Attualità

 

Un centro servizi, per potenziare la lotta alla dispersione scolastica e al disagio giovanile, sarà attivo ogni martedì e venerdì presso il Liceo Classico “Francesco Scaduto” di Bagheria. Protagonisti le famiglie, la comunità parrocchiale della chiesa Madre di Bagheria, le scuole ITES Sturzo e Liceo Scaduto e l’associazione “Il Gabbiano”.

Il progetto, finanziato dall’assessorato regionale per la Famiglia e le Politiche Sociali, è stato presentato venerdì scorso dai Dirigenti Giuseppina Muscato e Gioacchino Genuardi, insieme a Padre Giovanni La Mendola, Filippo Restivo, i docenti Sergio Martorana, Domenico Aiello e Girolama Bruno.

L’iniziativa progettuale denominata “Genitori e giovani insieme per nuovi percorsi educativi” si propone di potenziare le attività del Centro Servizi già esistente presso il Liceo Classico “Francesco Scaduto”, promuovendo nuove attività e nuovi servizi a supporto degli studenti e delle famiglie.


Attraverso il supporto di un team di esperti saranno organizzati laboratori intergenerazionali, servizi di orientamento e di supporto all’analisi delle competenze e al curriculum vitae, sostegno alla funzione educativa delle famiglie e coinvolgimento dei genitori alla vita della scuola.

Un apposito sportello sarà aperto ogni martedì dalle 15,00 alle 18,00 e ogni venerdì dalle 9,00 alle 12,00, per garantire un più intenso e organico sostegno alle iniziative di prevenzione e di contrasto al disagio giovanile, attraverso anche l’interazione educativa tra luoghi di apprendimento formale (scuola), di apprendimento informale (famiglia) e territoriale (associazionismo e presidi parrocchiali).

Rileva l’importanza di questo progetto il Dirigente Scolastico del Liceo Scaduto, Giuseppina Muscato: “Oggi è particolarmente importante rafforzare la collaborazione fra scuola, famiglie, comunità parrocchiali ed istituzioni pubbliche. I nostri giovani vivono un forte disagio sociale dettato dall’incertezza del futuro”.

Citando il compianto preside Salvatore Provenzani e il suo predecessore, Domenico Figà, la professoressa Muscato rafforza il concetto di rete: “Le reti si formano perché si lavora alla creazione della rete; i rapporti umani si creano grazie alle relazioni: oggi occorre trovare nuove occasioni di confronto e di riflessione, al di là delle circolari ministeriali la scuola deve fare il suo cammino, per dare risposte ai giovani che devono avere punti di riferimento certi”.

Gli fa eco il Dirigente Scolastico dell’ITES Sturzo, Gioacchino GenuardiOggi è persistente la necessità di creare opportunità per migliorare il nostro stato sociale. Iniziative che garantiscono l’interazione fra vari soggetti come comunità parrocchiali, associazioni, scuole, istituzioni pubbliche, possono essere determinanti alla soluzione dei problemi derivanti dal disagio giovanile. Ognuno di noi deve mettere in moto meccanismi utili a far crescere la propria comunità.

Oggi assistiamo a un arrestabile fuga di cervelli verso l’Estero. Occorre impegnarsi per raggiungere un nuovo equilibrio, offrendo opportunità alle nuove generazioni, per essere nuovamente competitivi con gli altri Paesi europei” .

 

altOggi la Chiesa percepisce il disagio dei giovanidice Padre La Mendola. I ragazzi sono spenti, scoraggiati, non vedono con speranza il loro futuro. La colpa non è dei giovani, ma di chi toglie questa speranza. Viviamo in continua emergenza educativa: questo progetto nasce per supportare i nostri giovani e per sviluppare in loro una coscienza critica. Vogliamo offrire una prospettiva alle nuove generazioni, invitandoli a non perdere fiducia in se stessi”.

Uno degli ispiratori del progetto è il professore Ignazio La Monica, che sintetizza così “Le scuole, in questi anni, sono state protagoniste di numerose iniziative che hanno consentito di costruire questa nuova opportunità che l’Assessorato Regionale alla Famiglia offre, per aprire sul territorio un centro di servizi al fine di favorire l’inclusione sociale nell’area dell’istruzione.

