Attualità

Grande attesa per l’evento “Light up!” di Domenica 7 giugno, organizzato dal Lions Club di Bagheria con il patrocinio del Comune di Bagheria, dedicato ad adulti e ragazzi nell’ambito del ciclo “Noi & Voi… gli incontri dei Lions con la Cittadinanza”. “Light up!” è un evento sulla LUCE che mira ad accrescere in tutti noi la consapevolezza dell’importanza di questo bene “immateriale” dell’umanità. 

Domenica 7 giugno il Lions Club di Bagheria dedicherà un pomeriggio a questo tema insieme ad Università di Palermo, all’ INAF – Istituto Nazionale Astrofisica, e all’ Osservatorio Astronomico di Palermo.

L’iniziativa prende spunto e si inerisce tra i tantissimi eventi che nel mondo stanno avendo luogo sullo sfondo della avvenuta proclamazione da parte dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite del “2015 Anno internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce (IYL 2015)”. IYL2015 (International Year of Light 2015) è un’iniziativa globale che vede UNESCO ente capofila delle attività di promozione volte a sviluppare, in ambito pubblico e politico, il tema degli studi sulla luce e dell’utilizzo delle tecnologie ottiche quali strumenti per il miglioramento della qualità della vita, la riduzione dello spreco di energia, il contributo alle sfide mondiali in materia di istruzione, agricoltura, comunicazioni e salute.

Dalle ore 19 in poi a Bagheria, a Villa San Cataldo, mentre i più grandi potranno ascoltare alcuni interessantissimi interventi di studiosi sul tema, in contemporanea alcuni studenti della Facoltà di Fisica e personale dell’Osservatorio Astronomico di Palermo intratterranno, con giochi e piccoli esperimenti sulla luce, bambini e ragazzi (a partire dai 6 anni di età) con i laboratori “astrokids” che per l’occasione saranno allestiti negli spazi antistanti Villa San Cataldo.

E non appena farà buio, tutti potranno osservare alcune stelle, guidati dagli astronomi dell’INAF, attraverso i telescopi astronomici che saranno trasferiti domenica, per l’occasione, a Villa San Cataldo di Bagheria dall’Osservatorio Astronomico di Palermo!

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Se fosse ancora con noi il prossimo mese di gennaio compirebbe 60 anni, ma la morte ce lo portò via il 6 giugno del 1980, esattamente 35 anni fa, mentre 'faceva il soldato' da bersagliere in una caserma di Persano, frazione di Serre (SA). Parliamo di Girolamo Scaduto, Mimmo o Mommino per gli amici, al tempo 25 anni, da poco laureato in legge, che, come allora era d'obbligo, era andato ad assolvere il servizio militare.

Non solo per molti di noi amici di Mommino o semplici conoscenti, ma per la comunità tutta bagherese fu quella una tragedia collettiva della quale ancora oggi, a distanza di 35 anni, non riusciamo a trovare ragionevole spiegazione, anche se il tempo induce alla rassegnazione: vivemmo, molti di noi per la prima volta, la cognizione del dolore.

Una morte improvvisa troncò un giovane brillante, sportivo, forte, ma che era soprattutto la quintessenza di quella che  ieri come oggi viene definita la voglia di vivere: quando la notizia si cominciò a diffondere, nel primo pomeriggio del 6 giugno 1980, una calda vigilia elettorale ( si voterà per le elezioni provinciali il 10 giugno successivo), fu peggio che un colpo di maglio.

Mommino, il nostro amico carissimo, quella forza della natura, quella sorgente inesauribile di energia, l'amico delle lunghe passeggiate, a piedi nel corso o in auto, l'amico delle cantate di canzoni leggere e politiche, l'amico di tante sfide a calcio balilla, di nuoto o di corsa, era morto. Lì per lì, erano ancora i tempi del terrrorismo, i tempi della dura contrapposizione tra  rossi e neri, pensammo a qualcosa che poteva essere accaduto in caserma; ma poi dovemmo arrenderci all'evidenza.

Era morto all'improvviso, nessuna causa traumatica; semplicemente la sua fibra aveva ceduto.

Nella serata dello stesso giorno partimmo per Persano, due auto con otto persone, mentre il padre di Mommino, don Peppino Scaduto,  con un amico di famiglia presero il treno; il dolore ci spingeva  a fare qualcosa, ad andare lì per vedere con i nostri occhi i luoghi in cui si era consumata la tragedia, per cercare di capire i perchè di quella morte, per essergli fisicamente vicini: viaggiammo tutta la notte arrivando all'alba a Serre e poi in caserma.

