Attualità

Gentile Direttore, rispondo con piacere alla nota dell’amico Adalberto Catanzaro nella quale si esprimeva la contrarietà ad un punto del mio programma da candidato alle primarie per la scelta del candidato Sindaco della coalizione di Centrosinistra.

Per prima cosa affermo di essere contento che ci si possa confrontare nel merito delle questioni.

Questo significa che la scelta, fatta insieme alle persone che mi collaborano, di parlare di proposte e contenuti programmatici e non dedicarci solamente alla mera ricerca del voto è riuscita a risvegliare, in parte, l’interesse dei cittadini verso l’amministrazione della cosa pubblica.

Adalberto si esprimeva contro la nostra idea di creare una Fondazione Museo Guttuso. Ebbene questa idea ha alla base alcune considerazioni che vorrei porre l’attenzione dei cittadini.

Dagli inizi degli anni ’90, in Italia, è andata maturando la consapevolezza che per dare soluzione ai complessi e molteplici problemi presenti in tutte le realtà museali, fosse innanzitutto necessario assicurare loro una maggiore autonomia scientifica e gestionale.

Tale requisito ha trovato formale espressione nell’ “Atto di indirizzo sui criteri tecnico scientifici e sugli standard per i musei italiani”, approvato con D.M. che ha assegnato tre obiettivi prioritari ai Musei riconoscendone la natura di “istituti”.

1) Rafforzamento dell’identità del Museo e della sua immagine;
2) Maggior snellezza nella gestione e, conseguentemente, migliore efficacia operativa;
3) Partecipazione anche finanziaria di terzi nella sua gestione.

L’esperienza del Museo Guttuso ad oggi è stata certamente positiva, ma la stessa deve essere resa libera e svincolata da alcuni fattori di incertezza , cito tra i tanti la precarietà dei contributi Regionali. Spesso si è avuta l’impressione di avere tra le mani una Ferrari da corsa, ma mancava la benzina.

Solo l’alta professionalità di chi fino a ieri ha diretto il Museo ci ha permesso di andare avanti in un modo o nell’altro.

E’ innegabile e sotto gli occhi di tutti che il nostro Comune e la nostra Regione stanno attraversando un periodo di crisi economica e finanziaria.

L’ente Comune non è in grado di far fronte alle numerose esigenze ordinarie e straordinarie di conservazione e gestione del Museo Guttuso, e delle opere in esso contenute: al di là delle provvidenze finanziarie alle quali si è fatto ricorso con i fondi europei.

Inoltre la legge prevede che i costi dei servizi a domanda individuale devono essere coperti in misura non inferiore al 36 per cento con riferimento alle corrispondenti entrate del bilancio. Tale percentuale è ben lungi dall’essere raggiunta.

Ed è su queste riflessioni e sull’idea di un possibile incremento degli eventi che girano intorno al Museo Guttuso che il cambiamento dell’assetto giuridico del Museo stesso in Fondazione trova la sua sostanza. Anche in considerazione della positiva esperienza di altre realtà museali sia italiane che straniere, in termini di coinvolgimento del privato.

Nel resto del mondo la strada da tempo, sembra tracciata ed è giusto discuterne anche nella nostra realtà.

La compartecipazione della gestione è indispensabile per semplificarne le procedure e ridurre i tempi delle realizzazioni, coadiuvando l’Ente a cui restano inalterate le funzioni di indirizzo e di controllo nell’efficacia delle azioni culturali, di servizio, di conservazione, di produzione, con il conseguente ritorno positivo nel territorio.

Occorrerà continuare il proficuo dialogo già allacciato con l’Assessore Regionale ai beni culturali e di certo portare avanti il progetto nell’esclusivo interesse dei nostri cittadini.
 

Gentile Direttore, con questa mia intendo esprimere il mio più totale dissenso sulla eventuale trasformazione del Museo Guttuso, dall'attuale gestione comunale, in una Fondazione.

La mia curiosità di cittadino appassionato della politica mi ha portato a leggere il programma di un candidato alle primarie del PD - Daniele Vella - per le prossime amministrative della città.

Il candidato ha inserito nel suo programma l'idea di far diventare una fondazione il Museo Guttuso che si trova nella settecentesca Villa Cattolica.

Sono assolutamente contrario!!

Il museo deve rimanere della Città di Bagheria con una gestione comunale, senza l'intervento di altri soggetti che potrebbero influenzare decisioni importanti per un tornaconto privato e non per il bene comune.

Inoltre, nelle ultime consiliature è stata già presentata una bozza di Fondazione Museo Guttuso che prevede, in caso di scioglimento della medesima, la perdita della proprietà di villa Cattolica a favore dell'Associazione Archivi Guttuso e a danno del Comune di Bagheria.