L’inclusione sociale è il filo conduttore di tutte le attività sostenute negli anni dalle scuole. Attraverso l’istruzione si è creata progettazione a vantaggio dei giovani che spesso vivono condizioni di disagio. Con questo ulteriore progetto vogliamo dare nuovi input ai giovani, grazie al coinvolgimento delle famiglie. I ragazzi oggi hanno bisogno di un luogo dove incontrarsi, dove poter scambiare le proprie idee, dove potersi confrontare. Quello che vogliamo offrire è un’opportunità di aggregazione, di sviluppo di cittadinanza attiva”.

 

Viviana Lamesta

 

 

L'idea è venuta al dottor Piero Caltagirone, porticellese di nascita, bagherese di formazione e milanese di adozione, una carriera nella direzione di nosocomi e aziende sanitarie con incarichi di assoluto prestigio, basta citare la Direzione generale dell'ospedale Niguarda Cà Grande di Milano  e quella del Policlinico San Matteo di Pavia.

Come tutti quelli che continuano a coltivare la nostalgìa 'canaglia' dei luoghi dell'infanzia e della gioventù, Caltagirone cerca  e trova momenti che gli consentano di riallacciare sia pure per poco e  precariamente quei mille fili di storie e di memoria: storie minute fatte di amicizie, di frequentazioni, di compagni di classe, di situazioni, di vicende, di episodi vissuti quando viveva tra Bagheria e Porticello; ma memorie forti e infrangibili che resistono agli anni, al logorìo e all'oblio.

Scriveva, su questo giornale, Biagio Napoli una frase molto bella che ci piace riportare: 'quelli che ti sono stati amici, se in quarant’anni li vedi anche solo quaranta volte, una volta sola in un anno cioè, è come se li avessi avuti sempre vicini'.

Ebbene Piero Caltagirone, del quale peraltro fummo docenti di chimica a cavallo degli anni settanta e a cui ci lega una antica amicizia, si è messo in testa, riuscendoci, di riportare la lancetta dell'orologio indietro di cinquanta anni, tornando all'anno del Signore 1964.

In quell'anno si iscrivevano alla sez. B del Liceo classico 'F.Scaduto' oltre una trentina di ragazzi: allora, che io ricordi, la sezione A e B si distinguevano per la lingua straniera che si era studiata nel triennio delle scuole medie, per cui la sezione A erano i francesi e la sezione B gli inglesi.

Ha fatto qualche centinaio e più di telefonate, ha contattato tutti i vecchi compagni di classe della IV e della V B e venerdì  21 marzo alle 18, una quarantina già le adesioni, si ritroveranno nell'atrio della scuola 'G.ppe Cirincione' dove in quegli anni aveva la propria sede il Liceo classico 'Francesco Scaduto' di Bagheria, preside come si diceva allora il professor Peppino Di Leonardo.

I quindicenni di cinquanta anni fa ora sono in parte ancora impegnati nel lavoro, in parte pensionati e nonni, ma lo spirito con cui si avvicinano al loro ritorno in classe, ne abbiamo sentito qualcuno, avviene con un pò di emozione e sul filo dell'amarcord; qualcuno non c'è più, Carlo Raineri e Francesco Giangrasso, i primi che ci vengono in mente, ma all'appello qualcuno risponderà per loro: presente!

altSuonerà la campanella ed entreranno in classe ed a chiamare l'appello ci sarà la dirigente scolastica del Cirincione Vittoria Casa, perchè ahimè, gli insegnanti di allora sono o scomparsi o troppo avanti negli anni; però un loro rappresentante ci sarà comunque e sarà  il professore Fabio Rocca, l'insegnante di educazione fisica, al tempo grande e promettente pallavolista, poco meno che trentenne.

Si ricorderanno con nostalgìa  i vecchi tempi, ci si interrogherà sul presente nostro e sul futuro dei figli e dei nipoti, e  poi per affogare emozioni, ricordi e nostalgie  tutti a mangiare e bere al Can Caus.

Per la cronaca la IV B dell'anno scolastico 1964/65 del Liceo Francesco Scaduto di Bagheria.

