mattone, il bianco.
Anche un segno della organizzazione sociale: da un canto la palazzina con le stanze usate come abitazione ai piani superiori, all'altro le case del popolino di un tempo a pianoterra, con ancora il disegno dell'alcova.
Si potrebbe pensare alle storie umane e alle vicende faniliari di quanti, decenni e decenni fa occuparono queste abitazioni.
O anche ad una città che cade a pezzi e di cui nessuno si cura.
Periodicamente notizie di cronaca ci parlano di crolli di muri, di balconi che vengono giù, di terrazzi che cedono. Sinora tanta paura e qualche ferito, ma non possimo affidarci sempre allo stellone. Occorre un censimento delle situazioni a rischio e la necessità di mettere in sicurezza quegli immobili che mettono in pericolo l'incolumità dei cittadini.
L'ultima osservazione che si potrebbe fare è che ci sono due Bagherie: la Bagheria delle stradine, popolate di anziani, dal ritmo di vita ancora lento e antico, che solo chi cammina molto a piedi e si inoltra dentro i quartieri storici e popolari può trovare e riconoscere, rione Madrice, Sepolcro, Anime Sante, Carminu, Cucina economica, ecc...; c'è l'altra Bagheria quella frenetica di via Dante e Mattarella, del corso Butera e di via Papa Giovanni, quella delle doppie file, della confusione, dei palazzoni, che non conosciamo neanche perchè solitamente la percorriamo stando in auto e con il telefonino all'orecchio chè se ci guardiamo attorno rischiamo di distrarci.
La fotonotizia: solo metafora del nostro inarrestabile decadimento ?
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