Riassumendo la nostra città con questa tipologia di fondazione rischierà di perdere il Museo Civico di Arte Moderna e Contemporanea 'Renato Guttuso', un danno inestimabile; inoltre ancora ad oggi non sappiamo chi realmente sia il legittimo proprietario delle opere della collezione Guttuso.

Secondo la mia concezione ideale di Museo, esso è una istituzione che si autogestisce e porta non solo sviluppo ma anche utili per la programmazione e realizzazione di mostre importanti e servizi via via migliori.

La mia idea va oltre la banale fondazione che viene impostata per attirare risorse pubbliche ma che realmente non ci sono visto le difficoltà delle casse regionali e nazionali.
Il Museo o Villa Cattolica potrebbe essere non solo un'attrattiva per turisti ma l'occasione per il rilancio dell'economia locale attingendo dalla cultura.

Potremmo creare un vero turismo con le grandi mostre da Tiziano a Modigliani e da Carla Accardi a Michelangelo Pistoletto e con la creazione reale di un bookshop, caffetteria, attività extra museali.

Abbiamo cosi anche la possibilità di rilanciare la figura di Renato Guttuso con una rotazione di esposizioni in sinergia con le grandi istituzioni mondiali, cercando sei mesi l'anno di fare girare la collezione che sta al museo in cambio di altre collezioni di prestigio.

Ma soprattutto negli altri sei mesi, in collaborazione con altri musei, potremmo innescare un sistema di rete museale che permetterebbe l'organizzazione di mostre low cost e sicuramente di prestigio con un'alta visibilità del nostro comune.

Tutto questo potrà essere possibile grazie anche alla partnership  (Investimenti) di aziende private nazionali che fungeranno da collaboratori esterni e non da amministratori, così da ottenere risorse senza pesare sulle casse comunali.

Infine, riguardo alla gestione comunale del museo, dovrà essere modificato l'attuale consiglio direttivo creando un consiglio di amministrazione con membri esperti, sindaco, rappresentante del consiglio comunale, direttore del museo e il rappresentante degli Archivi Guttuso.

Ad oggi, dobbiamo rendere conto alla città delle scelte della politica e soprattutto non possiamo permettere che un museo continui a collezionare perdite di bilancio a
svantaggio delle famiglie bisognose e dall'adempimento dei servizi primari.

Grazie per l'ospitalità

Adalberto Catanzaro
Direttore del Museo di Arte Moderna e Contemporanea 'F.Carbone' di Godrano

 Fondatore della Galleria Pittalà Arte Contemporanea
 

 

Abbiamo fatto sentire la voce della Scuola in diverse occasioni, non ultima nella Conferenza- stampa dei Dirigenti Scolastici della Rete Bab-el- Gherib del 16 dicembre u.s.

Oggi la nostra città sta vivendo un delicato e cruciale appuntamento e pertanto riteniamo utile tornare a farla risentire affinché i nostri bisogni diventino spunti di riflessione costruttiva per una piattaforma programmatica in grado di restituire alla Scuola il ruolo centrale che merita.

Ricordiamo le urgenze della scuola bagherese, ormai ineludibili.

- Sicurezza e vivibilità degli ambienti scolastici con arredi e attrezzature a norma. Non basta intercettare le risorse attraverso Bandi Regionali, Nazionali ed europei ( POR- PON- FESR- FONDI CIPE- FONDI INAIL); occorre che questi si trasformino in progetti esecutivi concreti e fattibili grazie a team efficienti di progettisti ed operatori del settore.

-Utilizzo delle scuole per attività extra-scolastiche a beneficio del territorio ( apertura pomeridiana attraverso accordi di programma e protocolli di intesa).

- Messa in sicurezza dei parchi-gioco delle scuole e conseguente apertura al territorio con adeguata vigilanza ( presa in carico da parte di Associazioni e/o Comitati dei genitori).

- Video-sorveglianza di tutte le Istituzioni scolastiche grazie ai fondi PON- sicurezza (sono stati e sono ancora troppi gli atti di vandalismo e i furti perpetrati in tutte le scuole bagheresi, nell’indifferenza generale).

- Messa a sistema di tutte le risorse finanziarie ed economiche per combattere seriamente la Dispersione Scolastica ed il disagio sociale ( PON- FSE- Azione F1- F3- APQ- Piani di Zona, risorse Scuole Area a rischio)

- Ripristino ed implementazione dei servizi alla persona, soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più svantaggiati, per una reale Integrazione a garanzia del diritto allo studio e alla cittadinanza (trasporto, assistenza igienico-personale e alla comunicazione per i diversamente abili, mensa scolastica) .

- Ripristino Fondi gestionali da assegnare alle Scuole per la piccola manutenzione ed il funzionamento amministrativo.

- Programmazione e pianificazione territoriale attraverso:

- Attivazione dell’anagrafe scolastica comunale con i dati relativi agli alunni in obbligo scolastico.