Ci ricongiungemmo davanti la caserma dei bersaglieri con il padre di Mommino, piccolo proprietario, uomo apparentemente  duro e di carattere, (era stato campiere nel girato di Sperlinga), che ci apostrofò con una frase che da sola ci diede la dimensione del dramma "Amunì iamu a viriri chi cumminò stu sdisonuratellu' . 

Il padre, rifiutando di accettare la terribile verità, aveva innescato un processo di distorsione del tragico evento che aveva colpito la sua famiglia, e si rifugiava nella disperata speranza  che si fosse trattato di una marachella cui da ragazzino il figlio lo aveva abituato, e che, magari con un duro rimprovero si sarebbe chiarita; non riusciva ancora, e non riuscì mai, ad accettare e comprendere la dimensione del dramma.

Non riuscimmo a vedere neanche  Mommino morto, era in corso l'autopsia, e dell'amico carissimo ci rimase solo il racconto di un suo commilitone di Caccamo: "Avevamo comprato un panino allo spaccio - ci raccontò questo ragazzo - e ci stavamo avviando verso l'Ufficio postale della caserma per cambiare un vaglia che Mimmo aveva ricevuto da casa; all'improvviso  si fermò, mi disse che si sentiva male, si sedette per terra e non si rialzò più".

Tutto quà per un ragazzo che era una vera  e propria forza della natura; cresciuto nel quartiere di piazza Indipendenza, a cucina economica, lui abitava in via Goethe, caratterino ribelle, partecipava con gusto alle pitruliate che un tempo contrapponevano i ragazzi della varie bande di quartiere; abituato dal padre, come un tempo avveniva per tutti noi, a lavorare d'estate in campagna a fare i lavori più umili e faticosi, carriari cartiddruni, abbruciari ligna ri rimunna, anche zappare se era necessario; e poi, il pomeriggio e la sera, a parte la pausa per la cena, sempre con gli amici e i compagni, a passeggiare, a parlare, al cinema, a mangiare una pizza.

Il funerale  vide una partecipazione di popolo con centinaia e centinaia di giovani e adulti che piangevano senza ritegno, e fu uno di quei momenti che ti segnano la vita. 

Noi lo conoscemmo ancora ragazzino, quando a 14 -15 anni, intorno agli anni '70 allorchè  Bagheria come l'intera Italia, fu fucina di fermenti e di lotte, Mommino entra dapprima nel Movimento studentesco del Liceo Classico 'Francesco Scaduto' , allora uno dei più vivaci del territorio, poi si avvicina, assieme ad altri coetanei giovanissimi, al Collettivo comunista Carlo Marx.

Mimmo Scaduto era un personaggio: quando mi torna in mente, e capita ancora spesso, perchè dieci, cento, mille sono i luoghi, le persone, le battute, le circostanze che ce lo riportano alla memoria, ripensiamo sempre alla canzone di Renato Carosone, 'O sarracino':  Tene 'e capille ricce ricce,/ Ll'uocchie 'e brigante e 'o sole 'nfaccia,/ Ogne figliola s'appiccia si 'o vede 'e passá,/Na sigaretta 'mmocca,/ Na mana dint a sacca/  e se ne va, smargiasso, pe' tutt a cittá/, o sarracinu/, o sarracinu/, è bello e facce è bello e core/ sape fá 'ammore,/ 'è malandrino, è tentatore,/ si 'o guardate ve fa 'nnammurá/ ; piaceva molto alle ragazze, però non era smargiasso  Mommino, ma un pò attaccabrighe sì, pronto subito a scaldarsi nelle contrapposizioni con gli avversari politici, ed era di quelli che per dirla tutta non si faceva mettere da nessuno a sputazza 'nto nasu

altMa Mumminu era anche bravo a scuola e non si capiva come, visto che appena consumato il pranzo, con la sigaretta appiccicata in bocca  e con la sua fedelissima vespa, andava a piazzarsi da Giummo, al bigliardino: la solita partitella al flipper, e quell'attesa per far trascorrere il tempo che non lo deludeva mai: "Facemunni na partita o bigliardinu"; "Mummì nni amu a fari un giro i litoranea ? " ;   "Mummì m'accumpagni 'mPaliermu? "; "Mummì staiu iennu a Cefalù, ci vieni ?"; "Mummì amunì facemuni na caminata" ; "Mummì rumani vaiu a Favignana, chi fa t'arruolli " ? e Mumminu c'era per tutti e non se lo faceva ripetere mai due volte.

