Circa la condanna dell'insegnante per abuso di mezzi di correzione

Circa la condanna dell'insegnante per abuso di mezzi di correzione

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Abbiamo letto con molta attenzione i commenti al nostro articolo sulla vicenda della condanna in Cassazione dell'insegnante Stefano Fiorentino circa quello che viene definito dalla legge un abuso dei mezzi di correzione, ed abbiamo ricevuto anche diverse telefonate di chi giustamente era preoccupato per la sensibilità di minori o di familiari dei protagonisti coinvolti nella vicenda e per il buon nome della scuola'Cirincione' dove il fatto è avvenuto.

Allora cerchiamo di fare chiarezza:

1° se l'articolo reca la firma Redazione Bnews significa che è la redazione che se ne assume la responsabilità, e nel caso di conseguenze civili o penali, il suo direttore e cioè il sottoscritto Angelo Gargano.

2° E' vero che la vicenda risale ad otto anni fa, ma l'iter giudiziario si è concluso il 19 marzo scorso.

3° Ognuno sullo specifico la può pensare come vuole, magari conoscendo, meglio di noi e  da vicino i protagonisti, ma siamo in presenza di una sentenza della Corte di Cassazione; ci sono pertanto stati tre gradi di giudizio. Il prof. Fiorentino, che peraltro non conosciamo (o almeno pensiamo di non conoscere), ha avuto la possibilità di dimostrare le sue ragioni.

Nei vari gradi di giudizio sono stati escussi dei testi, sono state valutate le circostanze, sono stati ascoltati i protagonisti, ma le corti di giudizio succedutesi sono state univoche nel verdetto: il prof. Fiorentino ha abusato di mezzi di correzione, e per questo è stato condannato, non per altro.

Abbiamo riferito solo quanto contenuto nelle sentenze e in atti processuali, niente di più, niente di meno, e soprattutto nessuno ha voluto inventare e sbattere in prima pagina 'mostri' che non esistono.

La sola considerazione che si può considerare 'personale' è quella contenuta nell'ultimo rigo, e proprio perchè consideriamo fondata la critica, l'abbiamo espunta dall'articolo.

L'immagine della scuola 'G.Cirrincione' non è per niente in discussione: siamo i primi a pensare, e possiamo portarvi decine e decine di testimoni di questo nostra convinzione, che la scuola primaria italiana è una delle migliori del mondo; e non riferiamo ovviamente solo una opinione nostra, ma uno studio ragionato di specialisti del settore.

Consideriamo, senza alcuna offesa per gli altri istituti, il 'Cirincione' uno degli Istituti d'insegnamento primario all'avanguardia non solo  a Bagheria, ma anche in ambito molto più ampio; esemplare per lo spirito di sacrificio degli insegnanti, per la qualità dell'insegnamento, per la passione che i 'maestri' e 'le maestre' mettono nel loro lavoro; fatti che abbiamo sempre e  ampiamente documentato in decine e decine di occasioni.

L'avere pertanto messo la foto dell'edificio del 'Cirincione' non implica ovvviamente un giudizio di merito nè sulla scuola, nè sul corpo insegnante, nè sulla qualità dell'insegnamento che viene trasmesso ai ragazzi: è stato una banale scelta di una foto a corredo dell'articolo. 

Forse avremmo potuto fare diversamente, e non nego che abbiamo sottovalutato l'impatto della notizia sull'opinione pubblica, e di questo ci scusiamo.

Qualcuno ci rimprovera una partecipazione emotiva che un cronista non dovrebbe mettere nel riferire fatti e circostanze: ma, lo confessiamo, conosciamo alcuni dei protagonisti della vicenda ed è probabile che questo coinvolgimento abbia nuociuto, ma gli strascichi e le conseguenze che quell'episodio, magari di poco significato per chi legge, ha innescato nell'equilibrio e nella serenità di una famiglia da otto anni a questa parte sono stati pesanti.

Detto questo, ad alcuni commentatori sempre pronti a fare i maestri di vita ( e di giornalismo), vogliamo ricordare che si parla di un bambino che all'epoca dei fatti aveva sette anni, non di un bulletto adolescente.

Il bambino aveva sette anni, ma chi ha controfirmato quel ricorso in Cassazione che contiene espressioni farneticanti in cui si parla di 'Bagheria, cittadina di nota estrazione mafiosa'( e sin quì ci può anche stare) ma subito dopo si aggiunge 'con un tessuto sociale e culturale di natura delinquenziale'  va, come giudizio sociologico, al di là del legittimo diritto alla difesa, ed a controfirmarlo non è stato un ragazzino di sette anni.

Per concludere con due fatti: ad avviare l'iter giudiziario è stato il maestro Stefano Fiorentino che ha denunciato la madre del bambino per diffamazione, per una frase che in quel contesto 'Lei è un mostro e non dovrebbe insegnare' poteva trovare ampia giustificazione e comprensione nel comportamento provocatorio assunto dall'insegnante.

La mamma del piccolo non ha mai denunciato il maestro Fiorentino: la denuncia è stata fatta d'ufficio dalla Procura della Repubblica, cui il Provveditorato, per competenza e per legge, aveva avviato l'esposto presentato dalla mamma del bambino.

Ci sarebbero stati tanti momenti e occasioni per chiudere la vicenda, con delle semplici scuse, con una stretta di mano, con il riconoscimento che tutti, ma proprio tutti, possiamo sbagliare. Non è accaduto.

Prendersela ora, da parte di qualcuno degli involontari  e incolpevoli protagonisti della vicenda, con chi fa informazione,  dopo che è stata pronunciata una sentenza della  Cassazione è un sistema troppo facile per cercare di rimuovere i fatti.