- Ridisegnazione dei bacini di pertinenza delle Scuole per una più equa distribuzione territoriale della popolazione scolastica.

Le riflessioni esposte vogliono essere soltanto un contributo concreto orientato ad una collaborazione tra Scuola ed Istituzioni, nel legittimo riconoscimento della specificità dei rispettivi ruoli.

Valorizzare tale sinergia ci sembra l’unica strada percorribile per la promozione reale dei diritti fondamentali della persona e del cittadino.

Vittoria Casa, Rappresentante Legale della Rete di scuole Bab-El- Gherib

Bagheria, 07/04/2014


 

Il cibo da sempre contraddistingue un popolo e la sua cultura. Si lega al tempo e alle sue stagioni, all’ubicazione di una località, ai suoi usi, costumi e tradizioni.

Tutto scontato, direte voi, se non sopraggiungesse un fattore estraniante come può essere quello dell’emigrazione, che nella nostra terra è ormai endemico da secoli, a far acquisire al cibo anche il valore forte dell’appartenenza e dunque dell’identità.

Ruota tutto su questo concetto il bel libro del fotografo Ferdinando Scianna, (Ti mangio con gli occhi, ed. Contrasto, 2013) sul cibo come fattore di identità e sul ruolo fondamentale che ha avuto, e che ha, nella sua memoria e, di riflesso, anche nella nostra.


Ce lo dice lo stesso autore, all’inizio del suo lavoro, per fugare ogni dubbio.

Non un libro sulla cucina o di cucina, ma di storie, e piatti, che fanno parte del suo vissuto. Un excursus sulla vita contadina di una Sicilia anni cinquanta con i suoi riti culinari, il ciclo stagionale dei sapori, la campagna assolata, gli agrumi, e poi la ricotta, i cannoli, i gelsi neri, le panelle.

Quei sapori che ci consentono di non perdere la nostra vera essenza anche stando lontani, immersi nel ritmo frenetico e globalizzante di una società che tende all’omologazione, anche culturale. Il cibo, ma non solo, ci permette, dunque, di non smarrire il filo della nostra appartenenza anche se, si vive al di là del globo, e si salta qualche generazione.

Come nel caso dei genitori del regista Scorsese che hanno continuato, a New York, a preparare l’estratto di pomodoro nel roof o del simpatico marsigliese Ferrante che ha istituito, sulla costa francese, un improbabile Stato Libbiru di Sicilia con tanto di documentazione e statuto, come ci racconta, con fine ironia, Scianna nel suo libro.

E poi ci sono i cibi di strada ritrovati in altri sud del mondo o le varianti a qualche nostra pietanza, riscoperte nel bacino di un mediterraneo, ancora una volta, gastronomico mare nostrum.

Ma ogni identità ha il suo limite e per sperimentare il proprio, Scianna giungerà fino a Kuala Lumpur e lo troverà, niente meno, che nella zuppa di rospo che non è riuscito neanche ad assaggiare, malgrado gli inviti da parte degli estasiati commensali.

Una curiosità intellettuale e artistica che lo porta fino ai confini del mondo dove non disdegna qualche assaggio azzardato, almeno per noi.

Nulla di strano, infatti, per il coccodrillo e del suo sapore a metà strada tra pollo e pesce così come del retrogusto limaccioso dei piranas arrostiti.

Ma mangiare quello che mangiano gli altri serve anche, e soprattutto, a capirli meglio, ci suggerisce l’autore.

Non dimenticando, però, di coltivare la nostra essenza più profonda quasi fino alla mania vera e propria. Certe paturnie, infatti, non hanno confini. Se sei siciliano. e vivi fuori. potrai soffrire, ad esempio, di paranoie da mancanza di finocchietto di montagna (ne è affetto lo stesso autore che scrive “Se uno non può prepararsi un piatto di pasta con le sarde degno, che campa a fare?).

Infine Scianna ci regala anche qualche curiosità eno-letteraria come quella degli asparagi selvatici e Sciascia.

altCosì scrive, infatti, del grande autore di Racalmuto: A Milano gli chiesi: “Ma perché non si ferma ancora qualche giorno? Scherzi? Mi disse- Questa è la settimana che in campagna si cominciano a trovare gli asparagi selvatici!”

C’è anche molto altro nei cinquantadue racconti brevi di Scianna conditi con la maestria e la luce delle sue splendide fotografie che rivelano e corredano un lavoro apprezzabile e originale (che forse, però, avrebbe meritato una veste grafica un po’ più accattivante). 

Un libro da leggere e da gustare con un pizzico di nostalgia e magari, perché no? Una fetta di cassata siciliana a lato o una granita di gelsi neri. 

Fate voi.

Maria Luisa Florio
 

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