Qualche giorno fa, abbiamo pubblicato la notizia ripresa dal sito ufficiale del comune di Bagheria, che il sindaco Patrizio Cinque, ha firmato 'un atto di indirizzo' con cui ha concesso all’associazione antimafia ed antiracket “Libero Futuro”, l’uso temporaneo ( tre mesi) dell’immobile confiscato alla criminalità organizzata di via Massimo D’Azeglio 50, piano terra.
La giustificazione di questo 'atto di indirizzo' la troviamo a conclusione del comunicato dove in una dichiarazione attribuita al sindaco si dice che 'l’amministrazione comunale intende promuovere tutte le iniziative atte a contrastare i clan mafiosi bagheresi – dice il sindaco di Bagheria, Patrizio Cinque - Vogliamo dare pieno supporto a tutte le imprese che si ribellano alla mafia'.
Confessiamo che una spiegazione così sintetica e sommaria non ci convince e spieghiamo perchè.
Nessun dubbio sulla sincera volontà dell'attuale sindaco di volere combattere il fenomeno mafioso, ma ci siamo chiesti qualche settimana fa, come mai di fronte agli episodi intimidatori verificatisi negli ultimi mesi a Bagheria e dintorni, ai danni di alcune attività commerciali, non si sia ritenuto utile ed opportuno, nè da parte del sindaco, nè da parte dell'assessore alle Attività produttive, nè da parte della giunta complessivamente, nè a dire il vero da parte di alcun rappresentante a qualsiasi titolo delle istituzioni, di spendere due parole di solidarietà nei confronti di quei commercianti esposti al pizzo e all'usura?
Lo diciamo senza tanti giri di parole: non convince l'dea che la lotta antimafia si faccia 'regalando' per tre mesi i locali ad una associazione, sia pure benemerita.
Ci siamo convinti invece che il sindaco di Bagheria in questa circostanza abbia commesso un grave errore sia nel metodo che nel merito.
Innanzitutto va ricordato che il consiglio comunale di Bagheria proprio per disciplinare la materia dell'affidamento di questi beni e sottrarla all'arbitrio, oggi di Patrizio Cinque e domani magari di un altro sindaco, da tempo si è dotata di un regolamento in base al quale per concedere beni confiscati si debba procedere ad un 'bando' tra i soggetti richiedenti.
Sono infatti tante a Bagheria le associazioni che si occupano di assistenza e solidarietà non solo ai disabili, ma a quanti vivono un disagio sociale, o a vittime di violenze di varia natura e tra questi anche bambini che grazie all'abnegazione di tante persone, vivono nelle case protette un'infanzia che in qualche modo può essere definita normale ed in cui possono sperare di costruire un futuro migliore.
Ci sono poi una miriade di associazioni culturali, di enti benemeriti, di gente che svolge un ruolo concreto, proficuo e visibile nella nostra società, scontrandosi con mille difficoltà e che ambirebbero pure esse a poter disporre di un immobile sottratto alla mafia.
Il bando per la concessione, discusso e approvato dal consiglio comunale, rispondeva e risponde all'esigenza di 'pesare' l'urgenza, la qualità, la valenza sociale del lavoro svolto da queste associazioni ed in base ad una griglia di requisiti potere stabilire le priorità e le gradualità.
'Libero Futuro' quindi, partecipi assieme alle altre associazioni, che perseguono anche le stesse finalità, (e ce ne somo tante), al bando del comune e, se ne avrà titolo, potrà avere assegnato il bene confiscato. Questa corsia preferenziale è assolutamente incomprensibile e inaccettabile, perchè conseguente ad una scelta arbitraria e illegittima.
Ma non solo associazioni, se appena riflettiamo sul fatto che servizi territoriali di straordinaria importanza per il cittadino sono stati chiusi, dal Tribunale alla Serit, e che incombe il rischio che nei prossimi mesi ci 'salutino' anche l'Agenzia delle Entrate, la sezione territoriale dell'INPS e il CRA, il centro di ricerche agricole, che con tanti terreni confiscati e abbandonati, non sarebbe poi impossibile trattenere a Bagheria.
Ma non è finita: ancora oggi ci sono interi settori del comune, scuole e uffici, il corpo di Polizia Municipale in primis, che occupano locali di privati che ci costano di affitto un occhio della testa. In un'ottica di risparmio, non potrebbe essere più utile destinare l'immobile di via Massimo D'azeglio, per esempio, come sede della Polizia Municipale ?
La strada scelta con la concessione diretta motu proprio è puro e semplice arbitrio.
Non solo ma c'è un'altro aspetto da non sottovalutare: a Bagheria sono esistiti sportelli di enti e di associazioni antiracket e antiusura da almeno dieci anni a questa parte; ebbene che noi si sappia non esiste un solo caso di un commerciante o di un imprenditore che per iniziare la propria collaborazione con le forze di polizia e denunciare i propri aguzzini abbia seguito la strada dello sportello e di recarsi presso le Associazioni antiracket.
Ci smentiscano, se possono, quanti in questi anni con risorse pubbliche e utilizzando spesso locali comunali o di consorzi partecipati (Metropoli est) hanno gestito questi centri o sportelli di ascolto e di denuncia.
Chi conosce appena appena le cose, sa che chi è taglieggiato ed intende collaborare non lo fa certo nel proprio paese dove tutti, anche le pietre lo conoscono: spesso si reca presso le caserme dei vicini comuni e nella stragrande maggioranza dei casi va direttamente presso il Nucleo provinciale investigativo dove si sente più protetto e sa di potere trovare la massima copertura e discrezione, o quando si trova in determinate circostanze si rivolge direttamente al magistrato che gli sta rivolgendo le contestazioni per avere consiglio.
Non crediamo che una concessione di un immobile per tre mesi a 'Libero Futuro' o a chicchessia smuoverebbe anche di una sola virgola questa situazione.
Per questo suggeriamo al sindaco o di dare una spiegazione più argomentata e convincente o di ripensare questa scelta e di seguire la via maestra del rispetto delle norme e dei regolamenti.
Patrizio Cinque sta facendo sinora cose buone ed egregie sul tema dei rifuti, sulla riduzione dei costi della politica che sfiora il 50% in meno rispetto alle precedenti amministrazioni, del tentativo di riorganizzazione della macchina comunale e della lotta agli sprechi e del ripianamento del debito, non si consideri però 'legibus solutus' perchè prima o poi potrebbe arrivare qualcuno a ricordargli che di fronte alla legge siamo tutti uguali.
Angelo Gargano