Aiello Consolato, Baiamonte Giuseppe, Bartolone Michelangelo, Battaglia Stefano, Caltagirone Pietro, Campolo Demetrio, Carollo Caterina, Caruso Vita, Cefalù Berta, Coffaro Francesco, D'Amato Giuseppe, D'Amico Salvatore, Di Giacinto Filomena, Di Salvo Paolo, Dioguardi Giuseppe, Finocchio Natale,  Gargano Angela, Gino Antonio, Gumina Giuseppe, Guzzo Francesco, Lipari Dorotea, Manzella Pietro, Martorana Maria Rosa, Minacapelli Salvatore, Minì Salvatore, Miosi Maria Giovanna, Raineri Carlo, Raineri Rosa, Raspanti Maria, Ribaudo Salvatore, Sanfilippo Pietro, Scaduto Giuseppe, Scorsone Giuseppe, Speciale Pietro, Tomasello Nicolò, Virruso Giuseppe

 

 

 

 

 

 

Un tempo le vampe prendevano il nome del quartiere 'a vampa ru bagghiu cavalieri, ra cucina economica (piazza Indipendenza), ru patatiernu, ru furriatu, ri lannari, ri l'armi santi, ru chianu i cutò, rinn'anciò ecc.'..e c'era anche una sorta di competizione tra i vari quartieri a chi faceva la vampa più maestosa.

Per giorni i ragazzini a raccogliere ligna ri rimunna nelle campagne circostanti, e non era neanche tanto difficile, visto che un tempo  il centro abitato era di più modeste dimensioni ed a ridosso c'erano  agrumeti rigogliosi : ancora nel 1970, quando Bagheria aveva poco più della metà degli abitanti di adesso, non esistevano i quartieri Casaurro e Coglitore, Dietro Certosa, Butera, Monaco e tanti altri.

Nella vampa si dava fuoco anche a vecchie cose, sostanzialmente era il rito pagano di dire l'addio all'inverno, perchè si andava appunto ad aprire una nuova stagione, e forse la coincidenza con la festa di San Giuseppe sarà stata magari successiva.

La sera della vampa c'era l'eccitazione festosa dei ragazzini che giocavano, improvvisavano girotondi intorno ai fuochi, si inseguivano, era una serata in cui si faceva tardi, si andava a letto intorno alla mezzanotte: tant'è che se capitava, e poteva accadere, una serata fredda un po di brace della vampa si utilizzava per i bracieri per riscaldarsi in casa.

Era un momento di socialità in cui il quartiere riscopriva una identità, ed occorre dire che a dispetto degli anni il fuoco con il suo valore di simbolo purificatore e di vita mantiene intatto il suo fascino: non si spiegherebbe perchè ancora oggi stiamo a guardare ammaliati, e per ore, una vampa che brucia o i ceppi di un camino ardenti.

Per questo la vampa, nel suo genere, era quello che oggi verrebbe definito un 'evento'.

Nei primi anni '50 non c'era ancora la tv, ma arrivò la radio; alla Radio c'era Radiosera, il giornale radio delle 19.30, poi dopo le venti uno spettacolo radiofonico: un evento teatrale, di costume, di varietà con Macario, un 'opera lirica, qualcosa per fare ridere o sorridere, il quartetto Cetra, qualche programma di canzoni con Nilla Pizzi o Aurelio Fierro.

Se non c'era niente di interessante alla radio, c'erano le vecchie storie che raccontavano i più anziani, il resoconto della giornata, degli incontri, delle discussioni, di cosa fare l'indomani, del prezzo dei limoni, generalmente però, nellle serate normali, alle 21-21.30 al massimo 'agnieddu e sucu e finiu u vattiu' e si andava a letto.

La vampa veniva pertanto ad animare serate tranquille, diciamo pure noiose, anche se ancora non lo sapevamo.

altLa suggestione della vampa è sempre forte, tantè che ieri sera erano ben oltre cinquemila i bagheresi che hanno assistito e partecipato al rito laico della vampa, in contrada Monaco prima e in via Ariosto dopo.

In entrambi i casi la benedizione della 'vampa': di qua padre Francesco Stabile, della parrocchia di San Giovanni Bosco, di là le parola di padre Tindaro, della parrocchia di Sant'Antonio, qualche botto di gioco di fuoco, quindi l'accensione della vampa, il vicesindaco Massimo Mineo che fa una rapida apparizione in contrada Monaco, il sindaco Vincenzo Lo Meo che accende il fuoco in via Ariosto.

Poi il solito spettacolo sempre uguale e sempre diverso  delle lingue di fuoco che sembrano voler prendere il volo, del crepitio della legna che brucia, dello scintillio  delle fiamme che sembrano volere divorare se stesse, con sullo sfondo la luna.