Mumminu gettava solo uno sguardo dentro il bigliardino "Giummu racci na taliata a vespa" e, solo con qualche spicciolo in tasca, si andava a zonzo in auto, a guardare il mare, a fare il filo alle ragazze, a prendere un caffè, a parlare per ore di politica, a cantare soprattutto, in una passione che ci accomunava, (eravamo sono noi due a conoscere a memoria le parole di centinaia e centinaia di canzoni) e che ci consentiva di spaziare dalle popolari canzoni politiche Bella Ciao, l'Internazionale, Addio Lugano bella, alla più raffinate Contessa, alle struggenti note del comandante Che Guevara 'Aprendimos a quiererte desde la historica altura...' sino a Rosa Balistreri e Cicciu Busacca, senza disdegnare Mina, Ornella Vanoni, Lucio Battisti, Celentano, Morandi, Beatles, Pooh e compagnia cantante, ed è proprio il caso di dirlo.

 Mummnu c'era sempre,  era una granitica certezza, era affettuoso, non ti lasciava mai solo: sembrava un perditempo ma i risultati a scuola, ed il Liceo classico di un tempo era più impegnativo di adesso lo premiavano, chissà quando riusciva a trovare i tempi per studiare. 

Gli sono personalmente debitore di serate e passeggiate indimenticabili; con Mommino potevi trascorrerci una intera giornata, come accadeva quando mi accompagnava nei miei itinerari di lavoro, e non ti annoiavi mai.

Poi l'Università, la laurea in legge in quattro anni e con voti brillanti, inevitabilmente lo incontravo di meno, ma era sempre lo stesso, e l'ultima volta che ci vedemmo davanti l'edicola di piazza Palagonìa, mi espresse le sue perplessità su come stesse evolvendo in senso riformista il partito comunista, e mi preannuciò la sua partenza per il servizio militare. Restava sempre un ribelle.

Sino a quel giorno del 6 giugno 1980 quando il suo cuore forte e generoso si è fermato per sempre.

Potrei pescare dalla bisaccia troppo pesante dei ricordi una miriade di episodi che lo descrivono al meglio, ma mi piace ricordarne solo due: partecipammo, con noi c'erano anche Pino Fricano e Peppino Gumina, ad un convegno di Avanguardia Operaia a Milano, credo nel 1973, periodo in cui in questi movimenti era all'ordine del giorno la lotta armata ai capitalisti e allo Stato borghese: noi, cultura politica contadina,  abituati a tenere i piedi ben saldi per terra, adusi a vivere a contatto con problemi molto concreti, dopo un paio d'ore di congresso capimmo l'antifona, e quatti quatti  ci trasformammo in pacifici turisti a spasso per Milano. Tornammo solo al momento del voto delle mozioni schierandoci ovviamente con i moderati ( si fa per dire).

Ed ancora la Festa di S.Giuseppe del 1976: trascorremmo una intera serata insieme seduti ai tavolini di Don Gino in piazza Palagonìa; i miei pari età, i miei vecchi compagni di classe (1946) erano ormai tutti sposati e qualcuno con figli. Non me lo disse chiaramente, Mommino, ma con molto tatto e intelligenza me lo fece solo capire, che era arrivato anche per me il momento e l'età  di fare scelte di vita più consapevoli e mature. 

Gli debbo anche questo. Seguii il suo suggerimento implicito però comprensibile, e quando se ne andò quel maledetto 6 giugno del 1980, io ero alla vigilia di diventare per la prima volta padre.

Angelo Gargano

I familiari e gli amici di Mimmo Scaduto lo ricorderemo sabato 6 giugno con una messa che verrà celebrata da Padre Francesco Michele Stabile alle ore 18.30 presso la Chiesa di S.Giovanni Bosco ( prol. Via Dante)

 

La IV edizione dell'Infiorata, detta del Corpus Domini, perchè si svolgerà nei giorni del 6-7 giugno, ed il cui allestimento è stato affidato alla Parrocchia della Anime Sante di padre Massimiliano Purpura che ha curato le ultimi due edizioni ed alla Congregazione del SS. Sacramento, la cui Superiora Piera Provenzano si sta prodigando senza sosta, perchè l'iniziativa abbia il successo sperato.

La prima edizione dell'Infiorata bagherese si svolse in piazza Madrice, e coinvolse la Parrocchia della Chiesa Madre, ed il suo parroco padre Giovanni La Mendola; le due edizioni successive invece i 'quadri' dell'Infiorata che avevano come soggetto la Madonna Immacolata si svolsero in via Senatore Durante, la stradina che si diparte proprio dalla piazzetta Cirincione detta delle Anime Sante.