E con San Giuseppe arriva la primavera: lo sarà anche per la nostra comunità ?

Chiare, fresche e dolci acque....i versi del Canzoniere del Petrarca ben si potrebbero adattare alle acque delle sorgenti della Milicia che stanno dando vita ad un piccolo miracolo economico nel territorio altavillese.

Da tempo abbiamo riportato nel nostro giornale la presenza nel nostro territorio di una serie di piccole medie aziende sane del settore agroalimentare, dalle aziende di acciughe salate di Aspra,  che hanno raggiunto traguardi impensabili,  anche solo dieci anni fa, in termini di quantità e qualità, alle attività di commercializzazione di prodotti agricoli biologici, alla produzione di pasta e di vino, il pastifico Tomasello, la Vini Corvo, l'azienda storica dei Salaparuta fondata appunto da Giuseppe Alliata di Villafranca, principe di Salaparuta.

Oggi è la volta di una azienda giovane, che in breve periodo ha raggiunto volumi di fatturato estremamente interessanti e che può agire da volano per inizative imprenditoriali dell'indotto.

Parliamo dello stabilimento dell'Acqua Milicia: siamo andati ad intervistare alcuni dei protagonisti di questa vicenda economica che fa onore al nostro territorio.

Nino Pecoraro, è l'amministratore, ed è a lui che chiediamo di parlarci  un po' di questa realtà.

"Parliamo di un'azienda che quest'anno festeggerà il decennale della sua attività. Un'azienda che in questo decennio è cresciuta in maniera esponenziale. Il nostro orgoglio, il nostro fiore all'occhiello  è il lancio proprio in questi giorni del nuovo prodotto: acqua Sabrinella, oligominerale. E' il prodotto che ci mancava.

Avete cominciato quindi  appena  dieci anni fa...

" Con non poche difficoltà. Poi, nel tempo la nostra politica aziendale è risultata vincente, quella che intendeva puntare sul prodotto low cost, alla portata di tutti, che è riuscito ad imporsi sul mercato grazie alla sua gradevolezza e qualità"

A quali sorgenti attingete?

"Attingiamo acqua da tre sorgenti, che scaturiscono  a poca distanza dallo stabilimento: una che è minerale, una idonea per il consumo umano, e l'ultima , quella appunto dell'acqua Sabrinella, che è oligominerale", e che va ad occupare una fascia di mercato molto appetibile, soprattutto quello degli Hotel e della ristorazione. Si piazzerà in un segmento medio-alto, come prodotto. Perchè lo merita in realtà"

I vostri marchi?

La Fonte che è anche il nome dell'azienda, poi Vivizia, Milicia ed ovviamente l'ultima nata Sabrinella

Dove esercitate il grosso del vostro mercato?

"Principalmente nell'intera Sicilia con qualche escursione in Calabria, lavoriamo con le grandi catene alimentari della grande distribuzione. Pensiamo di crescere e di ampliare i nostri mercati.

Guardate con molta fiducia in avanti; cosa vi spinge all'ottimismo?

"Vogliamo crescere e ci crediamo. Anche se siamo consapevoli della crisi che investe tutto il territorio nazionale, per non dire mondiale. Avanziamo con cautela. I risultati che abbiamo ottenuto sono stati frutto di un lavoro di squadra in cui tutti hanno contribuito. Noi vorremmo ingrandirci senza perdere prò questa connotazione di azienda ..."

Ci credete talmente che state pensando di realizzare un'altro stabilimento....

"Si, abbiamo presentato un grosso progetto, speriamo possa andare a buon fine. Prevederà una linea di produzione di notevole capacità"

Quante bottiglie d'acqua producete al giorno?

"Consideri che nel 2013 abbiamo fatto circa 110 milioni di bottiglie. Per il quarto anno consecutivo siamo i primi nel sud Italia come volumi di produzione; spesso lavoriamo h24 per far fronte agli ordinativi, ogni giorni in media carichiamo una quarantina di autotreni"

Lei sostiene che se ci fosse spirito imprenditoriale si potrebbero creare tutta una serie di attività nell'indotto

"Sì è vero: purtroppo mancano gli stimoli, a cominciare dai trasporti, noi ci avvaliamo di aziende che sono tutte di fuori.