L'infiorata negli anni trascorsi ha avuto un grosso successo, ha incontrato il favore del pubblico, e sabato e domenica prossimi si prepara a fare il gran salto in corso Umberto, dove dovrebbero essere ben quindici i quadri di 3 metri per 4, ispirati sia ai motivi religiosi del Corpus Domini che a motivi laici.

Anche se tecnicamente il coordinamento dell'Infiorata verrà seguito da chi ha maturato già una esperienza, essendo il Corpus Domini una festività religiosa che coinvolge tutte le parrocchie bagheresi, stavolta saranno i fedeli, i volontari, le gerarchie e le congregazioni di tutte le parrocchie che dovranno contribuire alla realizzazione di un obiettivo che sarà enormemente più complesso rispetto al passato.

L'amministrazione comunale curerà alcuni aspetti logistici, e tra questi, la vigilanza notturna che sarà probabilmente gestita dalla Protezione civile, ma lo ripetiamo, è dalla sinergìa e dal contributo di tutti che si potranno otttenere quei risultati che potranno essere messi a frutto negli anni successivi, facendo diventare l'Infiorata del Corpus Domini di Bagheria, un vero e proprio evento territoriale. 

Certo occorrerà trovare una alternativa per la tradizionale processione, in assoluto una delle più partecipate a Bagheria, ma in qualche modo una soluzione verrà trovata.

Anche perchè l'Infiorata in corso Umberto potrebbe rappresentare una attrattiva per l'intero territorio e per migliaia di visitatori.

La settimana successiva saranno invece una serie di attività commerciali di corso Umberto soprattutto a mettere in campo per tre giorni 'La Fiera del gusto', stand gastronomici combinati con attività di intrattenimento con i negozi che resteranno aperti sino a mezzanotte.

L'amministrazione attraverso gli assessor Rosanna Balistreri e Alessandro Tomasello è riuscita a coinvolgere tutte le attività di ristorazione del corso in vista di questa tre giorni che vedrà il cibo di strada bagherese, ma non solo quello, protagonista indiscusso.

In Italia pare che la congiuntura economica stia cambiando di segno ed anche l'economia di Bagheria cerca di ripartire dopo gli anni di crisi.

Angelo Gargano

 

Nel sorriso e nella gioia ingenua e spontanea di questi ragazzi rivive per i familiari, gli amici, gli insegnanti che lo hanno conosciuto il sorriso e la voglia di vivere di Gioacchino, che un destino crudele strappò prematuramente alla vita ed a quanti lo amavano.

E' ormai tradizione ritrovarsi, e sono come sempre centinaia, con i ragazzi delle scuole bagheresi e delle scuole ospiti, quest'anno c'è la Danilo Dolci di Brancaccio, con il Liceo Classico 'F.Scaduto', referente territoriale per il C.T.R.H.. con la dirigente Giuseppa Muscato in prima fila, e con quasi tutte le altre realtà scolastiche bagheresi, dal Liceo scientifico 'G.D'Alessandro', alla primaria del 'Pirandello', alla media  'Buttitta', ecc...  

Ma la giornata è un momento di vera e propria sinergia di sforzi e di solidarietà vera  e militante: tutt, nessuno escluso, singoli, scuole, associazioni e istituzioni, dall'Associazione 'Sostegno Docet' di Gianmatteo Lo Piparo, con la sua inesauribile pazienza e il suo eterno sorriso, al Corpo Forestale, che con i suoi uomini aiuta questi ragazzi a scoprire ed amare uno dei luoghi più belli e straordinari del nostro territorio, alle insegnanti e agli insegnanti delle scuole presenti, alle assistenti dei ragazzi diversabili, ai genitori e ai familiari di Gioacchino, che nel volto, nella gioia e nel sorriso di questi ragazzi, ritrovano il sorriso del loro ragazzo.

Ormai il Memorial è arrivato alla X Edizione, e si colloca come un momento centrale nel percorso che la società nelle sue varie espressioni ha il dovere di compiere per dare una mano a chi è stato meno fortunato.

Come sempre prima le escursioni su Cozzo San Pietro con i panorami mozzafiato sul mare di Aspra e sul golfo di Palermo, con la pazienza degli uomini della Forestale a spiegare nomi di piante ed essenze ed alla fine nella gioiosa cornice allietata dalla chitarra di Francesco Poalo Martorana e della sua band, la tradizionale abbuffata di panini con panelle, arancine mignon, pasta a forno e quant'altro. 

Quest'anno anche il dolce per ricordare la strada che ci separa da Gioacchino, e tanta altra strada ancora da fare per costruire una società più giusta e solidale.

Angelo Gargano

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