Mancano i riferimenti produttivi nel territorio locale: così è per i tappi, così è per la plastica, così  è per tutta una serie di prodotti o servizi che potrebbero contribuire a dare sviluppo alla nostra zona. Trasporto, distribuzione, etichette adesive, ecc.. in effetti mettiamo in moto risorse importanti,  anche perchè il prodotto finito è composto da semilavorati: etichette, tappi, film estensibile termoretraibile...

In azienda abbiamo oltre 40 dipendenti fissi. Poi l'indotto che coinvolge più o meno direttamente  almeno altre 300 persone. Si potrebbe pensare alla costituzione di cooperative, ma ad oggi non c'è n'è alcun sentore"

altAbbiamo chiesto qualcosa anche agli altri protagonisti di questo piccolo miracolo, a partire da Giuseppe Pecoraro, il fondatore dell'azienda.

Come nasce l'idea di imbottigliare l'acqua delle sorgenti?

" Io ho fatto per tanti anni l'imprenditore edile. Circa 30 anni fa con mia moglie, che di cognome fa Bucaro, abbiamo fatto dei pozzi in alcuni suoi giardini. Abbiamo trovato un po' d'acqua e quindi attivato una distribuzione nei villini circostanti. Poi, circa 15 anni fa a mio figlio è venuta l'idea di costruire questa ditta. Oggi, grazie a Dio, stiamo lavorando bene. Riusciamo a pagare tutti i fornitori puntualmente e a dare lavoro a  tante persone"

Il Direttore commerciale Marcello Turrisi

 Quali sono i segreti, se ci sono, del successo di questa azienda?

" La presenza costante della famiglia Pecoraro in toto: a partre dal papà, i figli, i generi. Sono presenti quotidianamente. Dalle otto di mattina fino alle otto di sera. Questo ci aiuta a contrastare la concorrenza dei grandi fornitori nazionali ed internazionali. Questo ci permette di velocizzare le decisioni che sono importanti. Ci permette di dare risposte immediate ai nostri clienti.

Di conseguenza ciò ci permette di incrementare la vendita. Noi nell'arco di dieci minuti ci diamo le risposte che ci servono, perchè basta guardarci negli occhi col signor Pecoraro e i figli che riusciamo a trovare soluzioni

Però crescendo si porranno i problemi tipici di una grande azienda

"Noi vogliamo crescere ma avere sempre una gestione familiare. Non vogliamo avere quella burocrazia che serve solo a far lievitare i costi. Questo ci permette di essere competitivi"

alt Vincenzo D'Ugo, responsabile del laboratorio analisi, chiediamo invece dei controlli di qualità sui processi produttivi

"L'azienda la Fonte produce due tipi di acque. La prima è la minerale naturale. L'altro tipo è un acqua per il consumo umano. La prima è un'acqua che si contraddistingue per la sua purezza all'origine. Le acque per il consumo umano possono essere anche imbottigliate. Nel nostro caso, l'acqua per il consumo umano sgorga da una sorgente profonda e quindi protetta.

 Per garantire un prodotto di qualità e salubre, la nostra azienda si è dotata fin dall'inizio di un laboratorio interno, grazie all'aiuto del professore Cimino dell'università di Messina, che ci segue. Il laboratorio è suddivio in due aree. Un'area dove vengono effettuati i controlli microbiologici, e un'altra area dove vengono misurati i parametri fisico- chimici delle nostre acque. I controlli alla produzione vengono effettuati su ogni lotto prodotto ed essendo in regime di autocontrollo prima di dare il via alla commercializzazione attendiamo i risultati delle analisi

Ci dia qualche numero

All'anno eseguiamo circa 10.000 analisi microbiologiche e chimico-fisiche, e nell'ottica della assoluta garanzia di sicurezza del prodotto per il consumatore ci siamo dotati di apparecchiature all'avanguardia: ad esempio, l'azienda ha acquistato un cromatografo ionico che permette di avere in tempi brevi un'analisi completa dell'acqua. 

Coltiviamo anche una vocazione ambientalistica che  ha indotto  l'azienda ad installare un impianto fotovoltaico per fronteggiare il nostro consumo di energia: sulle coperture della fabbrica ci sono più di 2500 pannelli fotovoltaici che sviluppano una potenza nominale di circa 600 kwatt di picco. questo ci ha permesso di produrre energia pulita di circa 1000 megawatt-ore, che rappresenta il 7-8% del nostro fabbisogno e  cio' ha consentito di ridurre in maniera consistente anche le emissioni di anidride carbonica.

Angelo Gargano

 

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